Il lupo di Gubbio

48 3 40
                                    

Non so perché o come si nasca lupi

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Non so perché o come si nasca lupi.

Forse da un ringhio del capo, dal richiamo irresistibile e suadente dell'accoppiamento, dall'istinto alla riproduzione con una progenie pelosa e piagnucolante, che preserverà la specie e manterrà integro e unito il branco nelle stagioni a venire. Forse nasci nel sangue, tra le leccate raspose di tua madre, le testate alla cieca coi tuoi fratelli. Forse nasci per mero desiderio.

Non so neanche come si cresca, in effetti. Succede. È la natura. O cresci o perisci. O servi o sei rinnegato. E se il branco ti scarta la tua esistenza più non vanta un senso. Sei significante nel branco. Con il branco. Per il branco.

Sussistere da solo non ti è consentito.

I lupi sono animali gregari, sociali. Si raccolgono in branchi, in raggruppamenti simili a milizie, a eserciti umani, armati di zanne e artigli e peli.

Succede che tu cresca, pigiato alle mammelle rosee della tua genitrice, pulito a ruvide carezze e umide nasate. Ti accalchi, sgominando i tuoi fratelli. Prevaricando sul più debole. Succhi latte e la spietata legge del vincitore. Lotta per sopravvivere o soccomberai. Tra zampate e peluria crespa e accapigliarsi di piccoli. Tra mordicchiate per giocherellare con tua madre o battute di caccia e conigli maciullati, penzolanti inermi tra le fauci di tuo padre. Tra l'ululato del capo, convocante i suoi fedeli sottoposti. Tra il nero sangue raggrumato sulla pelliccia, la voluttuosa stagione degli amori, dove gli odori ti rincitrulliscono, deviandoti tra montate e spinte e prove per impressionare la femmina, sorpassando il tuo rivale e conquistando il suo cuore, la sua fiducia, mentre il tempo asseconda le stagioni, il vento glaciale abbraccia l'inverno e le corse sfrenate sull'erba fresca attenuano il loro vigore, oramai fugaci ricordi di gioventù, distrazioni in cui presto si cimenteranno i tuoi cuccioli.

E allora i bisogni della tua famiglia, la fame dei tuoi figli, le volontà della tua compagna, stracciano qualsiasi altra necessità, sostituendosi al divertimento, alle ronde col branco, assurgendo a impellenti, immediate.

Esci e cacci, azzanni, uccidi, rimpinzi una vita decimandone altre.

Io non so come avvenga tutto questo.

Nessuno mi ha mai rimpinzato, gracile e piccino che ero, l'ultimo della cucciolata. Poco robusto, un fardello in eccesso, una bocca in più da sfamare. A differenza dei miei fratelli, che sfrecciavano agili tra le fronde selvatiche, io rallentavo il codazzo, ingombrante, debole. Mi sfamavo solo con gli avanzi delle loro abbuffate, se capitavano, elargite con compassione dalle femmine. Imparai ben presto a custodire come offerta preziosa tutto il commestibile che il bosco poteva celare.

Anfibi, rettili, uccelli, insetti, anche carogne putrefatte. La fame è avversa allo spreco. Crebbi arraggiandomi, sfruttando le occasioni che venivano.

Ma, un giorno, durante l'adolescenza, la solidarietà fraterna del branco s'infranse.

Mi tradirono.

Ero a caccia, nel sottobosco, e perlustravo la zona coi miei fratelli.

Mio tutto dimmi che in te Tutto troveròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora