"Tu non mi sentirai mai..... e poi mai.... dire che.... tu... sei qualcosa di diverso da una persona buona!" fece Sam guardando dritto negli occhi il maggiore, che lo sovrastava mentre lui, ancora sofferente per i colpi ricevuti, cercava di mettersi seduto sulle ginocchia. "Ma hai ragione. E prima che tu..... faccia del male a qualcun altro... devi essere fermato. A qualcuno costo..... Ho capito. Ti capisco!......Fallo!!" dice ancora guardando la soprannaturale presenza alle spalle di Dean.
Dean afferra con timore l'arma dalle mani di Morte e per quanto cerca di non mostrare sofferenza e angoscia per quello che deve fare, il suo sguardo mostra invece quello che lo sta distruggendo.
"Chiudi gli occhi. Sammy, chiudi gli occhi!" sembra quasi implorare, mentre le lacrime solcano il viso del giovane dei Winchester e i suoi occhi si riempiono di dolorosa dolcezza, perdono e anche comprensione."CUT!" è il grido di Phil Sgriccia, regista dell'episodio, che ferma la scena in quel punto ben preciso della storia. Subito dopo, assistenti vari e tecnici indaffarati iniziano di nuovo a muoversi come formiche operose per preparare la scena successiva.
Solo due persone restano ferme e immobili, esattamente nella stessa posizione.
Fermi, come se niente li toccasse.
Come se intorno a loro non ci fosse il caos che in effetti c'era.
Jared ancora in ginocchio, continua a fissare il collega, in piedi davanti a lui.
Jensen, fermo ad un passo, con la falce di scena ancora in mano, non riesce a staccare gli occhi da Jared e da quella sofferenza che ancora gli vede in volto.
Troppa sofferenza per essere solo una recita.
Jensen sembra non avere la forza di spostarsi. Continua a guardare il modo in cui Jared lo guarda.
Sa che non è più Dean. Sa che il CUT che hanno urlato significa "Smetti di essere Dean e torna ad essere Jensen!".
Sa che il ragazzo che sta a terra, di fronte a lui, non è più Sam, ma il suo migliore amico Jared, quella "palla di energia" che non smette mai di muoversi e creare confusione. Una meravigliosa confusione di cui, da anni ormai, non riesce più a fare a meno.
Ma quello che non riesce a capire è, perché Jared continua a piangere silenziosamente e a tremare.
A pochi metri da loro, Phil e il suo aiuto regista li osservano.
" Phil, ma che succede?, dovrebbero spostarsi e Jared dovrebbe sistemare il trucco per la scena successiva!" suggerisce.
Sgriccia li guarda ancora.
Lui sa. Lui ha capito che cosa sta succedendo ai due giovani attori.
Non risponde al collega, ma compie solo un semplice gesto. Si gira verso tutti quelli che ha attorno e con un cenno ben deciso, indica a tutti di sgombrare quel set. Non ha bisogno di fare o dire altro. O giustificare in qualche modo quella silenziosa richiesta di privacy.
Lavorano con Jared e Jensen da dieci anni e ormai sanno che quando accade qualcosa del genere, o all'uno o all'altro, i due, hanno bisogno di sostenersi a modo loro.
Hanno bisogno di tempo per riaccendersi, prima di spegnersi di nuovo.
Pochi minuti dopo quel tacito invito , i due attori, sono soli sul set. Ancora immobili.
Jensen per un attimo fissa l'arma di scena che ha tra le mani e un secondo dopo l'arma è a terra, abbandonata.
Allunga un braccio verso Jared. Gli tende una mano e cerca di tenerla ferma. Cerca di mostrarsi più sicuro di come in realtà si sente.
"Vieni! Ti tiro su io!" dice con un filo di voce, che non è più quello di Dean.
Jared ha fissato ogni suo movimento. La sua mente sembra stia ancora cercando di capire dove finisce Sam e dove deve iniziare Jared.
Poi sente la voce , quella voce che è di Jensen. Solo sua.
Si afferra con forza a quella mano tesa verso di lui e si tira su, lasciandosi tirare su!!
"Mi dispiace!" sussurra il più giovane. "Io...io non pensavo che sarei...che mi sarei...." mormora imbarazzato, ma Jensen lo ferma, mettendogli le mani sulle spalle e abbracciandolo subito dopo.
"Tranquillo!! È tutto ok!...sono cose che possono succedere nel nostro lavoro. Non so se sia una cosa buona o cattiva. Ma ...è tutto ok!" cerca di rassicurarlo, sentendo la forte tensione che ancora freme sul corpo del collega. Si allontana solo un po', riconquistando lo sguardo di Jared. "Ricordi?..successe anche a me, tempo fa. Quando Dean dice a Sam dell'Inferno. Ti ricordi che dopo aver finito quella scena, ho pianto come un disperato per cinque minuti e non riuscivo a smettere?" e cercava di riportargli quel ricordo sorridendo, così da alleggerire la situazione in cui era Jared. "Ricordi che nemmeno l'intervento di Michaels, quando mi ha raggiunto su quel viale, è servito!?"
"Sì, ...eri messo davvero male!" ricordò Jared. "Avrei voluto tanto starti vicino in quel momento come stai facendo tu con me adesso!" sembrò scusarsi.
"Ma non lo hai fatto. Non subito almeno. E non perché non hai voluto, ma solo perché mi conosci meglio di chiunque altro e sapevi che avevo bisogno solo buttare fuori tutto quello che di Dean mi era rimasto dentro!" disse sincero.
"Sì, è così. Io..io non ti avrei mai lasciato andare da solo su quella strada!"
"Lo so, amico, lo so. Ed è per questo che adesso io sono qui. Per ricambiare, perché so che tu ora hai bisogno di me, in questo modo. Quindi adesso mi dai retta e vieni con me al tuo caravan e spegni tutto, testa, telefonino, luce e.. ti riprendi un attimo. Al resto ci penso io, ok?" fece il maggiore mentre lo spingeva con gentile decisione verso il camper.
"Ma non abbiamo finito!" si lamentò Jared guardando il set che Jensen, sospingendolo, gli faceva lasciare alle spalle.
"Lascia fare a me, ho detto. Sei un alce testarda, Padalecki. Lascia che lo scoiattolo intelligente faccia il suo lavoro!!" scherzò felice di vedere un accenno di sorriso sul volto del giovane collega.
Quando entrarono nel camper di Jared, Jensen si assicurò che l'amico si mettesse comodo e che non avesse niente che potesse disturbarlo lì vicino. Gli spense il telefonino e lo mise fuori dalla sua portata.
"Ma ..." fu il tentativo di protesta del giovane.
"O così o te lo sequestro e me lo porto via!" fu la non tanto sottile minaccia. E poi divenne serio quando vide il volto del ragazzo rabbuiarsi improvvisamente.
Gli andò vicino e si sedette sul tavolino che stava davanti al piccolo sofà su cui Jared si era seduto. "Ok!, parla con me. Siamo soli, adesso. Vuoi dirmi che cosa è successo là fuori?!"
Jared fissò gli occhi, di nuovo lucidi, sul collega.
"Non ci sono riuscito!" fece dopo aver respirato profondamente come se avesse avuto bisogno di prendere coraggio.
"Non sei riuscito a fare cosa?!"
"Non ce l'ho fatta a smettere di soffrire come stava soffrendo Sam. Non sono riuscito a spegnere la disperazione che aveva nel perdere Dean, nel perdere te, cioè.....lui...io...insomma....Oddio!! lo vedi anche adesso io..io non..." cominciandosi ad agitare.
"Ok! Respira...con calma. Calmati! E' tutto ok!" fece il maggiore mettendogli le mani sulle spalle di nuovo contratte. "Te l'ho detto e tu lo sai. Può accadere una cosa del genere. Per la miseria, Jared!! Noi siamo quei due disperati per più di 16 ore al giorno, cinque giorni su sette, nove mesi all'anno. Potremmo quasi dire che siamo più Sam e Dean, che Jared e Jensen." convenne ironico. "Credo....credo che sia più che normale che ogni tanto il cervello non capisca più da che parte debba andare." sperando di essersi spiegato.
Jared lo guardava, ma soprattutto lo ascoltava. Ascoltava e faceva sua, ogni parola che l'amico gli stava dicendo, perché in fondo al cuore sapeva che Jensen aveva ragione e che gli diceva quelle cose solo per il suo bene. E allora riuscì a rilassarsi un po'. Perfino a scherzare.
"Stai dicendo che a volte , Sam, va a letto con mia moglie?!" domandò più disteso e sorridente.
"Beh! il fatto che Tom, quando finisce i miei orsetti gommosi, riesca ogni volta a fregarmi con gli occhi da cucciolo di Sam, la dice lunga!!!" ed entrambi risero a quel punto. "Ok! Stammi a sentire. Finiamo questo episodio, finiamo questa stagione e poi, amico, stacca la spina. Dimentica tutto e tutti per un po'. Le convention, le varie manifestazioni, la campagna benefica. Per un po' lascia che se ne occupino gli altri. Pensa a te. Alla tua salute. Se stai male tu, starà male la tua famiglia, i tuoi amici....starò male io." e sentì la sua voce incrinarsi dicendo quelle cose e gli occhi lucidi di Jared , che lo ascoltava rapito, non aiutavano la situazione.
"Non mi va di stare male, Jensen!" confessò in un sussurro.
"Lo so e a me non piace vederti stare male, come non piace a nessuno. Ma in questo periodo hai dato tanto, troppo...a tutti, e non puoi andare avanti così ancora per molto!!" lo ammonì amichevolmente e sorridendo al lieve annuire del giovane.
Gli diede una pacca amichevole sulla spalla e si alzò, pronto a lasciarlo riposare. "Riposati un po'. Vedo com'è la situazione lì fuori e poi vengo a chiamarti, ok?"
"Ok. Grazie, Jens!" fece mentre si distendeva sul divano.
"Ricambierai alla mia prossima crisi, d'accordo?!" scherzò.
"D'accordo!" fece e poi subito dopo lo richiamò. "Ehi? Jensen?"
"Che vuoi ancora?!" fece fintamente scocciato.
"Noi...noi siamo.... fratelli, vero?!" domandò , alzandosi e andandogli in contro e sorridendo della faccia sorpresa ma orgogliosa con cui Jensen lo stava guardando.
Jensen deglutì, contraendo la mascella forte. Ignorando il groppo in gola che gli fermò il fiato e il nodo che gli aveva stretto lo stomaco.
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J2. Semplicemente!
Short StoryJared non sta bene e Jensen gli sta vicino, come solo un vero amico è in grado di fare!!