L'incanto del ciliegio

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Fuori città si estendeva una foresta all'apparenza come tutte le altre. Ai limitari scorreva un fiumiciattolo costeggiato da alcuni ciliegi da poco in fiore. La primavera fece sbocciare in fiori e quel giorno ventoso li scosse fino a staccarne i petali di alcuni, che iniziarono a danzare tra gli alberi per poi ricadere sulla superficie dell'acqua.

Ad ammirare quella dolce nevicata di petali bianchi c'era uno spirito. Apparteneva ad un ragazzo sepolto sotto ad uno di quei ciliegi; viveva immerso nella tranquillità di quel luogo magico passando ore a osservare i movimenti delle nuvole galleggianti nel cielo e passeggiando accanto al corso d'acqua. Ascoltava il canto degli uccellini e vedeva volteggiare in aria coppie di colombe innamorate. Lo spirito era molto curioso, gli sarebbe piaciuto viaggiare per il mondo lasciandosi trasportare dalla corrente, ma le sue condizioni lo costringevano a rimanere lì. Sognava luoghi con panorami mozza fiato che venivano tinti dai tramonti estivi. Eppure la cosa che lo incuriosiva di più era quel dolce sentimento di cui aveva tanto sentito parlare.

Quel sentimento che univa in coppie gli animali che lo circondavano. Si domandava spesso come l'amore toccava persone e animali rendendoli felici e si chiedeva se nella sua vita passata avesse toccato pure lui. Purtroppo non aveva memoria di quello che aveva vissuto prima di risvegliarsi in quell'incantevole radura. Chissà se fu mai stato amato...

Quel giorno di fioritura spensierata, si interrogava per l'ennesima volta sulla faccenda, quando ad un tratto da dietro a un albero udì un crepitio di ramo schiacciato. Si voltò in quella direzione e immediatamente vide una meravigliosa ragazza vestita di un candido abito rosa, che lo fissava con i suoi occhi color della notte. Il vento le scompigliava i lunghi capelli castani. Era bella come un fiore. Lo spirito si avvicinò senza preoccuparsi poiché nessuno poteva vederlo, ma nel farlo notò che lei lo seguiva con lo sguardo. Lo spirito non seppe che fare; voleva conoscerla, voleva parlarle. Poi però da dietro le spalle una voce richiamò l'attenzione della ragazza; c'era un'altra fanciulla che camminava verso di loro, era nella stessa traiettoria dello spirito, perciò concluse che la ragazza dal vestito rosa non l'aveva visto. Con sua sorpresa provò delusione nel scoprirlo. Le due sembravano amiche, dopo un loro lungo abbraccio trotterellarono via. Gli occhi dello spirito la seguirono fino a scomparire e senza accorgersene fluttuò verso quel punto.

Il sole stava calando, quindi di lì a poco avrebbe potuto oltrepassare le linee confinanti della radura. Lui e gli altri spiriti e fantasmi della foresta avevano una legge da seguire: dal tramonto al sorgere del sole ognuno è libero di vagare ovunque voglia, a patto che ritorni ogni volta allo scadere del tempo.

La ragazza salutò l'amica e si incamminò verso casa ripensando al ragazzo che aveva spiato al frutteto. Le era parso dolce e affascinante, più di tutti i suoi pretendenti che la soffocavano di regali e complimenti. Passò tutta la sera in camera sua a leggere, anche se per finta, poiché i suoi pensieri si persero tra gli alberi di ciliegio. Immaginò di danzare tra i petali bianchi svolazzanti con il ragazzo misterioso, ma subito le venne la pelle d'oca al ricordo della sua amica che lo attraversava senza rendersene conto. Quello non era un ragazzo normale, era un fantasma.

Stanca di tenere in mano il libro che nemmeno stava leggendo, si mise sotto le coperte, spense la candela sul comò e chiuse gli occhi. Ci volle un po' per addormentarsi, infatti senza che lo spirito lo sapesse la ragazza avvertì una sensazione di freddo alla guancia e dietro l'orecchio, per poi cadere in un sonno profondo.

Lo spirito l'aveva seguita, perché non riusciva a staccarle gli occhi di dosso; così aspettò che si addormentasse prima di avvicinarsi. Quando si accostò al suo candido viso privo di preoccupazioni, non riuscì a contenersi dall'accarezzarle la guancia e a portarle dietro all'orecchio una ciocca castana. Lui però, a causa di quello che era, non seppe mai se la sua pelle era morbida e liscia come appariva. Subito dopo, lo spirito si accovacciò in aria e la osservò per tutta la notte.

All'alba, era già accasciato sul prato della radura a osservare le nuvole che si tingevano di rosa. La giornata la passò a deprimersi: non ha tatto per accarezzarla e rassicurarla, non ha olfatto per sentire il suo dolce profumo, non ha gusto per assaggiare le sue labbra carnose. L'unica sua consolazione o condanna era avere la vista per guardarla volteggiare con i suoi graziosi abiti e con il suo sorriso gioioso.

Per le due settimane successive, le loro vite si intrecciarono. Lei già dopo due giorni si accorse di essere seguita da lui, ma non disse nulla poiché sapeva che non le avrebbe potuto far del male e soprattutto perché lo vedeva sorridere con lei. Lui si sedeva al suo fianco, le camminava accanto e le dava il bacio della buona notte sulla fronte prima di andarsene.

Un giorno però cambiò tutto, perché a causa di uno dei tanti pretendenti lo spirito si accorse che lei lo riusciva a vedere nitidamente. Quest'uomo palesemente più grande di lei, l'aveva spaventata e cercò aiuto guardando negli occhi lo spirito, che di conseguenza con le sue abilità lo terrorizzò facendolo scappare. Da quel momento i due cominciarono a conoscersi passando del tempo insieme. Lei lo andava a trovare alla radura di giorno, dove osservavano uno a fianco all'altra le nuvole che correvano e dove condividevano storie e ricordi. Mentre lui, la accompagnava a casa dopo il tramonto.

I giorni passarono così in fretta da non rendersene conto, finché una sera lei si avvicinò e lo baciò. Lei percepì la solita frizzante sensazione di freddo, che provava quando lui le accarezzava la guancia o le provava a prendere la mano. Purtroppo lo spirito non sentì sulla come sempre, ma avvertì qualcosa sfarfallare dentro di sé. Quella fu l'unica notte che passarono assieme a parlare fino a che la ragazza non si addormentò. Intanto la osservava dormire, lo spirito capì finalmente di essersi innamorato di quella ragazza e dopo il suo bacio, aveva la certezza che anche lei lo fosse.

Dopo qualche attimo di felicità e gioia immensa, la consapevolezza che quel loro amore non poteva funzionare lo assalì. Provò emozioni contrastanti: voleva starle accanto tutta la vita per proteggerla e prendersene cura, ma allo stesso tempo  sapeva che non era giusto per lei. Aveva una vita davanti da vivere con persone... come lei... vive. Aveva diritto di provare cose che lui non poteva permettele di fare a causa del fatto che era... morto. Gli sembrò di avere le lacrime agli occhi, quando in realtà non era così. Lui era uno spirito, il fantasma di un ragazzo morto da chissà quanti anni e i fantasmi non piangevano, non potevano.

Lo spirito vide dal balconcino i primi raggi di sole della giornata spuntare e immediatamente rammentò la regola. Diede un leggero bacio sulle labbra della ragazza e per un attimo pensò di rimanere ad ammirarla fino a scomparire per sempre. Perché quello era il prezzo da pagare per chi disubbidiva. Ma ci ripensò subito, poiché non voleva andarsene senza spiegazioni, non era corretto nei suoi confronti, anche se non avrebbe mai accettato la separazione.

Grazie al cielo, era giunto in tempo alla radura, quando il sole sorse lui poté ammirare la natura che si risvegliava. Eppure si sentì strano, capì subito che non era il malessere della sua riflessione poiché vide le sue mani sgretolarsi in polvere argentata.

Passò quegli ultimi momenti  a ricordare la ragazza che dopo averlo baciato lo aveva ringraziato di essere tornato. Lì per lì, non ci aveva fatto caso, ma poi i ricordi riaffiorarono nella sua mente. Nell'esatto instante in cui comprese a pieno le sue parole, scorse la ragazza da lontano che si avvicinava correndo e urlando il suo nome. Appena arrivò in mezzo ai loro alberi di ciliegio lui notò l'ultima cosa che voleva vedere: stava piangendo. Come se non avesse mai smesso di farlo, lui disse con voce incrinata:
«Ti amo fiorellino mio.»
Lo spirito comprese che era giunto il suo momento, poiché il suo compito, il suo conto in sospeso era concluso.
Il ragazzo riuscì finalmente a dire addio alla sua amata.

•••

La ragazza vide scomparire nel nulla il suo amato, per la seconda volta.
Immersa nella disperazione, cadde in ginocchio e urlò a squarcia gola.
Lo aveva perso di nuovo, ma la cosa che le fece più male era sapere che non sarebbe più tornato stavolta.
Mai più.

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