L'amore viaggia in autobus

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Il bus viaggiava al rallentatore tra le vie della città, permettendomi di osservarle dal finestrino. Nonostante indossassi le cuffiette, il chiacchiericcio degli altri passeggeri sovrastava di gran lunga la musica che risuonava nelle mie orecchie, ma non le volli comunque togliere. Tutto il mio corpo era attraversato dalle vibrazione del veicolo e a ogni buca sussultavo.
Per capire quanto mancava alla mia fermata, guardai davanti a me verso il tabellone: ancora due.
Poi i miei occhi attirati come calamite, caddero sullo sguardo perso di un ragazzo in piedi che mi fissava da chissà quanto tempo. Subito mi sentii sprofondare e come se avessi fatto qualcosa di buffo, sul suo viso spunto un sorriso radioso. Non seppi perché, ma venne da sorridere anche a me e senza potermi controllare l'angolo destro della mia bocca schizzò verso l'alto, svelando qualche mio dente. Lui alzò una mano salutandomi e io feci lo stesso.
Mi risvegliai dalla trans e mi accorsi di aver mancato la mia fermata e di scatto mi alzai; passai oltre la mia vicina e corsi a schiacciare il pulsante dello stop. Mi accorsi solo dopo che, proprio affianco c'era il ragazzo, lui disse ciao sempre con quell'adorabile sorriso e le mie guance arrossirono.

Prima che potessi dire qualsiasi cosa le porte si spalancarono e mi dovetti trascinare fuori per evitare di allontanarmi ulteriormente. Poi le porte si richiusero e attraverso il vetro vidi un accenno di delusione nei suoi occhi. Il bus ripartì, lasciandomi indietro e mi costrinsi a correre via per evitare di arrivare in ritardo.

***

Uscii fuori dall'edificio stanca morta, era stata una giornata molto faticosa e ringraziai il cielo per avermi donato quell'aria frizzante della sera, che mi teneva per lo meno cosciente.
Girai l'angolo e presi una piccola scorciatoia che pochi conoscevano, ma appena fui alla fine della viuzza mi ricordai di aver dimenticato il telefono, perciò ritornai indietro, imprecando.

Agguantato l'obbiettivo mi precipitai giù dalle scale per evitare di perdere il bus e sfrecciai di nuovo nella scorciatoia, ma come ogni brutta giornata che si rispetti dovette succedere un altro imprevisto; così andai a sbattere contro qualcuno e per poco non cademmo entrambi per terra. Fortunatamente quel qualcuno mi afferrò saldamente alle braccia tenendoci in piedi. Mi scusai immediatamente incrociando di sfuggita lo sguardo del malcapitato e ricominciai a correre disperata.

Nell'esatto istante in cui arrivai alla fermata, si fermò il bus e ansimante entrai, arrancai verso il sedile più vicino e sfinita crollai. Mi ci vollero parecchi minuti per riprendere fiato e i vestiti assorbirono tutto il mio sudore aderendo completamente al mio corpo. Avevo terribilmente bisogno di una doccia, ma purtroppo avevo ancora quaranta minuti di viaggio in treno prima di arrivare a casa.
Le persone continuarono a salire e a scendere dal bus, ma io non me ne curai poiché la mia mente mi riportò al momento in cui quel ragazzo mi aveva salutato e la sua voce mi risuonò nelle orecchie come se fosse realmente di fianco a me. Qualcuno mi si sedette accanto, poi la mia attenzione andò nuovamente fuori dal finestrino e con gli occhi percorsi il tragitto fino al capolinea.

Non so in che modo riuscii a trascinarmi fino al binario e a prendere posto sul mio treno, l'unica cosa importante era che finalmente avrei potuto godermi un sonnellino, così impostai una sveglia e sprofondai in un sonno profondo.

Tabellone.
Ragazzo.
Sorriso. Mano.
Stop.
Ciao.

La sveglia mi vibrò all'improvviso spaventandomi a morte; dormivo così bene...
Arraffai le mie cose, mi tirai in piedi e camminai in direzione delle porte più vicine e quando il treno arrivò alla mia fermata pigiai il pulsante e le porte si spalancarono permettendomi di scendere. L'aria fresca di fine estate mi carezzò il viso e appena vidi il tramonto all'orizzonte le mie labbra si stirarono in un sorriso rilassato e mi stiracchiai per bene. Mi incamminai in silenzio.

***

Il mattino dopo ero di nuovo sul bus, nello stesso posto del giorno prima. L'unica cosa che mancava era il ragazzo di ieri, ma non ci pensai a lungo, infatti misi le cuffiette e chiusi gli occhi per godermi meglio la musica.
Qualche fermata più tardi qualcuno si sedette al mio fianco e senza volerlo gli detti un'occhiata; appena mi accorsi di chi stavo guardando il mio cuore balbettò.
Era il ragazzo dal tenero sorriso che come il giorno precedente fece un cenno di saluto e mi disse ciao. Io però riuscì soltanto a sorridere e chinare la testa per salutarlo a mia volta.

Iniziammo a conversare del più e del meno, fino alla mia fermata, dove però scese anche lui con la scusa che dove doveva andare era lì vicino e poteva raggiungerlo camminando. Inutile dire che mi fece sorridere ancora di più.
Durante il tragitto scoprii che la persona a cui ero andata addosso nella scorciatoia era lui e che mi seguì in bus per potermi parlare, ma vedendo quanto era stanca ci rinunciò e si limitò a sedersi vicino a me fino alla stazione.

Da quel giorno facemmo la tratta del bus insieme, conoscendoci ogni giorno di più; e io esattamente come una scema divenni sempre più cotta di lui, senza mai confessarglielo.
Qualche mese più tardi però, lui mi sorprese con una splendida rosa bianca e si dichiarò.
Dando inizio alla nostra storia, che ancora oggi persiste.

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