2. Il bosco

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Fisso il bigliettino, i denti serrati e i muscoli tesi.

Questa notte alle 23:30 nel bosco sotto al prugnolo.

Cos'è un prugnolo?

No, più importante: chi cazzo si è permesso d'infilarmi quest'affare nell'armadietto?

È uno scherzo?

Stropiccio il pezzetto di carta in un pugno e volgo il mio sguardo in ogni direzione. È appena finita una lezione e sta per iniziarne un'altra, quindi il via vai di studenti è incessante nel corridoio alle mie spalle; non noto occhi indagatori lungo le pareti di pietra grigia e il pavimento lucido fa stridere le scarpe di tutti quelli che ci passano sopra allo stesso modo.

Non sembra ci sia qualcuno che mi spia.

Calma, Liona, razionalizza.

Apro il palmo e annuso l'insulso messaggero, ma non avverto nulla di particolare. Chi lo ha scritto ha usato un computer, quindi non posso neanche analizzare la grafia.

Dannazione.

Sono in questo posto infernale da neanche una settimana e già la voglia di scappare è tanta, ma non posso: se me ne vado, Judas mi ammazza prima ancora che lo facciano glia altri.

Che sia stato lui a farmi recapitare il biglietto? No, che senso avrebbe?

E sì che ho provato a tenere un basso profilo... ho interagito il meno possibile e ho persino zittito sul nascere gli sproloqui della tizia che mi è capitata come compagna di stanza. Non mi stupisce il fatto che quella biondina abbia deciso di passare in camera meno tempo possibile, per stare alla larga da me.

Il mio sorrisino sottile si ripresenta in autonomia nel ricordare l'espressione impaurita della ragazza quando le ho detto in faccia di non rompermi i coglioni e di stare alla larga dalle mie cose: per fortuna pare intenzionata a ubbidire.

Comunque devo muovermi o farò tardi alla lezione di sociologia.

***

Il prugnolo è un albero di prugne: avrei potuto arrivarci anche senza cercarlo su Google. Ho dovuto chiedere in giro per capire dove fosse, dato che come indicazione lasciava un po' a desiderare.

Chissà chi è quel cretino che ha deciso di piantare un singolo albero di prugne in un bosco. Il fratello di quello che mi ha messo lo stupido bigliettino nell'armadietto, di certo!

Ci ho riflettuto a lungo ed è impensabile che io non vada a questo appuntamento: sono troppo curiosa di vedere chi è l'infame che ha avuto l'ardire di sfidarmi.

Oh, povera, povera anima! Non ha la minima idea di chi si è messa contro.

Mentre il vento freddo mi sferza la faccia e una pioggerella sottile m'infastidisce, guardo l'orologio nero, annuisco. Sono da poco passate le 23, ho parecchio tempo.

Dietro di me si staglia imponente il castello, con parecchie vetrate e finestre ancora illuminate, mentre alla mia destra c'è il lago, ora un'enorme distesa d'oscurità.

Non c'è luce, dove sto per addentrarmi.

Per l'occasione ho deciso d'indossare la tenuta da missione, sostituendo la minigonna coi miei pantaloni neri attillati. Il fedele coltello è ancora al suo posto nel collo dello stivale e ho nascosto lo stiletto nel suo fodero alla cintura, dietro alla schiena e sotto la giacca.

Secondo le indicazioni, devo lasciarmi il lago alla destra e infilarmi in un sentierino nel bosco, un po' nascosto tra gli alti tronchi.

Se davanti a me non fosse così fottutamente buio, forse lo avrei già trovato. Potrei accendere la torcia che mi sono portata dietro... però, no, non voglio farmi individuare.

Blackthorn - Liona -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora