E se...?

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Il ragazzo dai capelli rossi si trovava nella stiva,

da quando si era imbarcato su quella nave, la Demone Nero, era stato un'inferno, il mal di mare non gli dava pace, inoltre, sentiva costantemente uno strano zampettio, Sennar sospettava che fossero ratti, anche perché, cos'altro poteva essere?

Si alzò a fatica e prese uno dei suoi tomi dalla sacca, ma non riusciva a concentrarsi, un solo pensiero inondava la sua mente:

Nihal...

Non la vedeva da quando se ne era andato, da quando le aveva comunicato la sua partenza, da quando lei gli aveva inferto quella cicatrice che a tratti ancora bruciava.

Ogni volta che chiudeva gli occhi poteva rivedere la scena:
Lei con lo sguardo duro, arrabbiato, deluso.
Lei con la mano alla spada.
Lei che la sguainava e velocemente, in un attimo di pazzia, lo feriva al viso.

In quel momento non aveva sentito dolore, non fisico almeno, ma dentro aveva sentito il suo cuore lacerarsi, il suo orgoglio ferirsi e una solitaria goccia di sangue bagnare la sua guancia sommandosi ad altre gocce, stavolta derivanti dai suoi occhi, ormai lucidi.

Si portò la mano alla guancia, sfiorando con le dita la ferita che ormai era diventata cicatrice.

Il suo unico ricordo di lei.

Basta, lei ha fatto la sua scelta, Sennar.

Ma no.
Non poteva andare avanti così.
Non poteva continuare a fare finta di cercare di dimenticarla, fare finta di volerla dimenticare.

Stanco di tutti quei pensieri, prese pergamena e calamaio e si mise all'opera.

Nihal, mia amata Nihal.
Ti scrivo dalla stiva di una nave.
Una nave bellissima, con vele rosse come il sangue e la polena demoniaca.
Ho scoperto da poco che qui sono tutti pirati, ma non preoccuparti, sono simpatici, anche se non molto disponibili.
Il capitano e sua figlia sono persone
forti e sicure di loro,
ti piacerebbero.

Mi manchi, Nihal.
Ho bisogno di vederti.
Ho bisogno di sentire il suono
della tua voce.
Di vedere i tuoi capelli blu.
I tuoi occhi viola, in cui puntualmente vedevo la versione migliore di me stesso.
Ma non posso, non posso vederti, perché tu sei lontana, lontana da me.

Ho paura, Nihal.
Non lo dico a nessuno ma ho paura.
Nessuno vede il Mondo Sommerso da secoli, non so neanche se esista davvero, ma devo tentare,
per tutte le Terre del Mondo Emerso,
il destino di esse è tutto nelle mie mani.
Non ho mai avuto molto tempo per gli eroi*,
ma nonostante questo tutti credono che io sia uno di loro,
ma in questa storia non sono io l'eroe,
sei tu quella che ti butti in faccia al pericolo, sei tu che per salvare il Mondo Emerso combatti ogni giorno.
Sei tu l'eroe, Nihal, non io.

E io, ho paura.
Ho paura di non riuscire a farcela,
ho paura di raggiungere il Mondo Sommerso ma non riuscire a convincere chiunque lo guidi,
ho paura di morire tentando,
ho paura di morire senza vederti.

Perché, Nihal, io non ne posso più,
qui sono tutti abbastanza comprensivi, ma non sono te,
tu riuscivi in qualche modo ad alleviare tutte le mie pene,
il tuo sorriso, la luce nei tuoi occhi,
erano la cosa che mi dava speranza.
Senza di te non so cosa fare.
Ti direi: Aiutami.
Ma non puoi, tu sei lontano, troppo lontano per venire da me.
E io sono felice che tu sia lontano, non perché non ti voglia vicino, ma perchè così almeno ho la certezza che sei viva.
So che mi diresti:
Non ho bisogno di essere protetta!
So che mi sgrideresti per questi pensieri,
che mi diresti che non è per niente da uomo, ma sono tutto ciò che mi resta.

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