Uno

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MELANIE

Era un banalissimo giorno d'estate,avevo deciso di andare a trovare mio padre ai laboratori,lui era un famoso scienziato,peccato che non volesse mai rivelare a nessuno quel che combinava in quell'edifico.
Vi ero già andata un paio di volte ma non mi sembrava tenessero cavie da laboratorio da nascondere,no,lavoravano probabilmente a qualcosa di più...meccanico,ma allora perché nascondere a tutti la vera entità di quella ricerca?
Presi l'autobus per il centro di Los Angeles,il palazzo era proprio da quelle parti,volevo fare una sorpresa a papà,d'altronde non avevo niente da fare da quando mamma era partita per Parigi con le sue amiche.
Finalmente poggiai i piedi sull'asfalto,non mi piacevano gli autobus,mi diressi verso mio padre,l'edificio era enorme,dedicato interamente ai laboratori,mio padre era al settimo piano,così decisi di usare l'ascensore.
Quando arrivai al piano giusto,prima erano scese un altro paio di persone ai piani inferiori,ero da sola.
Mentre le porte si aprivano ero già pronto ad immaginare la faccia sorpresa di papà quando mi avrebbe visto,lui passava la maggior parte del tempo a lavoro,per questo a volte mi sentivo un po' trascurata.
Ma quando finalmente uscì dall' ascensore,trovai le luci del piano tutte spente,non vi era un anima viva.
Forse avevo semplicemente sbagliato piano,così mi rigirai per chiamare l'ascensore quando sentì delle voci lontane,ma allora c'erano!
Tornai indietro e seguì quelle voci,alla fine capì che venivano da dietro la porta di uno stanzino.
Riconobbi la voce di mio padre , così mi feci coraggio ed entrai.
Quando richiusi la porta dietro di me e mi girai,mi accorsi che nella stanza oltre a mio padre c'erano altre quattro persone che mi stavano fissando. Tre uomini e una donna.
Mio padre sgranò gli occhi -Mel,Che ci fai qui?-chiese sorpreso.
Mi guardai attorno,al centro della stanza c'era uno strano aggeggio meccanico di forma circolare,più che altro sembrava una ciambella grigia piena di leve e collegata tramite cavi ad altri strani marchingegni,non sembrava funzionante o alemo non emetteva nessun ronzio che ne desse segno.
-Cos'è ?-chiesi,ma mio padre mi afferrò il braccio prima che potessi aggiungere qualcos'altro e mi trascinò fuori dalla stanza chiudendo la porta.
-Che ci fai qui?Dovevi restare a casa!-disse lui arrabbiato,ma non mi lasciai intimorire e gli chiesi ancora cos'era quella strana macchina.
-Niente che ti interessi - disse sospirando.
-Ma...io - in quel momento si sentì un forte boato provenire dalla stanza e delle urla,mio padre si affrettò ad entrare ed io lo seguì.
Le strane macchine attaccate alla ciambella grigia stavano andando a fuoco,uno degli scenziati era completamente divorato dalle fiamme e si dimenava urlando,la donna piena di graffi cercava di aiutarlo,l'altro era steso a terra,sembrava morto...ma la cosa più inquietante era proprio la grossa macchina circolare,al centro della quale vi era una specie di vortice blu che stava distruggendo appunto tutto il resto.
Mio padre si affrettò ad affiancare la donna ma capì ben presto che il suo collega non si sarebbe salvato,così cercò di fermare quell inferno attivando delle leve sulle macchine ancora funzionanti.
Io ero imbambolata a guardare quell'orrore e non riuscivo a muovermi.
-Tira la leva viola!-urlò mio padre disperatamente alla donna che cercava ancora di aiutare l'uomo,lui cercava di disattivare tutto in qualche modo,ma la donna non gli diede ascolto,non lo sentiva prorprio.
Sentì l'adrenalina scorrermi nelle vene,così mi avvicinai alla macchina,la leva viola era sul punto più estremo,così mi dovetti arrampicate stando attenta a non cadere nel vortice,finalmente afferrai la leva viola e la tirai con tutte le forze.
Si sentì una grande esplosione e poi più nulla.

Kate

-Forza Kate,muoviti - mi spronò Yohi,mio fratello -Se ci beccano ci fanno fuori - disse preoccupato.
Eravamo nelle stanze dell'Alpha,aveva preso una cosa che mi apparteneva.
-Al massimo uccidono solo me - dissi, non riuscivo a capire,a volte mi trattavano come una regina,ma se provavo a fare una minima cosa fuori dalla loro prospettiva, subito inziavano a comportarsi come pazzi, non volevano assolutamente che lasciassi il branco,avevano paura,a volte mi trattavano male, io ero rimasta solo per mio fratello.
-Al massimo il contrario - disse lui malinconico -tu sei l'unica ragazza del branco,farai meglio ad andartene prima dei diciotto anni-
Lo sapevo,ma lui ne aveva solamente quattordici e non lo avrei lasciato da solo.
Le lupe e i lupi formavano di solito branchi ben distinti,erano state le lupe ad allontanarsi,se per caso un gruppo di maschi si trovava ad avere una lupa nel branco,era estremamente difficile che l'avrebbe lasciata andare.
Io ero arrivata ad undici anni ,Yohi ne aveva solamente nove,avevamo bisogno di protezione,di una famiglia,erano ormai cinque anni che vivevamo in quell'edifico abbandonato di Los Angeles,la foresta era cresciuta e la città si era degradata,eravamo circondati sopratutto da alberi.
Di umani ne erano rimasti ben pochi, alcuni venivano mangiati da quelli come noi, altri morivano per le difficili condizioni, altri invece fungevano da mercenari.
Finalmente trovai quello che stavo cercando,era una vecchia foto di mia madre,per quanto non volessi lasciare Yohi avrei dovuto farlo ed avrei chiesto in giro alle lupe se avevano visto quella donna.
Noi non l'abbiamo mai conosciuta,abbiamo vissuto con papà fino all'età dei miei dieci anni,quando é morto. Eravamo un piccolo branco di tre. O come dicono più comunemente gli umani,una famiglia. Probabilmente l'Alpha l'aveva presa proprio per non farmi chiedere in giro.
-Dai,dobbiamo sbrigarci-disse mio fratello tirandomi per un braccio.
-Okay, andiamo - infilai la fotografia in tasca e ce ne andammo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 08, 2015 ⏰

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