Lettera a mia madre

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Destinatario: Mamma
Indirizzo: Via della mia infanzia innocente
Data: Ultimo giorno
Ora: Momento del decesso

Cara madre,
non uso questo nome da un po’: madre. Ti ho sempre chiamata “mamma” o, quando ero piccolo, con qualche soprannome incomprensibile derivante dalla mia lingua poco evoluta da bambino.
Forse, è meglio ricominciare.

Cara Mamma,
se stai leggendo queste parole, molto probabilmente sarà passato del tempo, che però non riesco a definire, dall’omicidio. Potrebbero essere passate ore come giorni, ma se stai leggendo, ciò che posso con certezza affermare è che l’omicidio è avvenuto.
Di quale omicidio parlo? Be’, lo scoprirai, piano piano, non so se prima o dopo aver letto questa lettera.
Non ti spaventare; adesso, in questo esatto momento, in questo preciso istante in cui la mia penna sta toccando il foglio, nulla è ancora accaduto. Io, però, so quello che accadrà.
In qualunque istante di tempo tu stia tenendo in mano questo foglio, sappi che nessuno potrà più fare niente per evitare l’assassinio, ma tutti possono fare qualcosa per mantenere alto il suo nome, il nome della vittima… e dell’omicida.
Prima di spiegarti ciò che puoi fare affinché almeno la sua anima si salvi, lascia che ti dica ciò che non ti ho mai detto.

Mamma, tu sei stato il mio pilastro sin dal principio, con dolore mi hai dato al mondo e, nonostante fossi stato io ad arrecarti quelle sofferenze per mesi, tu mi hai amato infinitamente. Mi hai riempito di doni e di baci, di affetto e di carezze, mi hai reso felice e mi hai donato la tua vita. Chissà a quante cose hai rinunciato per me, per la mia felicità, per rendermi la persona che sono adesso… ma hai guardato bene? Ogni cosa ha un prezzo, come mi hai sempre insegnato. Ero troppo piccolo per ricordarmi il torto che ti ho causato, ma se solo fossi uno di quegli individui ai quali permane la memoria infantile, potrei chiaramente vedere i tuoi occhi stanchi e provati quando mi hai messo al mondo e le collere che ti ho causato quando piangevo e urlavo senza un determinato motivo.
Hai avuto ragione a vendicarti.
Hai pensato, come tutte, di essere la madre perfetta, colei che ha regalato al proprio bambino la felicità… ma è qui che sbagli a pensare.
Hai mai pensato che la mia felicità potrebbe non coincidere con la tua? Mi hai mai chiesto ciò che desideravo veramente?
Ho sempre cercato di essere il figlio che hai sempre voluto avere, colui che rispetta le regole, colui che si presenta sempre a modo, con giacca e cravatta (la cravatta che mi hai messo al collo come un cappio o come un collare) e che punta sempre alla vetta, il figlio di cui vantarsi con gli altri genitori solo per stare in pace con sé stessi. Mi dispiace solo esserlo veramente diventato.
Ma a me va bene così, alla fine sono riuscito (almeno spero) a renderti felice dopo tutto ciò che hai passato per me.
Sono una specie di rivincita, vero? Non sei riuscita nella tua vita e allora vuoi rivederti in me… evidentemente anche tu, a tuo tempo, volevi rendere felice tua madre e così hai buttato la tua vita per lei.
Ma da vita nasce vita e in me tu hai messo una parte di te, la parte che voleva e che doveva ancora realizzarsi.
Non siamo stati insieme per molto, non credi? Io ero come il tuo specchio, in me tu vedevi te stessa e ti conducevi verso l’orizzonte che volevi vedere.
Ma, dopotutto, ti ringrazio anche solo per l’infanzia, quel periodo in cui ancora ero solo un fagottino nel quale deporre non i propri obiettivi, ma il proprio amore sconfinato, quel piccoletto da sbaciucchiare e al quale stuzzicare le guance rosse, quel bimbo con cui giocare e il portatore di risate; anche se non privo di scocciature, quali le esigenze, i pianti, i capricci e l’incessante richiesta di attenzioni. Quei momenti ancora li ricordo, ricordo le tue mani che toccavano la mia schiena quando mi spingevi sull’altalena arrugginita del parco giochi poco distante da casa, quando di corsa mi portavi in quel luogo, ai tempi fantastico, di prima mattina per trovare la giostra libera, quando “volando” provavo quel brivido e quelle farfalle nello stomaco a causa dell’altezza. Ricordo quando mi prendevi in braccio e mi riempivi di baci, o quando, seduto sulla sedia in cucina, mi facevi assaggiare un cucchiaino dell’impasto della torta che stavi preparando. Forse non te l’ho mai detto, ma lo apprezzavo davvero. Non mi importava del dolce in sé, né del suo sapore, perché il dolce più prelibato di tutti eri soltanto tu. E ricorderai anche tu quando eri stanca e ti sedevi sul divano e io gattonavo verso di te perché volevo un tuo abbraccio, volevo sentire la tua presenza e il tuo calore.

Ti lascio con questi bei ricordi in mente, così che la scoperta della verità possa essere digerita meglio dal tuo stomaco.
Ritorniamo all’omicidio. Io so chi è l’assassino e so anche chi è la vittima, ma non è compito di questa lettera spiegartelo.
Ti mostro l’assassino, adesso.
Spero che tu sia a casa, la casa dove io ho vissuto con te per tantissimo, ma contemporaneamente pochissimo, tempo paragonato alla nostra vita e poi alla vita del mondo.
Vedi quanto siamo piccoli?
Adesso, vai a casa, se non sei circondata dalle mura in questione smetti di leggere e recati subito lì, se invece vi sei già, continua a leggere. Segui passo dopo passo le mie istruzioni e ti porterò dall’assassino. È inutile mostrarti la vittima, no? Avrai ben modo di vederla inerme sdraiata su un freddo pavimento con il viso pallido e il pungente odore di putrefazione, no? Ma l’assassino… lui sì che è interessante… e, soprattutto, ancora vivo. Continua a leggere mentre cammini.
Vai all’ingresso.
Posizionati con spalle alla porta.
Conta dieci passi in avanti; non fare passi piccoli per la paura, né troppo grandi perché te l’ho fatto notare.
Fai passi normali.
Dieci passi normali.
Fatti? Bene.
Adesso voltati leggermente alla tua sinistra e poi torna a guardare il foglio, se no non potrai mai sapere il passo successivo.
Ti sei voltata? Hai visto la porta? E’ la porta della tua camera.
Aprila ed entra.
So cosa stai pensando, non c’è nessuno, ma aspetta di voltarti di 180° alla tua destra.
Ora lo vedi? Il volto dell’assassino.
Spero ti piaccia.

Tuo figlio

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