Daddy

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~Scarlett~

Lo ero venuta a scoprire attraverso i giornali.
I tabloid mondiali ne parlavano come una "coppia lampo" di quelle che non durano molto, di quelle che nascono per finire in fretta. Lo sperai ardentemente, giorno e notte.
Lei ne parlava come se niente fosse, come se quella situazione fosse normale, ma non c'è nulla di normale se sei adulta e vaccinata e il tuo futuro marito ha solo vent'uno anni.
Lui era un cantante di fama mondiale, tutti lo conoscevano, me compresa.
Avevo scritto cose su di lui, cose private, cose che nemmeno io dovevo leggere. L'ho sognato, sempre, sotto di me, ansimante sotto il mio tocco, ma tutto quello non avrei più potuto farlo.
Dopo qualche mese si sposarono, mi rifiutai di partecipare al matrimonio, lui per me era il mio amore proibito e vederlo con la donna che mi aveva messa al mondo era, oltre che traumatico, anche orrendo.
Lui provava in tutti i modi a starmi simpatico, ma non sapeva che per me lo era già, perciò mascheravo tutto con rabbia, odio, e menefreghismo.
Lui, signori e signore, era Harry Styles.
Dopo il matrimonio presi il suo cognome, non più Scarlett Clover, ma Scarlett Styles. Odiavo dover essere la sua figliastra, essendo di un anno più piccola, ma dovevo resistere per un altro mese e poi me ne sarei andata a New York per studiare scenografia a una delle università più prestigiose del mondo.
Quel giorno eravamo riuniti in cucina: io, mamma ed Harry.
Lei parlava di un ricevimento importante che doveva organizzare, lui nemmeno l'ascoltava ed io giocherellavo con i lembi della mia felpa, disinteressata al massimo da quella lagna di mia madre.
«Scar! Ma mi stai ascoltando?!?!» tuonò lei, richiamando la mia attenzione persa al "Ciao" che mi aveva dato quella mattina.
«Certo! Stavi dicendo che vuoi divorziare» la presi in giro, mentre mi sistemavo meglio sulla sedia.
«Adesso mi hai veramente stufata! Vattene! Non ho voglia di vederti» sbraitò indicandomi l'uscita della stanza.
Come al solito mi alzai sbuffando e me ne andai via, diretta nel mio rifugio.
Salii le scale lentamente, era domenica mattina e la voglia d'interagire con la mia "famiglia" era sotto i tacchi, perciò gliene fui grata quando mi cacciò via.
Arrivata in camera, chiusi la porta e andai verso la scrivania sperando di trovare qualcosa da fare. Aprii la mail ritrovandomi una lettera della mia migliore amica che mi chiedeva come stessero andando le cose da me, ma la verità era che nemmeno io sapevo come andavano. Più di una volta mi ero ritrovata in situazioni spiacevoli con Harry e spesso ero tentata dal baciarlo e portarmelo a letto, ma dovevo trattenermi, ero costretta a doverlo fare.
«Posso?» bussò alla porta mentre con il viso si sporgeva in avanti per farsi vedere.
Annuii, così lui entrò e chiuse la porta. Mi dava le spalle, non riuscivo a vedere cosa tesse facendo, ma di sicuro stava armeggiando con qualcosa vicino alla porta.
Poi un "clic" e un altro ancora.
Aveva chiuso a chiave la stanza con me dentro, insieme a lui.
Tutto bene.
Presi un gran bel respiro rimanendo ferma lì, seduta, senza muovere un muscolo, aspettando una sua mossa.
Si girò e mi sorrise, ammiccando.
Un passo verso di me e poi un altro, fino ad avvicinarsi del tutto. Io ero ancora lì, seduta e non sapevo cosa volesse, magari voleva menarmi, fustigarmi, rimproverarmi. Non lo so!
«Guardami, Scar» mormorò.
Con esitazione alzai il viso fino a far incrociare i miei occhi con i suoi. Ammiccò un sorriso, dopo di che mi prese le mani e mi aiutò ad alzare.
Accadde tutto troppo in fretta: io fra le sue braccia e le sue labbra sulle mie, per non parlare delle mani che palpeggiavano il mio povero ed indifeso fondoschiena.
«Harry!» mi staccai allontanandolo con una spinta, facendolo cadere sul letto.
«Calmati!» sbuffò alzandosi di lì per raggiungermi, dato che avevo preso a camminare come un'ossessa senza nemmeno fermarmi per vedere cosa stesse facendo.
Poi me lo ritrovai di nuovo davanti a me.
«Credi che non me ne sia accorto, mh?» mi fermò per i polsi avvicinandosi nuovamente alle labbra.
«Cosa?» non capivo.
«Che sei cotta di me» sussurrò, poi mi baciò nuovamente senza mollare la presa dai miei polsi «...E io lo sono di te» concluse quando si staccò appena per poi riprendere.
Beh, quella sì che era una notizia sconvolgente.
Il solo pensiero che mia madre potesse sentire che lui preferiva me a lei, mi fece eccitare ancora di più, così gli attorniai il collo con le braccia, attaccando il bacino al suo. Si stava eccitando e io non aspettavo altro che darmi alla pazza gioia con lui.
Il bacio divenne sempre più erotico, pieno di bisogno, di desiderio represso, di eccitazione, di frustrazione, insomma, tutti i sentimenti che l'uomo potesse provare erano racchiusi in quei baci.
Lasciò scendere la mani nuovamente al sedere, strizzandolo per bene, per poi darmi una lieve spinta, facendomi ritrovare in braccio a lui.
Aveva dei capelli morbidissimi, ecco perché mia madre glieli toccava in continuazione! Sorrisi pensando di nuovo a lei, ignara di tutto, doveva soffrire quanto io avevo sofferto quando ero venuta a sapere di loro due attraverso i giornali!
In men che non si dica, eravamo sul letto, io sopra di lui e lui sotto, impegnato a slacciarmi il reggiseno.
Appena mi vide il seno, lasciò la bocca un po' aperta, per poi avvicinare lentamente le mani per stringerlo in seguito. Quel tocco, con le sue mani lisce, calde e delicate mi fece gemere senza ritegno.
Massaggiò i capezzoli, girò intorno all'aureola, per poi scendere fino ai calzoni della tuta e sollevarli appena per raggiungere gli slip, che spostò, infilando inseguito un dito, che vagò per molto tempo nelle parti più private ed erogene che una donna possa mai avere.
Avevo bisogno di un suo contatto, più intimo, non volevo solo le dita, volevo lui!
Così presi la decisione di alzarmi, sfilarmi il resto degli abiti e spogliare lui, fermo sul letto a fissarmi con occhi lussuriosi.
La sua erezione era allo stato più avanzato. Era gonfio e dritto, così teso che metteva dolore solo a guardarlo.
Tornai sopra di lui, con l'aiuto delle mani allargai le grandi labbra e mi posizionai sopra la sua erezione iniziando a strusciarmici sopra, come si fa da "giovani" single disperate con un cuscino o un pupazzo dell'infanzia. Uguale, solo che farlo con Harry Edward Styles era qualcosa di unico nel suo genere.
Sentii le sua mani stuzzicarmi il clitoride molto sensibile e pericolosamente eccitato.
Provai con tutte le mie forze ad andare lentamente, provando a far durare quel momento d'attesa per molto tempo, ma la buona volontà mi abbandonò quando ripeté il mio nome svariate volte, con gli occhi chiusi, poi aperti pronti a fissarmi mentre mi muovevo sopra di lui, per poi richiuderli di nuovo e riprendere a dire il mio nome, come se fosse un mantra.
Stufa di quella situazione di stallo, smisi all'istante di muovermi, mi alzai appena da lui, con la mano libera gli afferrai l'erezione e la diressi verso di me, per poi sedermi sopra di essa.
Un lungo sospiro si liberò dalle bocche di entrambi. Ero stata con altri ragazzi prima di lui, ma sembrò quasi che lo stesi facendo per la prima volta, per di più sapere che mia madre era di sotto, con possibile origliamento durante l'atto, ed essere a conoscenza che lui era desiderato da migliaia di ragazze, mi fece eccitare maggiormente aumentando il piacere della sua intrusione dentro di me.
Per mezzo secondo rimasi immobile, cercando di "abituarmi" a lui, poi presi a muovermi ripetutamente, con lui che vagava con le mani su tutta la schiena, il sedere, i seni, la pancia, il pube, tutto! Tutto era toccato da lui. Lui, gemente sotto di me, dandomi la sensazione di superiorità anche se avevo un anno in meno a lui.
Continuò a ripetere il mio nome, prima per intero e poi abbreviato, mantenendo gli occhi chiusi e la bocca semiaperta.
Gli portai le mani sui pettorali, per poi fargli un minuscolo massaggio al collo e ai capelli, leggermente ingrifati.
I primi accenni dell'orgasmo arrivarono ad entrambi, così velocizzai, ma non abbastanza da accontentarlo, perciò mi fece rimanere in alto, così che lui potesse eseguire i movimenti del bacino molto più veloci e soddisfacenti dei miei.
In quella posizione gli ero praticamente appiccicata al viso, così tanto da sentire il suo affanno nell'eseguire quei movimenti veloci e meravigliosi.
Appena lui smise di ripetere il mio nome, sottovoce, cominciai io quella tiritera che ad entrambi fece eccitare maggiormente. Lo chiamai, gli sussurrai all'orecchio il suo nome misto a gemiti di piacere e lussuria.
Finalmente era mio e mia madre non poteva farci nulla.
Lo sentii riversarsi dentro il preservativo messo alla rinfusa prima di tutto quello. Io venni poco dopo, reprimendo l'urlo di piacere mordendogli appena la spalla.
I muscoli completamente rilassati, la testa fra le nuvole, lui che mi accarezzava la schiena ripetutamente come a tranquillizzarmi, ma io ero tranquilla, niente e nessuno mi avrebbe strappato via quel senso di calma e rilassatezza.
Ancora con il fiatone mi staccai da lui, tornando a fissarlo dall'alto, era completamente stralunato, si vedeva lontano un miglio che non ci stava capendo più nulla, sembrava come se cinque secondi prima il suo copro fosse stato preso in ostaggio da un dio del sesso, e poi lo avesse abbandonato appena finito il suo lavoro.
Lasciando così spazio ai pensieri, e i pensieri, si sa, non portano mai nulla di buono.
Era ovvio che la cazzata l'avevamo fatta, e anche bella grossa, ma io stavo bene e i rimorsi ancora non mi divoravano.
Lui era ancora dentro di me, mi fissava, corrugando la fronte e inclinando la nuca di lato, come fanno i bambini impertinenti.
Era un gioco di sguardo intensi, e non finiva mai. Sembrava che io gli chiedessi cosa non andasse e che lui ci pensasse così intensamente da far comparire sulla fronte un solco evidente al lato del sopracciglio sinistro.
«HARRY!» urlò mia madre da di sotto.
Lui con una botta mi fece cadere di lato, facendomi male alle gambe quando si alzò dal letto. Prese da terra i boxer, i calzoni della tuta e il resto, e in solo cinque secondi era vestito. Con molta attenzione girò due volte la chiave per aprire la porta e avvertire mia madre che stava per arrivare da lei, poi venne verso di me, ormai coperta dal lenzuolo ancora disfatto dalla mattina appena mi ero svegliata.
«Sarà il nostro piccolo segreto, questo» mormorò abbassandosi con la schiena verso di me per poi lasciarmi un veloce e premuroso bacio sulle labbra prima di andare via da mia madre, in attesa del suo sposino.
Non andava bene tutto quel rancore per mia madre, ne ero consapevole, e quello che avevo fatto era inaccettabile, ma dovevo farlo, un istinto primordiale mi aveva spinto a farlo. Diciamo che ero stata costretta.

Passarono le settimane e ogni momento disponibile e in solitudine che avevamo lo facevamo, anche nei posti più disparati. Una volta, presi dalla voglia, Harry scappò via dalle grinfie di mia madre e s'intrufolò nel mio letto, facemmo l'amore tutta la notte senza che la donna nell'altra stanza se ne accorgesse.
In quei giorni passati insieme, compresi che effettivamente era una persona magnifica, che appena ti parla la sua voce suona come una melodia che pronuncia frasi sensate, che hanno un sentimento, che vengono partorite dopo lungo tempo di pensieri, non buttate là come se niente fosse!
Mia madre credeva solo che andassimo finalmente d'accordo, ma, lontani dai suoi sguardi, ci baciavamo, ci toccavamo, ci guardavamo maliziosamente. Lei non sapeva e non doveva sapere.
«Possiamo uscire un attimo?» mamma irruppe nel salone, dove io ed Harry, stranamente, eravamo separati e stavamo tranquillamente guardando la televisione, dato che il ragazzo aveva una alcune settimane libere a causa del Natale, che sarebbe stato l'indomani.
Io mi girai verso di lei senza interesse, come Harry del resto, ma lui lo negò con un sorriso tirato.
«Dove vuoi andare?» domandò continuando a sorriderle.
«Volevo passare alla Mac e da Burberry, per comprare delle cose per domani» disse mentre s'infilava il cappotto pesante ornato da pelliccia di coniglio.
«Posso rimanere a casa?» la supplicai, in quel momento mi passò affianco Harry, così approfittai del fatto che la mamma si stesse guardando allo specchio lontano da noi, per palpeggiargli il sedere, ma lui non fece in tempo a vendicarsi che lei tornò da noi.
«No, metti il cappotto e vieni» dissi autorevole più del solito.
Sbuffando li raggiunsi e mi coprii.
Saliti in macchina Harry e la mamma, più la mamma, parlarono di viaggi, tour imminenti e cene di beneficenza di entrambi, io avevo una vita tranquilla: letto, cibo, letto. Il resto era niente.
Arrivati da Burberry perdemmo la mamma, che si catapultò fra le relle piene e stracolme di abiti e trench. Le andammo appresso, senza però tenere il passo, io volontariamente, e lui costretto da me che facevo finta d'interessarmi a qualcosa per stare da sola con lui e sentire le farfalle nello stomaco per quella situazione clandestina.
Mi passò affianco, poggiando una mano sulla vita, mentre io ero impegnata a far finta d'interessarmi a trench e cappotti di vario genere, tessuti e tagli.
«Questo è per prima» mormorò mentre con la mano scese dalla vita e andò a stritolarmi il sedere.
Sogghignai divertita da quella situazione.
Con molta nonchalance, si mise dietro di me e prese a muoversi lentamente. Agganciai le lunghe dita all'asta di metallo fredda, godendomi il suo tocco, mentre lui con il mento s'intrufolava fra il mio collo e la spalla, solleticandomi una parte di pelle scoperta con la leggera barba che si lasciava crescere.
La situazione divenne sempre più incontrollata, grazie al cielo in quel reparto non c'era anima viva, così eravamo indisturbati, ma farlo in un luogo pubblico, più che mai senza essere in uno stanzino o qualsiasi altro posto più privato di quello, era pericoloso, eccitante e totalmente sbagliato.
Più lui andava affondo, più io m'attaccavo al metallo che avevo davanti, stringendo i denti per non gemere senza ritegno.
Con le mani vagò su tutto il corpo fino a farle finire sulle parti intime, pericolosamente delicate in quel momento, e alla mercé del suo tocco paradisiaco.
Ero proprio al limite, e aggiungendo il suo fiato sempre più agitato e frastagliato, sarei potuta venire lì, senza nemmeno aver avuto un rapporto completo!
«Scar! Vieni un attimo!!»
Fu così imprevedibile il suo arrivo, che quasi ci scoprì. Era dall'altra parte della gruccia, troppo piena per vederci attraverso, e sopra di essa c'erano scaffali strapieni di maglioni e magliette che camuffavano abbastanza bene l'altro lato della rella. L'avevo vista, proprio davanti a me, che sceglieva dei trench comunicanti con la mia parte, perciò quelli che lei toccava io li vedevo muovere. Mamma non si era accorta di nulla, non sapeva che eravamo lì davanti a lei a fare cose incestuose.
Io non volevo finisse a metà il lavoro, doveva continuare! Così, capì le mie intenzioni, e continuò ancora. Tutto mentre fissavo mia madre attraverso i maglioni piegati.
Lei era bella, ma non aveva la giovinezza come me, non era me, evidentemente Harry preferiva me a lei.
Ma cosa stavo dicendo?!
Scossi la testa liberandomi da quei pensieri impuri e mi concentrai su qualcos'altro d'impuro ma molto meno doloroso.
Mi afferrò per i fianchi affondando ancora di più la sua erezione nel mio sedere, per poi riportare le sue mani dentro i mie slip. Il contatto della sua pelle fredda con la mia calda e grondante di desiderio, mi fece rilassare maggiormente, era come l'acqua che spegne il fuoco, il ghiaccio che allevia il bruciore. Mi piaceva troppo e non volevo che finisse mai.
«Scar! Per l'amor di Dio! Vieni un attimo!» sbraitò ancora mamma.
No, non potevo andare da lei, che in quel momento aveva alzato il viso per cercarmi, Harry era quasi arrivato alla meta e io insieme a lui, perciò doveva per forza finire.
Mi lasciai sfuggire un gemito quasi impossibile da udire, ma che a mia madre fece rizzare le orecchie, iniziando a spostarsi da davanti a me per cercarmi. Harry subito, mi mise una mano davanti alla bocca, e con l'altra continuò il lavoro.
Strizzai gli occhi, gli morsi un dito, strinsi forte una stampella con sopra un trench niente male e mentre lui veniva io provavo in tutti i modi a non urlare per il forte piacere che mi stava dando.
Quando finì il lavoro portò subito una mano su un seno, strizzandomelo, e quando la mamma sbucò lì da noi, io ripresi a far finta di niente e lui si spostò subito da me, facendo finta di sorpassarmi.
«Scar! Eri qui! Rispondimi quando ti chiamo!» sbraitò, così mi prese per un braccio e mi trascinò con lei, portandomi nel reparto dei profumi.
Harry ci stava alle calcagna, senza mollarci un attimo.
Appena fummo arrivati, mamma mi mollò e io presi a guardare e odorare profumi di tutti i tipi.
Con la coda dell'occhio notai che la mamma stava fissando i pantaloni di suo marito, così mi girai preoccupata, notando che aveva ancora un'erezione bel pronunciata e una pezzo di jeans nero era bagnato sul cavallo.
La mamma mi dava le spalle perché più avanti di me, così iniziai a gesticolare per far capire ad Harry che si dovesse coprire, ma essendo cretino, non capiva, così fece prima mia madre a farglielo notare.
«Harry...Sei tutto....Bagnato» quel "bagnato" lo disse in una maniera così schifata che mi fece salire la violenza, avrei voluta sbatterla al muro e schiaffeggiarla per non sentirla parlare!
Harry fece finta di niente.
«Mi ero sporcato e con la saliva ho provato a togliere la macchia» fece spallucce, mettendosi davanti il cappotto abbastanza lungo da coprire la parte interessata.
Se mi fossi specchiata avrei notato il colore rosso acceso che avevo su tutto il viso mentre guardavo con timore quella scena.
Uno dei tanti difetti di mia madre era che era molto intelligente e capiva al volo le cose, ma chissà per quale motivo in quell'occasione annuì lentamente e poi tornò a guardare con me i profumi.

Due giorni dopo l'accaduto, eravamo in giro per Londra a fare un giro per poi andare al ristorante per festeggiare con la famiglia di mamma e la famiglia di Harry.
Eravamo a passeggio da circa venti minuti e in giro c'era poca gente, i negozi erano quasi tutti chiusi, tutti tranne un'edicola.
La mamma si fermò, perché un titolo di giornale le richiamò l'attenzione, cosa che accadde anche a me e ad Harry, ma che a differenza dell'altra donna facemmo gli indifferenti, per non destare sospetti, anche se inutilmente, perché ormai era già lì a leggere l'articolo con occhi sbarrati e la faccia sconvolta.
Quel giorno non ci sarebbe stato nessun pranzo di famiglia.
L'articolo, correlato da foto di me e di Harry quel giorno da Burberry, non era molto lungo, ma molto preciso nei dettagli e accurato nei nomi. Io ed Harry lo avevamo già letto su internet, a lui il suo management lo aveva già contattato e il cazziatone gli era stato già fatto, ma non gli sarebbe successo nulla al livello discografico, anzi, avrebbe aumentato anche gli ascolti della band, ma entrambi avevamo paura di Jasmine Clover, mia madre e sua moglie, o meglio, sua futura ex-moglie.
L'articolo recitava:

"La piccola di papà

Ebbene, sì, il casto Harry Styles ha dato sfogo alle sue voglie, non con la signora Styles, ma con la figliastra.
I due sono stati scoperti in un negozio Burberry, al centro di Londra il giorno della vigilia di Natale, in atteggiamenti poco da padre e figlia, in cui il giovane Styles e la sua "piccolina", di un anno più giovane, si toccavano in modo molto intimo (foto a destra).
Sento odore di divorzio fra Jasmine Clover e Harry Edward Styles. Chissà chi prenderà l'affidamento della piccola Scarlett Clover/Styles...Mah, staremo a vedere!"

Articolo corto, ma coinciso.La mamma quando finì di leggerlo lo buttò a terra, io ed Harry le eravamo davanti e non sapevamo se scappare o attendere con ansia le botte e gli insulti.Senza dire nulla se ne tornò a casa.Al mio ritorno lei non c'era. Nessun messaggio, nessuna lettera, armadio vuoto, camera da letto vuota, macchina assente.In casa non c'era più traccia di mia madre.Ovviamente ad Harry il divorzio arrivò in fretta, firmò le carte e a soli ventun anni, ancora non compiuti, aveva già affrontato un divorziato.Il breve periodo in cui fui costretta a rimanere a Londra, Harry mi ospitò. Normale dire che continuammo la nostra relazione, ma i giornali non ci lasciavano mai in pace e quando me ne andai a New York ci lasciammo, promettendoci di rimanere amici.E fu così che mi assicurai un'amicizia duratura, forte e leale, con una persona dai sentimenti nobili, su cui feci sempre affidamento.


~Spazio Autrice~

Ci tengo a precisare che l'articolo di giornale è, come dire, una presa per il culo. E' ovvio che non ci sarà l'affidamento, Scarlett è adulta e non ha bisogno di tutori o genitori affianco, almeno secondo la legge.

Comunque! Eccomi di nuovo qui! Questa volta con un tema che vedo che va molto di moda, ma ci tengo a dire che la storia la scrissi tempo fa :)

Con ciò vi lascio, spero vi sia piaciuta :)


Baci Xx

DaddyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora