Poche ore dopo tornai in ospedale da Sofia. Mentre percorrevo il corridoio, vidi la figura di Ginevra mentre usciva dalla stanza di Sofia con un sorrisetto di soddisfazione stampato sul volto. Il sangue mi ribolliva nelle vene.
«Che cazzo ci fai qui?» le chiesi, stringendo i denti mentre mi avvicinavo minacciosamente.
Lei si fermò per un istante, alzando un sopracciglio con aria di sfida. «Ti rovino la vita, Gabriel. E ci sono appena riuscita.»
Le sue parole, fredde e velenose, mi colpirono come un pugno allo stomaco. La osservai allontanarsi con un'eleganza crudele, mentre il mio sguardo tornava a posarsi sulla porta bianca della stanza di Sofia. L'ansia mi stava divorando, un nodo alla gola mi impediva quasi di respirare.
Presi un respiro profondo e afferrai la maniglia. La porta si aprì lentamente, e ciò che vidi dall'altra parte mi fece gelare il sangue. Sofia era seduta sul letto, completamente in lacrime, stretta tra le braccia di Amanda. Il suo corpo tremava, il volto nascosto tra le mani. La scena che non avrei mai voluto vedere.
Mi avvicinai a passi lenti, fermandomi ai piedi del letto. La mia voce uscì tremante, quasi un sussurro. «Amore, perché piangi?»
Sofia alzò lo sguardo verso di me, i suoi occhi erano rossi e gonfi di lacrime. Lentamente si alzò dal letto, avvicinandosi a me. Amanda, intuendo cosa stava per succedere, uscì dalla stanza senza dire una parola.
Quando Sofia fu davanti a me, il suo viso era devastato dalle lacrime . Improvvisamente, sentii la sua mano colpirmi con uno schiaffo forte e deciso. Rimasi immobile, incapace di reagire, mentre il bruciore sulla guancia mi riportava alla realtà.
«Non osare chiamarmi amore!» urlò, la sua voce era rotta per via dei singhiozzi.
«Come hai potuto farmi questo?» vederla in quello stato per colpa mia, faceva male e non poco.
«Sofia, ti prego, lasciami spiegare...» cominciai, ma lei mi interruppe, facendo un passo indietro e posandosi una mano sul petto, come per trattenere il dolore che stava provando.
«Spiegare cosa? Che tutto quello che abbiamo vissuto era una bugia? Che sono stata solo un gioco per te?» disse, le lacrime scorrendo senza controllo. «Era tutto un piano, vero? Dimmi la verità, Gabriel. Dimmi che ti sei divertito a prenderti gioco di me.»
«No! Sofia, no!» risposi disperato, cercando di avvicinarmi a lei. «Era prima, prima che ti conoscessi davvero. Prima che mi innamorassi di te. Ti giuro, non significava nulla, era solo...»
«Il gesto è il problema, Gabriel!» mi interruppe, alzando la voce. «Come faccio a sapere che non hai finto tutto? Come faccio a credere che ogni parola, ogni bacio, ogni abbraccio non fosse solo parte del tuo piano?»
Scossi la testa, sentendomi impotente. «Non ho mai finto con te, Sofia. Mai. Mi sono innamorato di te sul serio. Ho smesso di fingere appena ho capito quello che provavo per te.» Rise amaramente, asciugandosi una lacrima con il dorso della mano. «Sei davvero bravo a mentire, lo sai? Sei riuscito a ingannarmi perfettamente.»
«Ti amo, Sofia.» dissi, la voce spezzata. Cercai di prenderle il viso tra le mani, ma lei si scostò, rifiutandosi di guardarmi negli occhi.
«Smettila di dirlo!» urlò, portandosi le mani alle orecchie come se volesse bloccare le mie parole.
«No, non smetterò.» risposi, la voce piena di disperazione. «Perché è la verità. Ti amo, e non smetterò mai di amarti. Qualunque cosa tu penserai di me, quello che provo per te non cambierà mai.» scosse la testa, il suo mento iniziò a tremare mentre cercava di trattenere i singhiozzi. «È finita, Gabriel.» disse infine, la voce un sussurro carico di dolore. «Tra noi è finita, in questo esatto momento. Non mi fido più di te. Non credo più a nulla di quello che dici. E l'unica cosa che ti avevo chiesto... l'unica cosa... era di non farmi del male.» Quelle parole mi colpirono più di quello schiaffo che mi aveva tirato poco fa. Rimasi immobile, incapace di reagire. Quelle parole mi colpirono con la forza di un pugno. «Sofia, ti prego... non dire così. Non posso perderti, non adesso.» sussurrai con voce spezzata. Indietreggiò di qualche passo come se avesse bisogno di mettere una distanza tra noi.
«Mi hai già perso.» Sentii un nodo in gola, il respiro sempre più affannoso.
«Sofia, ascoltami. Quello che c'è stato tra noi è stato reale. È tutto reale. So di aver sbagliato, ma ti giuro che non c'è niente al mondo che mi importi più di te. Ti amo, cazzo! Ti amo da morire.» scoppiò in una risata amara, strofinandosi il viso con le mani.
«Amore? Questa è la tua idea di amore? Fingere, mentire, umiliarmi? È tutto questo che pensi di me? Che fossi un giocattolo per dimostrare quanto sei bravo a far cadere le ragazze? Giocate con i miei sentimenti ha aumentato il tuo ego spropositato? Spero di sì a questo punto.»
«No! Non è così! Sofia, ti prego, devi credermi. Non ho mai voluto farti del male. Mai.»
I suoi occhi si riempirono di nuovo di lacrime, ma il suo sguardo era gelido. «Il problema è che non riesco più a crederti. Non posso passare la mia vita a chiedermi se ogni parola che mi dici sia vera o no.» Ogni parola che usciva dalla sua bocca era come una lama che mi trapassava il cuore. Non potevo perderla. «Non posso accettare che finisca così. Non posso accettare che mi odi per un errore fatto prima che capissi quanto sei importante per me.»
«Non si tratta di odio, Gabriel. Non potrei mai odiarti è questo il punto. Si tratta di fiducia. E tu l'hai distrutta. La persona che amavo di più di tutti mi ha manipolato per farmi perdere l'unica famiglia che ho mai avuto. Come dovrei sentirmi ? Non sai come ci si sente a rimanere soli. Senza nessuno. Non lo sai cazzo.» Fece un passo indietro, come se volesse mettere fine a quella conversazione una volta per tutte. «Adesso fammi il favore di uscire da questa stanza.» Mi sentii morire completamente. La guardai, sperando di trovare un minimo segno di esitazione nel suo sguardo, ma non c'era nulla. Era decisa. E io, per la prima volta nella mia vita, non sapevo cosa fare.
«Sofia...» cercai di dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma la voce mi si spezzò.
«Vai via.» ripeté con voce ferma, voltandomi le spalle.
Non avevo scelta. Nonostante tutto il mio istinto mi dicesse di non arrendermi, di continuare a combattere, capii che in quel momento non c'era nulla che potessi fare. Così, senza dire un'altra parola, mi girai e uscii dalla stanza. Chiusi la porta dietro di me e mi appoggiai contro il muro della sala d'aspetto, sentendo il peso del mondo schiacciarmi. Non avevo mai provato un dolore simile, un vuoto così profondo. Avevo perso Sofia, e forse, questa volta, per sempre.
Ogni fibra del mio essere mi urlava di rientrare in quella stanza, di provare a spiegarle di nuovo, di non lasciare che tutto finisse così. Ma sapevo che sarebbe stato inutile. Avevo oltrepassato un limite che non avrei mai dovuto sfiorare.
Sentii il rumore dei miei passi mentre mi allontanavo lentamente dalla porta, incapace di pensare a qualcosa di sensato. Alzai il viso e vidi Amanda seduta sul sulla sedia , le braccia incrociate , mi stava fulminando.
«Sei contento adesso?» sbottò, alzandosi di scatto. «L'hai distrutta, Gabriel. Complimenti.»
Mi fermai, incapace di rispondere. Non avevo la forza di controbattere, perché sapevo che aveva ragione. Amanda si avvicinò, puntandomi contro un dito accusatorio.
«Sai quanto ci è voluto perché Sofia tornasse a fidarsi di qualcuno? Sai quante volte l'ho vista piangere per paura di essere ferita di nuovo? E tu cosa fai? Le spezzi il cuore in questo modo?» Chiusi gli occhi, cercando di trovare una risposta, ma tutto quello che riuscii a dire fu: «Non volevo farle del male. Non volevo che finisse così.» Amanda scosse la testa, delusa. «Non è abbastanza, Gabriel. Le tue intenzioni non cambiano il fatto che l'hai tradita nel peggiore dei modi.» Rimase in silenzio per qualche secondo, poi aggiunse: «Spero che tu abbia almeno la decenza di lasciarla stare. Non merita di soffrire ancora per colpa tua.» Quelle parole mi colpirono più di quanto avrei mai potuto immaginare. Non dissi nulla, non avevo nulla da dire. Amanda mi fissò per un istante ancora, poi tornò verso la stanza di Sofia, chiudendo la porta alle sue spalle.
Restai lì, immobile. Non sapevo cosa fare, dove andare. Mi sentivo completamente vuoto senza di lei.
Uscii dall'ospedale senza voltarmi, il freddo della sera mi colpì in pieno viso. Mi infilai in macchina, ma non accesi il motore. Rimasi lì, con le mani sul volante e lo sguardo fisso nel vuoto. Per la prima volta nella mia vita, non avevo un piano, non avevo un modo per rimediare. Avevo fatto un casino, e ora dovevo affrontarne le conseguenze. Ma l'idea di vivere senza Sofia... quella, non riuscivo neanche a concepirla.

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𝐄𝐍𝐃𝐋𝐄𝐒𝐒 𝟏
Lãng mạnSofia García è una ragazza di soli 17 anni , stata abbandonata in tenera età davanti alla fondazione "Casa de los Sueños" ha vissuto la sua intera infanzia circondata da persone che la facevano sentire costantemente fuori posto. Fino a quando una fa...