- INTRO -

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Lee Minho,il nome più conosciuto in tutta l'Accademia più prestigiosa di Seoul. Era solo un diciassettenne,eppure era già conosciuto un rubacuori,un "playboy" dicevano. Non giravano altro che voci sulle sue numerose relazioni,o su quanto certa gente volesse averlo fra le loro lenzuola perché tanto "ci sarebbe finito,prima o poi". Minho odiava essere conosciuto così,come la persona che le cerca così tante relazioni,come la persona che le finisce perché il suo cuore non sarà mai capace di appartenere a una sola persona. Era stanco di essere conosciuto in quel modo,ma non era colpa sua:che ne sanno gli altri delle sue relazioni? Che ne sanno gli altri di quante volte ha pianto nel suo letto perché nessuno lo amava davvero? Che ne sanno gli altri di tutta quella tossicità a cui ormai era tristemente abituato? Non era nemmeno lui a chiudere quelle relazioni,erano le altre persone:gli altri si aspettavano che fosse come i pettegolezzi che giravano,che gli interessava solo una certa cosa e non passare una giornata nell'abbraccio di qualcuno,e veniva trattato male per questo come se fosse una sua scelta.

Ed era difficile non rispettare le aspettative altrui,anche se lo rendevano una persona schifosa. Iniziò man mano a diventare come le voci,perché sentiva che gli altri avessero ragione a dipingerlo così,e che era lui quello sbagliato nel non essere come l'immagine che le persone si erano create di lui. Gliel'hanno detto anche i suoi ex partner che si aspettavano qualcosa di più "piccante" e non qualcosa di così deludente,che questo non era il Minho che conoscevano. Come se degli estranei sapessero cosa fosse meglio per lui. Gli bastò poco per diventare carne da macello,quello che tutti desideravano dalla prima voce sparsa:accumulò tutta l'esperienza delle sue relazioni tossiche e la mise in atto,iniziando a giocare con le ragazze e poi anche con i ragazzi. E diventò popolare.

Ogni tanto Minho si guardava allo specchio e non capiva chi fosse:era lui o un'immagine creata per compiacere gli altri? E perché doveva compiacerli creando un'altra personalità che non lo rispecchiava nemmeno lontanamente? Lui non era così,non lo è mai stato e si era promesso di non diventarlo,quindi perché aveva infranto la sua promessa? Magari nel mondo ci sarà qualcuno che lo apprezza così com'è,ma sarà difficile conoscerlo e avvicinarsi a lui. Ormai si era scordato come si faceva. Aveva solo diciassette anni,ma già si comportava come un trentenne ubriaco che tradisce sua moglie. Si faceva ribrezzo da solo per questo,e non sapeva come risolverlo— perlomeno fin quando un bar sotto casa aprì: "Serenity Bar". Andò lì,e una barista gli offrì subito uno shot di vodka.
«Scusi,ma io sarei minorenne».
«Per te faremo un'eccezione,bel ragazzo».
Si sentiva a disagio,ma quel disagio iniziava a scomparire quando la barista gli offriva ancora più shot e lui continuava a prenderli. Si sentiva piccolo piccolo a rendersi conto che una donna si era approfittata di lui. Andò nel bagno del bar e si guardò allo specchio da ubriaco,e non si faceva così schifo come al solito.

Tuttavia capì presto che quella non sarebbe stata la soluzione a tutti i suoi problemi:teneva alla sua salute fisica,dopotutto. Decise che avrebbe imparato ad apprezzare quel che era tristemente diventato,e che si sarebbe rifugiato in quel bar a bere in un modo vomitevole e imbarazzante solo nei giorni più difficili. E riuscì ad apprezzare il tossico spezzacuori che ogni giorno scrutava nello specchio,ormai non più per giudicarlo ma per apprezzarlo ancora di più. Il bar era diventato un modo per aumentare quelle voci spregevoli sul suo conto,che però agli altri piacevano e poche persone si lamentavano quando si rivelava essere un problema nella relazione e non il ragazzo gentile e carino che ti aiuta. Non lo era più,almeno— e ovviamente non ne andava fiero.

Ogni tanto sperava che qualcuno penetrasse oltre le solide barriere che si era costruito e che sarebbe stato disposto ad ascoltare la sua storia,anche se avesse reagito male. Aveva un disperato bisogno di vero amore,di riceverlo,di una persona che fosse capace di amare un "cuore di pietra" come il suo. Credeva non esistesse,che la storia dell'anima gemella fosse una bufala e nient'altro e che nessuno sarebbe stato capace di definirlo carino invece di attraente. Credeva che nessuno avrebbe scavato così tanto dentro di lui per pura curiosità. Credeva che a nessuno sarebbe importato dei suoi piccoli dettagli,di tutta la sua routine prima di dormire (vedere un'episodio di una serie,lavarsi la faccia,mettere a letto i suoi tre gatti e poi andare a dormire),del suo piatto preferito o del regalo che preferisce ricevere. Credeva fosse destinato ad essere trattato con superficialità,come se fosse una candela che si consuma subito.

Poi,incontrò una ragazza al bar:Emilie. Non era ancora totalmente ubriaco né totalmente sobrio,quindi riuscì a capire qualcosa di lei. E la cosa che lo colpì più di tutte era la sua estrema gentilezza verso uno sconosciuto,e anche il suo essere diretta.
«Sei carino,comunque» gli disse con un sorriso splendente,che a Minho nessuno aveva mai rivolto. E lo trovava carino,non attraente. Potrebbe essere la cosa che gli ha scaldato più il cuore negli ultimi sei mesi. Minho la ringraziò,dicendo a sua volta che lei sembrava essere molto dolce. Emilie rise,e Minho sentì un fatidico sentimento ormai estraneo a lui:farfalle nello stomaco. Non capiva cosa gli stava succedendo,né non sapeva se fosse qualcosa di positivo per lui; ma non gli importava,ora voleva concedersi questa serata di relax con Emilie. Tanto non l'avrebbe più rivista,giusto?

Beh,il giorno dopo (proprio un cliché) la notò per la prima volta a scuola:da quant'è che studia qui,pensava mentre la guardava. Successivamente gli si avvicinò e iniziò a parlargli,e per la prima volta Minho si trovava disarmato:non gli stava chiedendo se fosse d'accordo nell'avere una scappatella a casa sua,gli stava parlando dei suoi gatti.
«Ieri sera mi avevi detto che hai tre gatti,no? Anche io li ho— beh,ne ho due —e sono fantastici come i tuoi!». Che strano essere trattato come un essere umano. E che strano sorridere genuinamente durante questa conversazione.
La lasciò parlare,anche quando la campanella suonò:era troppo radiosa per dirle di smettere,che ormai il loro tempo era finito. L'avrebbe ascoltata parlare per ore.
«Oddio,ma è tardissimo,dobbiamo andare a lezione! Ci becchiamo a pranzo,va bene? Ciao Min!» Emilie lo salutò e corse verso la sua classe,e Minho riuscì solo a muovere la sua mano a destra e a sinistra. Si era mica...innamorato? Con una serata insieme e una conversazione su dei gatti? Bastava così poco? Ed era stato sempre così innamorarsi di qualcuno a prima vista? Sembrava tutto diverso,nonostante Minho avesse avuto situazioni simili a quella.

Magari lei era capace di amarlo,ma per Minho era tutta una farsa che sarebbe durata poco. Doveva rimanere sulla difensiva nonostante tutto.

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SPAZIO AUTRICE
Credo che questo sarà l'unico o uno dei pochi spazi che dedicherò ai miei pensieri. Questo non lo considero ancora come un capitolo vero e proprio,è solo un'introduzione a cosa sarà questa storia.
Vorrei specificare che nessun comportamento tossico è descritto per essere romanticizzato o normalizzato,e cercherò di non descriverli in una maniera inappropriata ovviamente. Non è la mia "cup of tea" da scrivere,ma si provano sempre cose nuove,no? Spero che quest'introduzione possa piacervi!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 09 ⏰

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