L'inizio e la fine

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Sono le ore 19 quando guardo l'ora dall'orologio appeso al muro del mio ufficio. Sulla scrivania il mio telefono vibra. È la mia amica Jenny che mi avvisa su WhatsApp: "Vieni stasera alla mia festa di compleanno?". Guardo perplessa il messaggio ma decido di risponderle. "Solo se ci sono ragazzi carini!" le scrivo mentre aggiungo qualche faccina che sorride in modo malizioso. "Non cambi mai...eh?" risponde lei un minuto dopo aver visualizzato il mio messaggio. Rido e subito dopo blocco lo schermo del telefono e torno a lavorare a computer. Prendo la penna e finisco di scrivere gli ultimi impegni del capo sulla sua agenda. Ad un certo punto bussa qualcuno alla porta. "Posso entrare signorina Lisa?" –"Certo!" rispondo non riuscendo a capire chi sia. Entra nel mio ufficio una ragazza con dei lunghi capelli biondi e un abito rosso a dir poco incantevole. È davvero stupendo e le scende bene sui suoi fianchi. Anche i tacchi a spillo neri sono davvero belli, le donano quel tocco di eleganza che io non sono mai riuscita ad avere. "Salve... lei è la segretaria del signor Manetti?" –"Si... perché? Lei chi è invece?" chiedo alzandomi dalla sedia e avvicinandomi a lei. Io in confronto a lei non indosso abiti eleganti ma soltanto una leggera camicetta fiorata e con i jeans che calzano quasi aderenti. L'unica cosa che ho di elegante sono i miei stivaletti neri ai miei piedi. Ma soprattutto in confronto a lei sono mora. L'unica cosa che abbiamo in comune sono gli occhi azzurri. "Mi chiamo Jessica e sono la nuova segretaria del capo. L'aiuterò anche io nel suo lavoro!" mi dice sollevata. Io rimango quasi scioccata. "Il capo avrebbe quindi due segretarie ora? Sia me che te?" chiedo con qualche perplessità. "No. La verità è che lei se ne deve andare." –"Cosa? Sta scherzando spero? Io ho un lavoro a tempo indeterminato qui!" esclamo di rabbia. "Stavo scherzando prima cioè quando ho detto che ti avrei aiutata. Era per...non... farti sentire subito male!" ammette con crudeltà e freddezza. "Io...non...non...CI CREDO!" urlo di ira. Prendo di fretta il computer tra le mani. "Questo me lo porto però!" esclamo mentre cerco di raccogliere le mie cose e andarmene via. Mentre però raccolgo con velocità il quaderno degli appunti e la penna mettendoli nella mia borsa pc, tutti i fogli all'interno cadono a terra. "Ahahah...Mi dispiace. Ma... qui non c'è posto per quelle sbadate come te." Esclama ridendo di me e vedendo che riprendo i miei fogli. "Fottetevi tu e il capo" Le dico arrabbiandomi e me ne vado sbattendo la porta del mio ufficio (Ora non più mio). Corro uscendo dall'edificio con le lacrime agli occhi. Sono stata licenziata come se nulla fosse. Ho lavorato 3 lunghissimi anni in questa maledetta azienda di moda. La verità è che ho sempre odiato la moda. Ma non trovando un lavoro migliore...mi ero accontentata di questo. Bene! Ora sono disoccupata. Potrei chiamare il capo per reclamare ma tanto...non ho le tette grosse e i capelli biondi per fargli cambiare idea. Mentre cammino verso casa inizia a piovere e non ho l'ombrello quindi mi rifugio in qualche bar per aspettare che smetta di piovere. Il mio cappotto nero non è di certo impermeabile. Entro e prendo una lattina di Coca-Cola. "Sono in tutto 1 euro e 50 signorina." –"Ecco a lei!" rispondo mentre gli do tutte le monete da 50 cent. "Arrivederci" dice il barista. Sembra che fuori non piova più. Decido di incamminarmi di nuovo. Vado sul marciapiede e procedo per Via Lombardia vicino alla piazza di Milano. Ad un certo punto però sento gridare una ragazza in un vicolo cieco a pochi metri da me. Butto la lattina dentro un cestino dell'immondizia e vado subito verso quel vicolo. Mi avvicino lentamente. (Che sta succedendo??). La paura mi pervade ma allo stesso tempo il coraggio prevale. Mi appoggio al muro e mi affaccio con soltanto un occhio per osservare cosa sta accadendo. Non vedo quasi nulla per il buio... il vicolo è illuminato da un solo lampione che va ad intermittenza. Intravedo però un uomo alto e muscoloso che aggredisce una ragazza. Ma proprio mentre sto per agire a salvarla mi tiro indietro, perché guardo lui che la blocca al muro. La fa girare tenendo con una sola mano le sue braccia ferme sulla schiena. Con l'altra mano gli toglie i jeans e le mutandine mentre anche lui abbassa i suoi pantaloni. Lei urla e chiede aiuto. Il suo urlo è straziante poiché non riesco a fare nulla per aiutarla. "Ti prego! Lasciami. Prendi tutti i miei soldi ma lasciami stare!" urla mentre chiede aiuto. "Sta zitta! E fa ciò che devi fare!" Risponde l'uomo che la sta stuprando prendendola da dietro con forza. "Fermati!" dico all'improvviso sbucando dalla traversa del vicolo. L'uomo in penombra si gira verso di me e smette di toccarla. Ora che lo vedo meglio ha gli occhi rossi come una bestia. E i suoi denti aguzzi quasi demoniaci. "No. Non mi fermo. Voglio che guardi cosa le sto per fare." Ammette con perversione e un pizzico di provocazione. "Ti prego!! Lasciala andare!" dico mentre agisco avvicinandomi a lui e cerco di aggredirlo tirandogli la mia borsa pc ma lui mi spinge a terra con forza con una sola mano. Sbatto la testa vicino al muro e cado giù a terra. "Togliti" afferma contro di me e si rigira verso di lei. La penetra con forza e senza pudore. La ragazza piange e grida per il dolore. Io la guardo mentre sono a terra. Quasi mi eccito anche io nel vederla. L'uomo dagli occhi rossi la fa girare e la fa inginocchiare. "Su da brava!" dice spingendo la sua testa verso il suo membro ma lei si ribella. "In bocca no. Per favore!" dice la ragazza mentre chiede clemenza ma lui risponde: "Zitta e fai ciò che ti dico!". L'uomo le prende con forza la testa tirando i suoi capelli e la spinge verso di lui. Le fa praticare del sesso orale completo. "Ahhh così piccola." Dice mentre l'uomo geme di piacere. Non so se mentre vedo la scena provo disgusto o eccitazione. Appena finisce il rapporto orale lui si stacca da lei e la fa alzare. Gli sposta i capelli dal collo e con un gesto veloce e netto l'azzanna viva con i suoi denti sul collo. "Ahhh" emette un ultimo grido la ragazza mentre inizia a perdere sangue. Subito dopo giace a terra morta dissanguata e guardo la scena terrorizzata. "Tu...non hai visto niente, giusto?" mi dice il ragazzo mentre si volta verso di me e rimette apposto i pantaloni. Inizio a tremare e mentre mi alzo in piedi con la testa cerco di annuire. "Non ho visto nulla." Ammetto con timore. "Bene. Brava." Dice aggiungendo al suo viso un sorriso malizioso. Non ho subito nessuno stupro eppure mi sento più traumatizzata io che quella donna morta davanti ai miei occhi. "Se io non dirò niente... tu mi lascerai vivere?" chiedo mentre riesco a guardarlo negli occhi che stranamente ora sono quasi neri. "Qual è il tuo nome?" chiede senza rispondere alla mia domanda precedente. "Lisa...perché?" –" Bene...Lisa. Ci vedremo molto presto." dice facendomi un occhiolino. "Aspetta. Avevi detto che mi lasciavi andare!" –" Infatti lo sto facendo!" risponde ridendo e cercando di incutermi paura. "Io non voglio rivederti presto!" esclamo con rabbia e panico allo stesso tempo. Quell'uomo mi guarda con uno sguardo triste e quasi interessato a me. "Come vuoi. Addio" dice e scompare nella penombra del vicolo. Chiamo la polizia e segnalo subito l'allarme. Non solo oggi sono stata licenziata ma ho dovuto assistere ad uno stupro e ad uno sbranamento di una povera ragazza. Vedo finalmente le volanti della polizia e l'autoambulanza arrivare sulla strada.

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