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Guardo l'ora, sono quasi le 18. Contro ogni mi aspettativa sono talmente entusiasta che vorrei vederlo subito e lavorare tutta notte come agli inizi della mia carriera, quando vivevo di musica e litri di caffè perché l'ispirazione non mi abbandonava mai.

"Anche io, al momento, sono in pausa. Vogliamo vederci doma..." non faccio in tempo a finire di scrivere che vedo il numero di Mark chiamarmi.

"Pronto? Mark?"
"Elisabetta, scusami, per sbaglio ho avviato la chiamata. Non volevo disturbarti..." dice lui con una nota grave nella voce
"No, ma quale disturbo" gli dico dolcemente, è veramente tutto fumo e niente arrosto quel ragazzo "Anzi, forse è anche più comodo così. Quando vogliamo vederci? Io potrei domani, dopo..."
"Stasera sei libera?"
"Sì, sono a casa..."
"Vogliamo vederci in studio? Però devo chiamare per le chiavi"
"Vieni da me" seriamente gli sto per dire che ho casa libera come una qualsiasi sedicenne? Di anni ne ho trentadue e casa mia è sempre libera dal momento che è mia e ci abito da sola.
"Cioè" cerco di aggiustare il tiro prima che fraintenda "Senza che impazzisci a fare giri di chiamate, se non abbiamo bisogno dello studio possiamo parlare e lavorare qui da me" se dietro a quell'aspetto da cucciolo spaurito c'è un minimo di malizia penserà io mi stia consegnando a lui chiavi in mano.
"Non vorrei disturbare" dice lui con un filo di voce
"No, ma figurati. Ti mando l'indirizzo" esattamente mezz'ora dopo MarkT è alla mia porta. Questa sera indossa un paio di pantaloni neri morbidi e una felpa, nera anch'essa, con al di sotto una maglia grigia che porta il nome di un festival R&B che conosco per sentito dire. Immancabili gli occhiali, gli anelli, le collane e i bracciali.

"Ciao Elisabetta" mi saluta quasi timidamente "Scusa per l'urgenza e per la poca professionalità. Se Fede dovesse sapere che sono qui temo potrei ritrovarmi senza manager e senza lavoro". Lo guardo, il grande rapper MarkT è un ragazzo timido, introverso e anche un po' spaventato da quel treno in corsa che è il suo manager. Mi fa quasi tenerezza.

"Vieni, fai come se fossi a casa tua. Vuoi qualcosa da bere? Pensavo di ordinare una pizza se sei d'accordo" non è così male avere della compagnia per cena una volta ogni tanto
"Va bene" mi dice lui

Facciamo partire l'ordine per due pizze e della birra e ci mettiamo al tavolo della cucina. Mark tira fuori dal suo zaino un computer e un piccolo quaderno pieno di appunti e post-it. Avverto chiaramente il momento in cui entra nella "modalità lavoro" perché la sua voce diventa più stabile e più profonda.

"La canzone ti piace davvero?" mi chiede piantandomi addosso quegli occhi da cucciolo intrappolato in quel corpo da adulto.
"Sì" gli dico sinceramente "Non è quello che mi aspettavo ed è anche abbastanza diverso da quello che faccio di solito ma lavorandoci credo possa uscire qualcosa di veramente bello" lo vedo sospirare. È contento, lo si percepisce dall'espressione serena che prende piede sul suo viso
"Ottimo!"

Mark ed io trascorriamo le ore successive a lavorare: scriviamo, cancelliamo, sperimentiamo samples diversi facendo una pausa sigaretta di tanto in tanto. In realtà è lui che fuma ma nonostante il freddo decido di tenergli compagnia sul piccolo balconcino al quale si accede dal mio salotto. In quei momenti mi racconta con entusiasmo dei suoi traguardi lavorativi e mi confida che vorrebbe, pian piano, spostarsi verso un genere più simile a quello della canzone alla quale stiamo lavorando rispetto al rap puro al quale ha abituato i suoi fan.
Quando fuori inizia ad albeggiare, decidiamo che è ora di riposarci.
"Direi che è ora di tornare a casa, devo riposare. In mattinata ho un'intervista con non ho ben capito chi e mi conviene dormire un po', va bene l'aspetto da artista dannato ma vorrei evitare di spaventare il povero giornalista o la povera giornalista" sorride. Nonostante il volto stravolto noto con piacere che si è sciolto e sembra trovarsi a suo agio in mia compagnia; in realtà posso dire lo stesso di me. Entrare in sintonia con lui è stato molto semplice, devo ammetterlo. A quanto pare, amiamo la musica allo stesso modo e anche il nostro modo di lavorare è molto simile, forse io sono più analogica di lui ma è stato interessante vederlo lavorare al computer.

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