È il 4 luglio e questa mattina mi alzo di malavoglia, la luce del sole filtra dalla finestra semiaperta del mio appartamento illuminando l'intero spazio e infastidendo il mio sonno. Un sonoro sbadiglio esce dalle mie labbra, facendomi passare per un animale alle orecchie dei vicini oltre la parete.
La vita che conduco è particolarmente monotona. Lavoro in un piccolo negozietto di dischi otto ore al giorno e sei giorni su sette, il quale mi permette di portare a casa uno stipendio pressoché soddisfacente. Ho smesso di curare il mio aspetto da tempo, ripudiando l'idea di dover attrarre qualcuno o me stessa. La solita sigaretta tra le labbra e le occhiaie violacee che sembrano quasi farmi da makeup perenne, riflettono il rifiuto di una vita sana. Fino ad ora ho vissuto con la costante consapevolezza di dover tirare le cuoia prima o poi venendo dimenticata, e mi va bene così. Sono troppo pigra per impegnarmi a fare qualcosa che segni per anni quella che è la mia presenza nel mondo.Mi dò distrattamente una pettinata ai capelli con le dita delle mani, indosso qualche straccio trovato piegato nel mio armadio e, prima di uscire di casa, mi armo di quella che sarà la mia colazione: tabacco, cartine e filtri.
Il fumo esce dalle mie labbra mentre mi dirigo svogliatamente al negozio, numerose nuvole oscurano il sole rendendo la giornata più noiosa di quanto non sia già. Il chiasso delle affollate strade di Tokyo mi fa innervosire e sembra che solo la nicotina sia in grado di frenarmi dal fare a botte col primo passante.La direttrice è già immersa tra gli scaffali quando arrivo a lavoro, ci salutiamo con un semplice cenno del capo mentre le passo accanto per dirigermi verso il magazzino. Poso i miei oggetti personali in uno stanzino e indosso il terribile grembiule che abbiamo come divisa. I toni scuri di esso sono una calamita per il caldo estivo e la costante mancanza di un climatizzatore mi fa seriamente dubitare delle mie scelte di vita.
Sto sistemando alcuni nuovi arrivi su uno scaffale quando il telegiornale trasmesso attraverso la radio della cassa cattura la mia attenzione.
"Il conflitto sempre più intenso con la Tokyo Manji Gang ha finito per coinvolgere persone innocenti."
"Nell'incidente sono rimaste ferite sei persone. Una è stata portata in ospedale, ma ha perso la vita."
"Le vittime decedute sul posto sono state identificate come Naoto Tachibana, di 25 anni, residente a Shibuya, Tokyo e..."
"... sempre di Shibuya, Tokyo, la sorella maggiore, Hinata Tachibana, di 26 anni."
La notizia non mi sconvolge più di tanto, ultimamente le tragedie a seguito di un attacco di una gang sono sempre più frequenti.
"Tokyo Manji Gang..." ripeto a me stessa mentre continuo a sistemare i dischi sullo scaffale con sguardo perso . "Bella merda." commento con una nota sarcastica mentre il mio sguardo cade sul via vai di clienti all'interno del negozio, animando un po' il clima morto di quella giornata.Passa circa un'ora e mezza prima che il campanello della porta d'ingresso suoni segnando l'arrivo di una nuova persona che, guarda caso, è il mio collega. I suoi capelli neri scompigliati e gli occhi azzurri che sembrano non aver battuto ciglio quella notte, mi fanno sogghignare.
Per quanto non lo sopporti, guardare Takemichi è come guardarmi allo specchio, non so chi dei due sia messo peggio nella vita.
Come al solito la nostra capa gli sbraita contro vita, morte e miracoli per il suo ennesimo ritardo."Sei proprio senza speranze." dico ridacchiando quando lui giunge al mio stesso scaffale, rivolgendomi un versetto infastidito. "Già che sei qui dammi il cambio, vado in pausa." gli rivolgo un cenno del capo in direzione dei dischi ancora da sistemare, per poi voltarmi e dirigermi verso l'uscita sul retro.
"Ma certo, fai con comodo." sono le uniche parole sarcastiche che ricevo da parte sua, prima di chiudermi la porta alle spalle. Il lato posteriore del negozio si affaccia su una zona scarsamente curata di Tokyo. Il rumore assordante dei cantieri e lo scambio si insulti urlati tra gli operai sono la quotidianità.
Mentre mi giro una sigaretta tra le dita lancio uno sguardo all'interno del negozio, controllando l'ora sull'orologio da parete.
Ho soli dieci minuti per fumare e cercare di non dare di matto per l'eccessivo caldo che mi ustiona la pelle. Niente di più perfetto, aggiungerei.
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TIME DOESN'T WAIT- Tokyo Revengers
Fanfiction"Io aprirei una petizione per ammazzarla anche nel passato." "Atlas." "Penso sia una cosa valida su cui ragionare!" ______________________ - Bella raga, nuova storiella su Tokyo Revengers insieme al mio oc perché mi annoio e perché mi è tornata l'os...