(5) Valentino

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Mi sono svegliato in un letto che non è il mio e al mio fianco c'è una ragazza che non riconosco, devo aver di nuovo bevuto troppo anche perché sento un forte mal di testa che continua ad aumentare. Dopo essermi sistemato un attimo e aver raccolto le mie cose senza far svegliare la ragazza esco. Non so bene come riesco a tornare a casa e sopra la porta trovo l'ennesimo avviso del proprietario che mi minaccia di sfratto se non gli pago l'affitto ma penso proprio che ci penserò più tardi.

Accendo il telefono e vedo le tante chiamate perse dai miei amici.

Chiamata in arrivo da Alessandro...

-Pronto
-DOVE CAZZO SEI SCOMPARSO IERI SERA
-Non lo so, a casa di una a caso
-Ci hai fatto preoccupare eri ubriaco fradicio avevamo paura ti fosse successo qualcosa di grave
-Sto bene non preoccupatevi
-Devi farti aiutare stai mandando tutto a puttane
-Non sono cazzi tuoi di quello che faccio con la mia vita
-Ora riposati, oggi pomeriggio vengo a vedere come stai
-Va bene, non mi interessa

Mi stendo sul divano e mi viene in mente quando con Aurora sdraiata sul mio petto guardavamo film fin troppo sdolcinati per me. Penso di essermi perso nel vuoto dei miei pensieri per un bel po'.

Qualcuno sta bussando insistentemente alla porta.
Alessandro è visibilmente preoccupato, devo essere stato su quel divano un bel po' visto che sono già le 4 di pomeriggio.

«Vuoi entrare?»

Entra senza neanche rispondermi e si siede sul divano dal lato dove si sedeva sempre lei.

«Non riesci a togliere la dalla testa vero?»

«Cosa intendi?»

«L'abbiamo capito che vi siete lasciati e Giorgia si è lasciata fuggire questa informazione»

Rimango in silenzio.

«Devi riprenderti, devi dimenticarla»

«Non riesco e non voglio dimenticarla»

«Devi farlo per te, ora però facciamo una bella cosa, ti bevi un bel caffè, ti fai una bella doccia e poi ti porto in un posto»

«Va bene»

Contro voglia faccio quello che mi ha detto.

«Ho fatto»

«Magari sistemato un po' l'outfit, che ne dici»

Mi guardo allo specchio ed effettivamente è un po' penoso.

«Meglio»

«Decisamente, ora ti stampi un bel sorriso in faccia e andiamo»

Prendo una sigaretta ma me la toglie di mano e la rimette nel pacchetto che lancia sul divano.

«Quello rimane qui oggi»

Faccio una smorfia di disappunto ma accetto, alla fine so che se ora è qui è perché mi vuole bene e vuole che io stia bene.

Saliamo in macchina e vaghiamo a lungo avvicinandoci sempre di più alla provincia monzese nella zona dove abbiamo passato la nostra adolescenza. Capisco dove mi stia portando quando riconosco da lontano quel parco, il parco dove tutti noi ci ritrovavamo in estate per fare i picnic, ozziare tutto il giorno, prendendo il sole, giocare a tutti i possibili e immaginabili giochi di carte al mondo, prenderci a gavettoni e tanto altro, lo stesso parco dove tutti almeno una volta abbia portato una delle nostre fidanzate o dei nostri fidanzati. Tanti, troppi ricordi contenuti in un solo luogo. 

«Perché mi hai portato alla Porada?»

«Perché è l'unico posto che a visto te e aurora sempre felici e quindi l'unico luogo che dovrà contenere quel ricordo d'ora in poi. Ora fa una cosa, va li fatti una passeggia pensa, rifletti, e lascia andare i ricordi io ti aspetto qui.»

Scendo dalla macchina e inizio a girovagare per il parco, riaffiorano tutti i ricordi in un battito di ciglia: il nostro primo appuntamento, il primo bacio, le canzoni che le ho dedicato, tutte le volte che abbiamo passato ore e ore a fare discorsi profondi sulla vita e sul nostro futuro.

Dopo circa un'oretta torno alla macchina e sono un fiume di lacrime.

«Come ti senti?»

«Meglio»

  

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 28 ⏰

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