Un vento freddo scompigliò l'impermeabile beige di Padre Simon. Attraversato da brividi di freddo, alzò il bavero della giacca con un gesto rapido per poi stringersi le braccia al petto.
Padre Simon varcò il cancello di ferro arrugginito, lasciandosi alle spalle l'edificio della Chiesa di Filadelfia che si ergeva su quella collinetta della periferia. In quella zona vi erano case basse, a tratti fatiscenti, che si susseguivano irregolari, con finestre socchiuse come occhi stanchi che spiavano i passanti.
La strada sterrata era punteggiata di pozzanghere stagnanti, e il rumore dei suoi passi riecheggiava nel silenzio.
Il bavero alzato gli proteggeva il collo, ma non bastava a schermare dai morsi del freddo dei primi giorni di un rigido autunno. Il suo sguardo, fisso davanti a sé, si vagava oltre il buio, dove l'orizzonte sembrava scivolare verso il cuore del borgo. I lampioni, rari e fiocamente illuminati, gettavano ombre lunghe e spezzate sul terreno.
E' così diversa la periferia dal centro... Rifletté.
Padre Simon rallentò il passo, mentre il pensiero si fece più pesante, tanto da premere sul petto come un peso reale. Gli occhi gli caddero su quel tratto di strada piena di buche, dove l'acqua stagnava in pozzanghere scure. Un'ondata di fastidio gli attraversò lo stomaco, salendo fino alla gola. Strinse i pugni dentro le tasche dell'impermeabile, le unghie premute contro i palmi in cerca di una valvola per quel malessere crescente.
L'idea che quegli ultimi fossero abbandonati a loro stessi gli dava un senso di nausea fisica, come se fosse costretto a ingoiare una verità amara che non riusciva a digerire.
Eppure, lui, Padre Simon, era lì: una sorta di angelo custode trasandato dal peso delle sofferenze altrui.
Si fermò un istante, con il respiro più pesante, osservando il centro città in lontananza, dove le luci del centro brillavano come un gioiello sfavillante. La luce ingannatrice di Lucifero...Mormorò tra sé, riprendendo il cammino verso la piazza principale.
Sapeva di essere un'eccezione in quel sistema calcolatore, in cui la distanza tra il potente Casato Damian e chi lottava ogni giorno per un frammento di dignità era fin troppo evidente.
Un tuono, profondo e minaccioso, scosse il cielo. Padre Simon sollevò gli occhi, cercando di scrutare oltre le nuvole scure che si addensavano sopra di lui, cariche di tempesta. Il vento gli portava l'odore di una pioggia imminente, mescolato a quello acre della periferia abbandonata.
Il sentiero iniziò a scendere, sempre più ripido, mentre l'ambiente circostante mutava gradualmente.
Le case liberty del centro città, con i loro archi decorati e i balconi in ferro battuto, cominciarono a stagliarsi all'orizzonte, bianche e quasi spettrali nella pallida luce lunare. La piazza al centro perfetto del borgo, accoglieva la cattedrale delle Sette Chiese: un capolavoro gotico tinto di bianco, che sembrava brillare di luce propria. I gargoyles, inquietanti e solenni, osservavano il mondo dall'alto della Cattedrale, come guardiani silenziosi.
All'angolo della piazza, nella strada parallela, alla destra del Padre, un'insegna al neon attirò la sua attenzione.
Pub Lithium
Le lettere fucsia pulsavano a intermittenza, proiettando bagliori vividi sulle pareti e sull'asfalto bagnato. La musica assordante del pub si riversava nel vento, trasformandosi in un'eco lontano e distorta.
Poco oltre quell'insegna, all'ingresso di un vicolo cieco, Padre Simon scorse una figura.
Un ragazzo era rannicchiato a terra, i capelli bagnati che gli si incollavano alla fronte. Lo sguardo vuoto e perso, le mani tremanti. Sembrava parlare tra sé e sé, ma le parole erano indecifrabili.
Di tanto in tanto, il ragazzo tossiva con dei sibili profondi.
La pioggia, all'inizio lieve, quasi delicata, si trasformò in una cascata indifferente, colpendo Padre Simon e il ragazzo con la sua potenza.
Simon si fermò, esitando per un istante, prima di avvicinarsi a quella figura indifesa
Perché a me, Signore? Perché io? Cos'ho di speciale rispetto ai miei fratelli?
Padre Simon si fermò, il respiro sospeso, mentre i suoi occhi si posavano sul giovane accasciato contro il muro. Il ragazzo era rannicchiato a terra, le spalle tremanti, il mento affondato nel petto. Un lampo squarciò il cielo, gettando ombre taglienti sulla strada di pietra e illuminando per un istante i contorni smunti del suo viso.
Si avvicinò, abbassandosi sulle ginocchia. Il ragazzo aveva i capelli incollati alla fronte e la pelle era tesa, quasi trasparente sotto la pioggia battente. Il suo respiro era spezzato, ogni colpo di tosse sembrava squarciare i polmoni. Un rantolo profondo lo fece sussultare.
Un nodo serrò lo stomaco di Simon. Il pensiero di lasciarlo lì gli fece ribollire il sangue nelle vene. I Lucifer non avrebbero avuto pietà.
Lo avrebbero trovato, usato, carpito la sua anima e gettato via come un giocattolo usato.
Simon strinse i pugni, la pioggia che colava dal suo mento si mescolava al sudore freddo.
No. Non l'avrebbe permesso.
Già da semplice discepolo di Peter, Simon aveva udito storie sussurrate tra le ombre, racconti spezzati da voci tremanti vittime del loro potere. Occhi segnati dal terrore gli avevano parlato di riti oscuri, urla soffocate nel buio, corpi spezzati e anime trascinate nell'abisso. Pochi erano fuggiti. Ancora meno erano quelli sopravvissuti abbastanza da raccontarlo.
Scosse il capo, lo sguardo rivolto al cielo gravido di pioggia. Le gocce scivolarono sul suo viso, mischiandosi al sudore e alla stanchezza. Gli occhi pesanti.
«Quindi è questo...» mormorò, lasciando che il vento portasse il suo anelito al Creatore. «Vuoi che faccia il buon samaritano?»
Un colpo di tosse spezzò il silenzio. Il ragazzo si contorse in spasmi irregolari, il petto si sollevava a fatica tra i gemiti. Simon abbassò lo sguardo, gli occhi indugiarono sulle dita ossute del giovane, strette come artigli sul tessuto lercio della sua maglia di cotone.
«Ok, ok...» sbuffò, le dita si strinsero in un pugno. «Lo prendo, lo porto in Chiesa e poi vedrò cosa fare.»
Un lampo squarciò il cielo, seguito da un tuono che gli fece vibrare il petto. La pioggia raddoppiò la sua furia. Simon allungò una mano, scosse la spalla del ragazzo. Nessuna reazione. La testa a penzoloni verso la spalla.
Ha perso i sensi?!
Sentì il suo cuore accelerare. Portò due dita alla giugulare del giovane. Il battito c'era, ma pulsava rapido, incerto. Simon strinse la mascella, sollevò ancora una volta lo sguardo al cielo scuro.
«Oh, Signore Gesù Cristo...» sospirò, lasciando che l'eco delle sue parole diventasse una preghiera.
Si abbassò, inspirò a fondo e con un movimento deciso, lo prese da un braccio, il torace che toccava la schiena del Padre. Con uno slancio lo sollevò, facendolo ricadere sulle spalle. Il corpo del giovane dondolò per un istante, inerme, prima che Simon aggiustasse la presa, bloccandolo saldamente con le braccia sotto le ginocchia.
Il peso gli gravava sulle sue spalle, i muscoli delle gambe bruciarono per lo sforzo, ma lui serrò la mascella e avanzò.
La pioggia continuava a martellare il selciato, rendendo ogni passo un'impresa. Il vento gli schiaffeggiava il volto, il fango cercava di trattenere i piedi, ma Simon non si fermò. Stringendo la presa sulle gambe del ragazzo, abbassò la testa e andò avanti. Doveva portarlo in salvo.

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IL NOME DI GESÙ CRISTO - (in fase di riscrittura)
ParanormalFiladelfia è un borgo tranquillo. La cittadina appare come un luogo pacifico, dove la vita scorre lenta e la gente comune si accontenta di routine semplici, ignorando gli inquietanti avvenimenti che si susseguono da tempo. Padre Simon da tempo ha u...