You might kill me with desire
Wind me tighter than a wire
It's something that you do to me
I run away like mercury
And I know you think it's rough
When you're trying to patch us up
And I say: Honey what is love?
You just say, I drink too much«VIOLA, MI HAI ROTTO IL CAZZO!»
Quest'urlo mi sveglia. So cosa sta per succedere; mi alzo in fretta dal letto, esco dalla mia camera e mi ritrovo faccia a faccia con la solita scena: mio padre che alza le mani su mia madre. Mi sono altamente stufata di non vederla reagire, mi sono altamente stufata di vedere quel viso terrorizzato, di fronte alla furia di quel bufalo.
A volte, mi chiedo come diavolo si sia innamorata di uno come lui, a tal punto da farci una figlia. Lei mi ha sempre detto che prima non era così, ma ci credo poco. Viola: il fiore che simboleggia la fedeltà; se è anche il suo nome, in fondo non c'è tanto da stupirsi.
Urlo a quello schifoso maniaco di lasciarla andare, e di non farle più del male; in un impeto di rabbia provo a saltargli addosso, ma mi scrolla via da lui come se fossi un moscerino. Per quel millisecondo che gli sono stata vicino, ho sentito la puzza d'alcool riempirmi le narici. Ha bevuto di nuovo, e se mamma avesse la capacità mentale di parlare, in questo momento, mi direbbe di tornare in camera, e lo giustificherebbe. Ma c'è poco da difendere, visto che la picchia anche quando è sobrio. Quando è ubriaco, picchia “solo” più forte.
Finisco contro il muro. Forse non avrei dovuto farlo, ma non ce la faccio più. Gli ultimi giorni, li ho passati a chiederle di farsi coraggio e portarci lontano di lì, al sicuro; ma, senza di lui, dove potremmo andare? Con quali soldi?And then the T-Shirt that I wear
And pick the thorns out of my hair
I broke your heart so carelessly
But made the pieces part of me
And now it hurts what we've become
'Cause you taught me how to love
It's me who taught you how to stop
And you just say, I drink too muchMi viene in mente un'idea folle, ma devo riuscirci: a un paio di passi da me c'è un telefono, potrei chiamare la polizia, e porre fine a questo inferno.
Cerco di arrivarci, senza farmi notare, e ci sarei riuscita, se non se ne fosse accorto prima che riuscissi soltanto a sbloccare l'apparecchio.
«E tu, dove credi di andare? Antonia, vieni qui!»
Cerco di apparire il più determinata possibile a chiamare i soccorsi, ma tira fuori dai pantaloni una pistola, e me la punta contro. E quella, dove l'ha presa? Continuo a fissarla, nel timore che possa effettivamente usarla su di noi; il tempo si ferma.
Nel frattempo, dà degli altri calci a mamma; poi cerca di avventarmisi contro. Il telefono vola via dalle mie mani, io cado a terra.
Mi giro per vedere in che stato è mia madre: non l'ho mai vista così terrorizzata; papà le sta puntando la pistola addosso.I've waited for this
I'm ready for it
I've waited for this
I'm ready for itI've been waiting so long
Mi sale un moto di rabbia: non riesco più a vederla soffrire così. Mi alzo, non so con quali forze: probabilmente è l'adrenalina del momento a farmi muovere e tirare un calcio sul braccio di papà; la pistola cade a terra, e con uno scatto la prendo in mano e gliela punto alla schiena.
Non posso proprio perdonarlo, per ciò che ci ha fatto finora; premo sul grilletto, mentre lui si volta verso di me.Mi ci vuole un po', per capire cos'ho fatto. Non ho nemmeno il coraggio di guardare mia madre, che probabilmente è ancora lì a terra, come congelata dalla paura.
Io, Antonia Massoni, ho ucciso mio padre.
Decido che non è il momento di fissare il suo corpo inerme, sdraiato a terra. Alzo lo sguardo, e l'espressione che ha in viso mia madre dice tutto: bisogna chiamare la polizia... Ma per prendere me. Probabilmente ci avrà già pensato qualcun altro del palazzo, uno sparo non passa di certo inosservato. Specialmente perché proviene dal nostro appartamento. E specialmente perché finora non hanno mosso un dito, per aiutarci.
Non c'è stato bisogno, di chiamare la polizia: già sento le sirene sotto casa. E io li aspetto, per confessare tutto.Non appena bussano, mi alzo dalla sedia dove mi sono seduta, per andargli ad aprire. Le gambe sono diventate di piombo, così come il braccio che alzo con fatica, per aprir loro la porta. Non fanno neanche un passo, che già sputo la verità:
«L'ho ammazzato io. Quella è la pistola.»
Appena queste parole lasciano la mia bocca, mi sento ancora più consapevole della mia azione. Cado in ginocchio, davanti a mia madre, e inizio a piangere a dirotto. Non faccio altro che chiederle scusa. Se non lo avessi ucciso, avremmo potuto ricominciare una “nuova vita” insieme. E invece, ora si ritroverà vedova, e con una figlia in galera.
I poliziotti sembrano capire il mio stato d'animo, e mi lasciano accasciata a terra a piangere per un po'. Poi mi fanno cenno di andare con loro, e allora mi fiondo tra le braccia di mia madre. Non avrò più possibilità di avere quel tipo di contatto fisico per un bel po' di anni. Poi mi portano verso il mio destino.Maybe I'm defective
Or maybe I'm dumb
I'm sorry, so sorry
For what I've done
Maybe I'm bad natured
Or maybe I'm young
I'm sorry, so sorry
For what I've done———
Art. 575 c.p.
(Omicidio)
Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni ventuno.—
Art. 52 c.p.
(Difesa legittima)
Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di un'offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa.Nei casi previsti dall'articolo 614, primo e secondo comma, sussiste ((sempre)) il rapporto di proporzione di cui al primo comma del presente articolo se taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un'arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere:
a) la propria o la altrui incolumità:
b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d'aggressione.—
Art. 62 c.p.
(Circostanze attenuanti comuni)
Attenuano il reato, quando non ne sono elementi costitutivi o circostanze attenuanti speciali, le circostanze seguenti:
1) l'avere agito per motivi di particolare valore morale o sociale;
2) l'aver reagito in stato di ira, determinato da un fatto ingiusto altrui;
[...]
5) l'essere concorso a determinare l'evento, insieme con l'azione o l'omissione del colpevole, il fatto doloso della persona offesa;
[...]———
NdA: Questa storia (così come le altre one-shots che trattano temi un po' più "maturi") è frutto della fantasia del suo autore. Non vuole assolutamente e in alcun modo essere intesa come uno spronare e un pubblicizzare la violenza e la giustizia personale. Se trovate qualcosa nella storia che è generalizzato o che non ha senso, sentitevi liberi di commentare.
Se anche tu, o una tua parente, o una tua amica, vi ritrovate in questo contesto, non fate come la protagonista. Probabilmente, di fronte a una situazione simile verrebbe spontaneo a chiunque, ma chiamate il prima possibile i soccorsi: sia la polizia, che il numero di emergenza 1522.
Non date mai per scontato che finirà. Potreste “finire” voi, prima.
Come recita uno slogan, che ho trovato su una cartolina delle Poste, “Gli schiaffi sono schiaffi. Scambiarli per amore può farti molto male”.
Sono tanti, i modi per ricominciare, a poco a poco, a vivere. Ci sono veramente tante associazioni, in tutto il territorio italiano, che si occupano di casi di violenza, che offrono assistenza telefonica, “fisica” attraverso case rifugio a indirizzo segreto, e legale, tramite team di avvocati che se ne prenderanno cura. Meglio questo, che finire ammazzate per un amore, che amore non è.
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Sorry
Short StoryCosa faresti, se tua madre fosse costantemente picchiata da tuo padre? È amore, questo? Antonia pensa di no. E la sua azione finirà per rovinare la vita di tutta la sua famiglia. ♫ Sorry, Nothing But Thieves