-1566-Capitolo 1: Il bosco

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-Quella mattina mi alzai preso, decisi di andare al pozzo per fare rifornimento di acqua,mi rifeci il letto, preparai la colazione,mi misi un vestito verde scuro,mi pettinai i capelli,diedi un bacio sulla guancia a mio padre mentre dormiva ancora e uscii.

ci misi qualche minuto per raggiungere il pozzo e quando arrivai trovai un paio di persone che chiacheravano allegramente, io mi misi in disparte mentre attendevo il mio turno, ma mentre aspettavo sentii qualcuno chiamarmi

«Bice!ehii,Bice!»

Mi guardai in torno per capire da dove venisse quella voce, poco dopo intravidi un gruppo di cinque persone mi stava chiamando,mi avvicinai timidamente, quando gli fui davanti una delle ragazze dai cappelli doro mi squadro e disse

«Buongiorno Bice!, come va

«Bene?»

«Beh, ora non più»

Il ragazzo che era al suo fianco mi butto per terra facendo cadere il secchio, mi ritrovai le mani e il mio vestito sporco di fango,il gruppo mi disse

«Ora sei dello stesso colore dei tuoi capelli!»

Oppure un altro ragazzo disse

«Perchè non ti fai aiutare da tuo marito?oh no aspetta, non c'è lai!»

Il gruppo rise e si prese il mio posto in fila per il pozzo, mi alzai e cercai di pulirmi con scarsi risultati però, ripresi il secchio da terra e mi rimisi in fila, aspettai qualche minuto, poi fu il mio turno.

Dopo aver attinto l'acqua dal pozzo mi incamminai verso casa pensando a quello che mi aveva detto,era vero che ero l'unica ragazza della cittadina ad non essere maritata, il motivo di questo lo sapevano solo due persone, lei e suo padre.

17 anni e mezzo prima sua madre l'aveva concepita ,sua padre le aveva rivelato che sua madre era molto debole, così tanto che era stata costretta a stare a letto per variati giorni, in quelle settimane la valle venne colpita da una piccola epidemia, anche se piccolo aveva portato via la sua mamma.

Da allora ero sempre stata spaventata dal matrimonio e dal parto, avevo paura che avrei potuto morire e lasciare mio figlio orfano di madre,quindi le persone mi ridevano dietro e non mancavano occasione per punzechiarmi o prendermi in giro:la maggior parte delle ragazze erano gia sposate con dei figli, io usavo come scusa che dovevo prendermi cura di mio padre,ma sapevo che quando sarebbe morto non avrei avuto più nessuna giustificazione,ogni giorno che passava mi sentivo più inquieta.

Quando entrai dal portone di una delle case più povere del villaggio,quindi la mia,trovai mio padre intento a fare colazione

«Buongiorno padre»gli dissi

«uh?,ah buongiorno Bice»

Misi per terra il secchio che grondava di acqua e mi sedetti vicino a mio padre,mentre mangiavamo lui comincio a parlare

«Senti Bice..forse è meglio che ne vai»

«Cosa?»gli risposi

«Ascolta,è colpa mia se non hai trovato ancora un uomo per sposarti:dici che devi prenderti cura di me, ma così ti sto rubando la vita! Quello che devi fare è...»

«No»lo interuppi

«Capisco quello che dite, ma non posso,ho giurato che quando il Signore vi avrebbe chiamato a se io ci sarei stata per confortarvi e dirvi addio, semplicemente non posso»

«Capisco Bice..ma ti prego, oggi non stare in casa a leggere, vai fuori e cerca di farmi delle amiche o conoscere qualcuno che potra aiutarti quando non ci sarò più»

La rinascita della vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora