Ultimo anno

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Ultimo anno.

Il sole di settembre penetra attraverso il vetro della finestra del mio appartamento, colorando il cielo di un azzurro chiaro e privo di nuvole. Un'aria frizzante entra dalla finestra semiaperta, e con essa, il profumo della città che mi attende. I miei pensieri sono un vortice di emozioni contrastanti: eccitazione e ansia si intrecciano in un ballo frenetico mentre mi preparo per il mio primo ultimo giorno al Conservatorio di Milano.

Il conservatorio è un edificio imponente, situato in una delle strade più eleganti della città. La struttura in stile neoclassico mi fa sentire piccola e insignificante, mentre mi avvicino al grande portone di legno massiccio. Il cuore mi batte forte nel petto e il pensiero di cosa mi aspetta all'interno mi fa sentire un misto di apprensione e anticipazione.

Sono cresciuta in una piccola cittadina vicino a Milano, dove la musica pop ha sempre rappresentato il mio rifugio e la mia passione. La mia vita è sempre ruotata attorno ai ritmi e alle melodie di quel genere, ma dentro di me c'è sempre stata una voglia insaziabile di esplorare nuovi territori musicali. Il conservatorio, sin dall'inizio, rappresenta per me un'opportunità d'oro per allargare i miei orizzonti e scoprire nuove dimensioni della musica. Eppure, questa grandezza e prestigio sembrano intimidirmi adesso che mi trovo qui, pronta ad entrare.

Varco la soglia del conservatorio e il rumore dei miei passi sul pavimento marmoreo risuona nell'atrio. Ormai conosco bene questo posto.

L'ambiente è elegante, con i suoi soffitti alti e gli arredi classici. Mi guardo intorno, cercando di assimilare ogni dettaglio, come se fosse la prima volta, mentre avanzo lentamente. Le voci degli studenti e dei professori si intrecciano in un sottofondo di conversazioni animate e risate, che contribuiscono ad accrescere la mia sensazione di essere fuori posto.

Sulla mia sinistra vedo un gruppo di studenti, chiacchieranti e vivaci, intenti a discutere animatamente. Tra loro c'è una ragazza che subito cattura la mia attenzione. 

La sua presenza è come un'esplosione di energia: indossa dei vestiti molto urban e ha una chitarra in custodia a tracolla. I suoi capelli castani sono sciolti e ondulati, e il suo sorriso è così luminoso che sembra poter illuminare l'intero conservatorio. Per non parlare degli occhi blu che si ritrova, magnetici.

Lei nota il mio sguardo, forse un po' troppo insistente e, con un'occhiata curiosa, si avvicina. La sua camminata è sciolta e naturale, e sembra quasi danzare mentre si avvicina a me. "Ciao! Sei dell'ultimo anno anche tu, vero?" chiede, il tono amichevole ma con una punta di curiosità.

"Sì, sono Sarah," rispondo con una voce che tradisce la mia timidezza. "Sono qui per il corso di canto."

Lei inclina la testa da un lato, osservandomi con un sorriso che ha qualcosa di disarmante. "Ah, quindi sei una cantante! Io sono Angela," dice, estendendo la mano per un saluto. "Non sei del sud come me, percepisco un accento molto nordico, giusto?"

"Esatto," confermo, stringendo la sua mano con una stretta un po' esitante. "Vengo da una piccola città vicina."

Angela emette un breve, sincero "Capisco!" e si lascia andare a una risata leggera. "E che genere ti piace cantare?"

"Pop," rispondo, cercando di mantenere un tono di voce fermo. "Ma sono aperta a esplorare altri stili. Mi piacerebbe imparare a conoscere meglio diversi generi."

Angela aggrotta le sopracciglia, come se stesse valutando attentamente la mia risposta. "Pop, eh? Beh, vediamo come te la cavi con qualcosa di un po' più... classico. Non che ci sia qualcosa di male nel pop, sia chiaro, ma il conservatorio, soprattutto durante l'ultimo anno, è un posto dove ci si deve adattare. Nonostante la scelta della specializzazione sia personale..."

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