Sole

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(al mio Sole che, anche se se n'è andato, non se ne andrà mai davvero)


L'estate stava per finire. Mi sedetti sul bordo del molo, passando i polpastrelli sul legno levigato, e chiusi gli occhi. Sospirai, conteggiando i giorni che mancavano alla prossima estate. 276 giorni. Tanti, troppi. L'estate stava per finire e io non ero pronta a lasciarla andare un'altra volta, per poi vederla sparire dietro un mucchietto di foglie aranciate cadute dagli alberi. Sospirai un'altra volta, lasciando dondolare i piedi nudi nell'acqua ghiacciata.

-Che hai? - mi chiese mio fratello, sedendosi a gambe incrociate accanto a me.

Scossi la testa, fingendo un sorriso.

-Ti conosco, Rav. C'è qualcosa che non va, te lo leggo negli occhi.

Abbassai lo sguardo. -Non è nulla, solo la scuola.

-È colpa di Nelly? Ti ho già detto che se ti prende in giro un'altra volta devi solo dirmelo e...

-Non è per questo. Ho paura.

-Paura di cosa?

-Che sia tutto come gli scorsi sedici anni della mia vita. Sono stanca di stare da sola, di venire derisa, di essere quella diversa.

Mio fratello piegò leggermente il capo, osservando il sole che, lentamente, tramontava, dipingendo il cielo di colori accesi. -Sai perché la luna non si sente più sola? - domandò ad un tratto. Si girò verso di me, sfoderando un piccolo sorriso. -Perché ha capito di non esserlo.

-Non ti seguo.

Lui inspirò profondamente, beneficiando di quell'aria frizzante, e iniziò a raccontare. -Una notte di tanto tempo fa, la luna si sentiva sola. Si sentiva così sola che aveva iniziato a sospirare, creando così crepe sulla sua superficie. "Perché sono così sola?" si chiedeva, senza trovare mai una risposta. "Perché non posso incontrare qualcuno come me?". E la notte, per la giovane luna, passava lenta, monotona...

-Perché mi stai raccontando questa storia? - lo interruppi.

-Tu ascoltala e basta -, mi rispose appoggiando una mano sulla mia. -Dicevo, la notte passava lenta, per la luna. Da lassù riusciva a sentire le risate dei bambini, i sussurri dolci degli innamorati, le parole d'incoraggiamento dei genitori. E si sentiva sempre più afflitta, sempre più emarginata.

-Povera luna... - mormorai. Mio fratello strinse la presa sulla mia mano.

-Ma poi la notte finì.

-E cosa successe alla luna?

-Vide il sole. - Rise. -Tutt'a un tratto il buio che l'aveva circondata per tutta la notte iniziò a schiarirsi, assumendo sfumature rosee e rossastre. La luna era confusa, si chiedeva cosa stesse succedendo. Poi lo vide. Vide il sole, con i suoi raggi dorati, il sorriso dolce e gli occhi chiari. Lui le parlò, e la luna non si sentì più sola.

-Non ha senso.

-Ha più senso di quanto pensi, in realtà. Tu sei la luna, Raven. Sei la luna perché finora sei sempre vissuta al buio, pensando di essere sola. Ma non è così. Devi solo aspettare che esca il sole.

Mi guardai le dita, che accarezzavano ancora il legno chiaro del molo, e una lacrima mi segnò il viso. -Come faccio a capire chi è il mio sole?

-Lo capirai. Ti farà stare bene anche solo con un messaggio, con un cuore. Ti farà stare bene a prescindere da tutto. È così che è, il sole.

Mi asciugai la guancia e alzai lo sguardo, dove il sole era già calato e aveva lasciato spazio alle stelle. Osservai la luna, piena di crepe, e le sorrisi. Sapevo cosa si provasse a riempirsi di cicatrici ad ogni sospiro, cosa si provasse a sentirsi soli. Le sorrisi, e le feci una promessa.

Un giorno troverò anch'io il mio sole.

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