Credo che l'umanità sia una grande bolla che racchiude individui con livelli di egocentrismo spaventosi. Ognuno di loro crede di essere la persona più importante del mondo, l'unica con i problemi più grandi. Piccoli puntini incompresi.
Nei primi anni di scuola obbligatoria imparano che l'uomo per sopravvivere abbia bisogno di ossigeno e acqua ma scopriranno successivamente di aver bisogno di accompagnare questi punti con qualcosa che non lasci il proprio cervello spegnersi neanche un minuto: una buona dose di Ansia e Paranoie.
Tra loro però spiccano individui in particolare, i più temuti. Gli unici a vivere di un emozione incontrollabile. Un sentimento logorante che porta alle avventure più pericolose del proprio percorso di crescita.
La curiosità.
Una sensazione che non puoi controllare, devi semplicemente darle da mangiare per poterla placare. Ma cosa bisogna fare quando non hai a disposizione il cibo che richiede al momento?
Non puoi crearne uno simile per poterla ingannare, no, in quel momento potrebbe sputar fuoco intorno a se incendiando tutti e tutto pur di trovare quel che plachi la fame. La risposta alla sua domanda.
Sconosciuto 1 è stato uno dei miei innumerevoli nomi, uno di quelli che spesso dimentichi ma quando ti torna in mente sai che non farai altro che pensarci per tutta la nottata.
N.N. fu quello che odiai di più, mi lacerava dentro. Provocava talmente tanto dolore da farmi capire quanto fosse puro il cuore umano. Un dolore che però non sperimentai.
Treccine fu l'unico nome che odiai consapevolmente, non capitò mai che io me lo dimenticassi. Sembrò aver preso un posto irremovibile nel mio cuore. Potevo essere anche felice ma in quel momento ero anche Treccine e mi fece rabbrividire ogni singolo momento della mia esistenza.
Katrina fu il mio nome, non di nascita, ma il nome che mi fu assegnato dopo una scelta striminzita e fredda. Le poche persone che conoscevo, mi conoscevano con quel nome. Una parola fredda da pronunciare, e succedeva molto poco che qualcuno dicesse al vento quelle sette lettere.
Quattro nomi. Mille impressioni. Una fame da placare.
Cosa siamo destinati a intraprendere nella nostra vita?
Esiste una strada che mi porterebbe a un futuro brillante?
E se così fosse ne esiste anche uno che farebbe marcire ogni mia speranza o sogno?
Quali sono i miei sogni?
Come si capisce quando qualcosa ci interessa davvero quando non ti è mai piaciuto nulla, o forse ti è piaciuto tutto?
Ne parlo come se credessi nel destino, una vera incoerente, come d'altronde tutti e chi lo nega è il sovrano di essi.
Vorrei aver praticato uno sport da piccola che mi avrebbe fatta appassionare, come le altre bambine al parco dire di voler diventare ballerine professioniste o ginnaste olimpiche. Io non so cosa voglia dire avere costanza, determinazione od un obbiettivo.
Io vivo, non mi pongo limiti o traguardi. Non so cosa succederà domani o la settimana prossima e non provo neanche a pensarci; quando provo a programmare qualche evento finisco sempre per creare un palloncino talmente pieno di aspettative che sarebbe alla fine scoppiato per un filo d'aria chiamato 'realtà'.
Dunque ora sono davanti ad un aereo pronta a cambiare vita, persone ed aria.
Salgo nel volo diretto per la California mentre riempio i polmoni ad ogni scalino di quell'aria ormai irrespirabile.
Prima di entrare nel portone tiro fuori il pezzo di carta proveniente dalla tasca dei pantaloni e lo lancio lasciandolo per sempre in quella terra.
Mi compare per l'ultima volta il nome 'Chris' al di sopra.
Credo che ormai abbiate aspettato abbastanza cari lettori.
Dunque la domanda è ovvia e darò a voi il cibo di cui sento che avete bisogno.
Io sono Quattromilauno.
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Quattromilauno
ChickLitPensavate veramente che vi avrei detto qualcosa di questo libro?