Capitolo 1

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<<...e poi mi ha proposto questo lavoro estivo, e anche Heidi, il problema è che lei andrà in un altro stato per il collage, quindi voglio davvero cominciare un altro lavoro, insomma... Secondo te ha senso? Robin, mi stai ascoltando?>>

Mi ripresi dalla mia passeggiatina mentale tra le nuvole quando lui mi chiamò. Ero talmente presa dai miei pensieri che avevo sentito mezza parola di tutto il suo discorso, e cercai di giustificarmi al meglio... Spoiler: senza tanti risultati.

<<Si, Steve, ti ascolto, hai detto qualcosa a proposito del lavoro di.. Linda!>>
<<No, io stavo parlando di Heidi!>>
<<Dammi un po' di tregua, per favore! La tua vita privata è un labirinto, e sono solo le sette del mattino, abbiamo uno stupido pep rally, e mi sono svegliata con l'aspetto di un cadavere!>> Dissi stropicciandomi la faccia, rovinando anche quel poco di trucco che avevo faticato tanto a mettermi quella mattina.

<<Eddai Rob, non sei male affatto!>> La sua faccia diceva il contrario, e lo fulminai con un'occhiataccia, perché anche se ero divertita dal suo comportamento, io sapevo fingere in maniera credibile. Parcheggiammo e scendemmo dalla macchina pochi minuti dopo, dirigendoci in palestra per il raduno.
Mi cambiai, infilandomi l'uniforme della banda della scuola, poi presi la tromba, che suonavo da quando avevo 5 anni, e mi diressi in palestra con gli altri. Prima di prendere posto verificai che Steve fosse dove mi aveva detto, in caso invece avesse sparato un numero a caso e poi se ne fosse dimenticato. Mi stupii di vedere che effettivamente era solo la pochi passi di distanza, e che mi stava già guardando. Gli sorrisi e andai al mio posto.

Iniziammo a suonare un motivetto semplice e allegro, mentre le cheerleader ballavano e gli spettatori applaudivano, battevano le mani a ritmo o gridavano incoraggiamenti. La mascotte (un povero ragazzo che ogni anno doveva infilarsi quel costume da tigre, più di un metro e mezzo di pelo arancione incontrollabile infilato in una maglietta verde della squadra di basket della scuola, per l'appunto i Tigers) faceva il giro della palestra incitando tutti a fare il tifo per la squadra.

Facevamo il pep rally tutti gli anni, per celebrare il torneo di basket a cui, tutti gli anni, partecipavamo e che, tutti gli anni, non riuscivamo a vincere. Quell'anno però eravamo arrivati in finale, cosa che non succedeva da tipo tantissimo tempo, quindi eravamo tutti pieni di speranze, inoltre era entrato nella squadra anche un mio caro amico, Lucas, con cui io, Steve e gli altri del gruppo dei "ragazzini che salvano il mondo" abbiamo condiviso le nostre pazze avventure, e sarebbe stato bello vincere proprio durante il suo primo torneo.
Entrarono in palestra i giocatori, correndo e palleggiando palloni da basket. Finimmo di suonare, le cheerleader smisero di ballare e il silenzio calò nella palestra, dopo un caloroso applauso. Allora Jason Carver, il capitano, prese il microfono e iniziò il suo discorso.
<<Buongiorno liceo Hawkins!>>
Scroscio di applausi.
<<Prima di tutto, ehi, prima di tutto, vorrei ringraziare ciascuno di voi. Senza il vostro supporto, non saremmo qui. Fatevi un grosso applauso!>>
Urla e altri applausi.
<<E, naturalmente, devo fare un ringraziamento speciale alle tifose più carine di tutti i tempi... Le cheerleader dei Tigers!>>
Ancora applausi.
Quando gli spettatori si calmarono, Jason aggiunse, rivolto a una delle cheerleader: <<Chrissy... Chrissy, ti amo, piccola.>> Battendosi la mano sul petto. Lei gli lanciò un bacio e un coro di "ohh" e "aww" si levò dalla folla.

Per un'attimo pensai se la relazione tra me e Steve fosse stata così. Forse sarebbe stato dolce, certo, ma non avrebbe avuto la complicità che io e il mio ragazzo ci siamo creati. Mi piace chiamare in nostro rapporto "amore platonico", anche se all'inizio Steve si lamentava, ma ormai ci ha fatto l'abitudine, diciamo. Lui è affettuoso e io lo insulto. Potrebbe mai esserci qualcosa di meglio?

Poi Jason riprese a parlare, improvvisamente serio, e mi concentrai sul suo discorso.
<<Sapete... Penso di parlare a nome di tutti quando dico che è stato un anno duro per Hawkins. Tutte quelle perdite. E a volte mi chiedo, quante perdite può sopportare una comunità?
In tempi così bui abbiamo bisogno di credere in qualcosa. Quindi, l'altra sera, quando eravamo sotto di dieci punti con la Christian Academy, ho guardato i miei compagni, e ho detto: "pensate a Jack. Pensate a Melissa. Pensate a Heater. Pensate a Billy...>>
A questo punto guardai Max, preoccupata, e notai che anche Steve, Mike, Lucas, Nancy e Dustin lo fecero. Da quando suo fratello Billy era morto non era più la stessa, e sentirlo nominare in un contesto del genere... Non doveva essere il massimo.

<<... Pensate all'eroico capo della polizia Jim Hopper...>>
Anche qui mi si strinse il cuore. Non lo conoscevo bene, ma ero una delle poche persone che sapeva come era morto davvero, e mi pareva quasi ingiusto che la sua morte venisse usata come supporto morale per vincere una partita di basket. Guardai gli altri e vidi che anche loro avevano delle facce cupe. Forse pensavano quello che pensavo io, cosa probabile, o forse pensavano al carico di compiti per la mattina dopo e che tutto questo era solo una perdita di tempo, cosa altrettanto probabile. Optai per entrambe le cose.

<<...pensate a tutti i nostri amici morti in quell'incendio. Per cosa sono morti? Affinché perdessimo con quella stupida scuola? No!>>
E il pubblico rispose: <<No!>>
<<Affinché tornassimo a casa a testa bassa, sconfitti? No!>>
<<No!>>  Sempre più forte.
<<No! Vinciamo questa partita, vinciamo questa partita per i nostri amici ed è esattamente ciò che abbiamo fatto!>>
Tutti applaudirono, tranne me e i miei amici. Non mi era piaciuto quel discorso.

<<Abbiamo umiliato quei cacasotto a casa loro, e stasera, stasera, porteremo a casa il trofeo del campionato!>> Lo urlò così forte che mi venne l'istinto di tapparmi le orecchie, però mi trattenni.
Le urla e gli applausi successivi furono anche peggio.

Io e Steve tornammo a casa delusi e irritati. Non ne parlammo fino a quella sera, e, anche se avremmo preferito saltare la partita, tornammo alla palestra per fare il tifo a Lucas e perché io dovevo suonare. Era ancora più affollato di quella mattina, visto che erano venuti anche alcuni tifosi della squadra avversaria. Prendemmo posto e il professor Davis annunciò:
<<Tutti in piedi, per favore, per cantare il nostro inno nazionale!>>
Tutti si alzarono e si poggiarono la mano destra sul petto.
Il prof continuò: <<A cantare con noi stasera c'è un'ospite speciale. È venuta fin qui da Nashville, la nostra cara Tammy Thompson!>>
Non ci potevo credere. Mi voltai a guardare Steve con la bocca spalancata, e lui si girò verso di me con la stessa espressione. Tammy era stata la mia prima cotta, all'inizio del liceo, e l'unico a saperlo era Steve, che mi ripeteva continuamente che aveva una voce da Muppet, anche se voleva fare la cantante. L'anno prima, durante un momento difficile (la confessione del fatto che sono pansessuale), invece di criticarmi, era riuscito a farmi ridere con questa barzelletta scema, e fu quel giorno che ci mettemmo insieme.
Un attimo prima che Tammy iniziasse a cantare mi immaginavo già come Steve avrebbe dovuto confermare che si sbagliava e che non aveva la voce di un Muppet, ma dovetti ricredermi molto presto. Effettivamente non faceva una nota giusta, e, sì, assomigliava un po' a un Muppet.
Steve mimò con le labbra: "te l'avevo detto. Muppet"
Alzai gli occhi al cielo, cercando di nascondere un sorriso.

Sarebbe stata una lunga serata.

Platonic Love - Stobin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora