parole...

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Lo so, dovrei scrivere una storia, con un titolo vero, una trama, un protagonista in relazione con altri personaggi, con luoghi, con situazioni... eppure no, non sarà questo quello che farò, semplicemente le mie saranno parole che mi scorrono in mente, magari anche prive di nessi logici od a volte anche apparentemente d'un senso proprio... ma purtroppo al momento avverto la necessità di sfruttare queste pagine bianche per tingerle del colore rosso della mia rabbia, del verde della speranza, del blu delle mie lacrime, del nero della mia nostalgia, per riempirle delle mie emozioni e dei miei pensieri, come fosse quasi un diario segreto dei segreti, anonimo e neppure apostrofato come 'caro'... un diario insolito. Nella mia vita ho provato a scrivere storie, nonostante vi fosse sempre qualcuno che me lo impedisse od ostacolasse la mia volontà a farlo inducendomi a pensare di non essere all'altezza di fare ciò; ma non è l'aver riconosciuto tutto questo il motivo per cui non mi accingo ora a riportare per iscritto una nuova vita ed un nuovo mondo in questo infinito spazio bianco, bensì la consapevolezza di affezionarmi a quella persona di cui narrerei la storia, come successo già in precedenza, ed al momento proprio gli affetti, od almeno quelli che ritenevo tali, mi hanno abbandonata rendendo le pagine mie, della mia vita, vuote e bianche... non avrei la forza di legarmi a nessuno, realmente esistente od in vita solo nella mia mente e nelle mie mani... scriverò di me, ma non nella maniera consueta, non si saprà niente sul mio conto a livello di fisico, perché non necessita sapere come si presenta una persona per immaginarla pronunciare le parole che si leggono scritte da questa, né renderò noti i miei tratti caratteriali, le parole sono casa dell'essere, afferma un filosofo, hanno già in sé insito il loro significato come anche il loro senso, di conseguenza non sarebbe la mia personalità a mutare queste loro caratteristiche per cui non vi sarebbe motivo. Neppure scriverò a riguardo della mia vita passata, od almeno non lo farò consapevolmente, semmai dovesse capitare, sarebbe semplicemente frutto del mio istinto, anzi proprio per questo stesso istinto potrei affermare che non sempre i discorsi saranno lineari, ma in fondo queste pagine potrebbero essere paragonate all'epistolario di Cicerone, che nell'intenzione di questo non sarebbe dovuto essere pubblico differentemente da quello che avvenne dopo, e dunque egli non curava stile né forma; scriveva... ed io scriverò. Non tratterò del mio passato appena trascorso perché al momento ritengo che sia meglio per me che questo rimanga tale, ciò per far si che non dedichi ulteriore tempo rispetto a quello già dato, a rifletterci ancora e costantemente, cosicché il passato non condizioni il mio presente né influenzi il mio futuro... ho sempre avuto rimpianti e pentimento rispetto al passato... ora non ne voglio avere più, specialmente del passato più recente: quello remoto invece induco a far permanere impresso nella mia mente a che io ricordi gli ostacoli incontrati nel percorrere la mia strada sino a giungere qui, tutti gli incroci non illuminati dinanzi cui non sapevo dove andare, tutti quei vicoli ciechi che mi portavano a credere che il mio cammino fosse già terminato... voglio smettere di rivolgermi indietro verso quanto trascorso ed accetto pure di guardare semplicemente al futuro nonostante questo solo vuoto; dovrò avere lo stesso coraggio del fanciullino Nietzsche così da poter avere la possibilità di vivere di costante pienezza, godendo di ogni attimo che nella ciclicità del tempo si ripete di volta in volta... se guardassi al passato osserverei me stessa vivere o meglio sopravvivere, ricorderei la mia incapacità allora di sentirmi io stessa materia, di cogliere la consistenza di tutto ciò che mi attorniava... almeno questo mi torna all memoria quando leggo queste parole scritte tempo fa:
<<In questo momento il quadro che più mi rappresenta è Il Grido... mi sono accasciata a terra, ho avvertito una paura ed un'angoscia tali da non riuscire a trovare parola alcuna per spiegarmi, per esprimere cosa provassi, per cercare aiuto o consolazione, per richiamarmi all'attenzione altrui, o per richiamare alla mia le cause di questo vuoto stracolmo... gli amici, o coloro tali chiamati, la gente, chi attornia anche involontariamente, nessuno si è fermato con me, nè per me; nessuno ha voluto soccorrermi, come se nessuno avesse udito lo strazio nella mia voce, un lamento tanto alto che ora mi ha privata della possibilità di continuare lo sfogo e mi ha lasciata muta: il mio grido oramai è un silenzio che tenta di parlare. Ma c'è una differenza tra me e te, Grido: mentre il tuo uomo, ossa prive di carne dagli occhi spalancati e la bocca senza forma, si è isolato ed estraniato da tutto il resto, quei due amici che avanzano lungo il loro cammino, dalla solitudine della mia anima ho deciso di fare allontanare il corpo, che ora vaga, con il solo cervello esercitante un regime dittatoriale sui sentimenti, sulle sensazioni, sulle emozioni che non trovano più alcuna dimora nè possono attingere a rifugio alcuno per la loro immunità, difesa e salvaguardia; esso vaga, con occhi che guardano il mondo, orecchie che lo ascoltano, mani che lo toccano, piedi che lo percorrono con la stessa valenza di calpestarlo, violentarlo e farsene beffa... La cosa peggiore però, è che di questo automa progettato semplicemente per intraprendere la dura lotta della vita, senza che abbia una sensibilità tale da percepire la motivazione di essa o da raggiungere in seguito l'esultanza della vittoria od anche la comprensione della sconfitta, nessuno se ne rende conto: nessuno che si soffermi maggiormente su quel burattino dai fili invisibili, tenuto in piedi dal niente, tanto da scorgere dentro esso lo stesso niente, tanto da capire che una parte di esso di esso non fa più parte; nessuno che guardi dentro di lui e prosegua nel guardare fuori alla ricerca, di me. uno sguardo passivo di tutti, che sia esso accompagnato da un amore ed un affetto altrettanto passivi? Ancora una conoscenza passiva di me, perché se così non fosse la mia solitudine godrebbe della compagnia altrui; un interesse assolutamente non disinteressato: in fondo, a chi risultano utili sentimenti ed emozioni in questo mondo dominato dal materialismo?L'origine del tutto è l'urlo irrazionale, che è istintivo, involontario, dionisiaco; se differente ne è il grido tanto da poterne essere l'opposto, ciò vuol dire che l'essermi fermata qui, sola, non fu azione priva di senso: vorrà invece dire che era mio destino, fato, quel che sia pure, che fossero gli altri a proseguire, avendo invece io raggiunto già la meta del viaggio che non consta nè di linearità o circolarità nè di fama alcuna o conferma di me, mancando già un'affermazione all'origine; avendo io già raggiunto il traguardo, o meglio il punto di arrivo del tutto.>>
Non voglio più guardare al passato, perché ho deciso di smettere con la vita degli errori... Wilde diceva che errore è il nome che diamo alle nostre esperienze; può darsi che ciò valga anche per la mia situazione?, non saprei...
so solo che altre saranno le esperienze della mia nuova vita, specie perché quella 'vecchia' effettivamente ne fu priva, e probabilmente proprio in questo c'è il mio errore, nel mio non essermi buttata nel mondo, nel non essere Nel mondo, nell'avere sempre esitato fino a non concedermi nulla, fino ad escludermi ogni possibilità... fino a poco tempo fa provavo vergogna del non essere come gli altri e del non aver fatto come gli altri, mi sentivo inetta, Zeno tra i sani, ritenevo fosse una vergogna essere giunta a diciott'anni senza mai aver avuto una vera esperienza d'amore, un'esperienza lontana dalla famiglia e dalla casa di sempre, esperienza di fumo, di alcol, di nottate fuori; ora no, ora ritengo invece che tutto ciò sia a mio vantaggio: indirettamente infatti, osservando la vita altrui ma non confondendo con essa la mia, ho compreso quale senso e significato hanno tutte queste esperienze ed ora ancora voglio credere che mi sia favorevole il non averle già vissute cosicché mi sia possibile davvero ricominciare da capo e dare inizio a nuova vita. Che gusto ci sarebbe infatti nel ripetere, semplicemente ripetere, tutto? anche se in contesti differenti, con persone diverse, in luoghi altri rispetto a quelli che ho frequentato sino ad ora... non sarebbe la stessa cosa di viaggiare come fossi una soldatessa in avanscoperta, alla ricerca di emozioni, sensazioni, delusioni, fastidi, gioie, dolori, soddisfazione mai avuti prima... una vita Nuova e tutta Mia la cui protagonista sono Io.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 13, 2015 ⏰

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Le parole del silenzio - The words of the silenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora