Parte Prima

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L'origine dell'oggi

Prologo

Cinquant'anni prima dell'arrivo dell'Aquila di Larks

La predizione di Alegea


L'aria si fermò.

Non un filo d'erba osava muoversi nella valle, né il minimo rumore giungeva all'orecchio di Alsjáandi, come se l'intero creato avesse smesso di vivere.

Immerso in profonda meditazione, l'uomo spalancò gli occhi neri come ossidiana, disturbato da quel repentino mutamento, ma per nulla sorpreso. Il suo sguardo scivolò pigro sulla superficie immobile del lago Tutki e risalì la cascata a gradoni che scorreva lungo la parete della sacra montagna, anch'essa immota.

Adagio, le gocce d'acqua formarono una spirale che prese sempre più velocità nel sollevarsi, generando bagliori accecanti anche in pieno giorno. Alsjáandi chiuse gli occhi e cominciò a inspirare ed espirare profondamente, restando in attesa, le mani ancorate al suo bastone poggiato alle ginocchia, fino a quando percepì un soffio sfiorargli il volto.

Allora spalancò gli occhi proprio mentre una goccia perlacea cominciava ad avanzare in cerchi concentrici verso di lui e, nell'istante in cui lo raggiunse, trattenne il respiro e lasciò che l'acqua operasse il miracolo. Osservò la goccia fluttuare fino a sparire dal suo campo visivo, la sentì posarsi gelida al centro della fronte e insinuarsi lentamente nei recessi della sua mente, come succedeva da centinaia di anni, mutando il suo mondo.

Alegea avrebbe parlato con lui.

Si ritrovò seduto sui talloni ai piedi di una grande quercia, il bastone poggiato davanti alle ginocchia sull'erba verde brillante. La grande madre, invece, sedeva sotto i rami frondosi attraverso i quali i raggi del sole penetravano a stento, intenta a tessere su un telaio rudimentale. I capelli neri erano immobili sulle esili spalle coperte da un tessuto leggero, mentre le sue mani si muovevano leste sul telaio, producendo il rumore ritmico che Alsjáandi ben conosceva.

Quella volta, però, c'era qualcosa di diverso. La tela non era candida e dalle dita della dea grondava sangue, come se il filo di lino, usato per tessere, le provocasse dei tagli.

«Il sangue della vergine nutrirà il male e il tuo posto resterà vacante» annunciò mesta.

Davanti a quelle parole, gli occhi a mandorla di Alsjáandi si strinsero circospetti e la fronte gli si increspò, mentre il sottile cerchio d'oro che la circondava si infossava tra le pieghe della pelle.

«Perché, grande madre? Perché il mio posto resterà vacante?» domandò, preoccupato.

In nessun tempo la sacra grotta dell'Onnisciente era rimasta disabitata.

«Perché il tuo compito si concluderà in anni terribili, quando ancora il tuo erede non avrà conosciuto la Fonte» rivelò.

«Grande madre, non lascerò mai la Sacra Grotta priva di una mano capace» assicurò.

«Gli dèi ti hanno caro, e quando il sigillo sarà rotto e questo mondo cadrà nel caos, non sacrificheranno la tua vita al Fuoco!» mormorò Alegea, lavorando febbrilmente al telaio senza mai guardarlo in viso.

«Il sigillo non può essere così fragile...» provò a contestarla, conoscendo la leggenda, «e io ho troppo a cuore questo mondo per lasciarlo al Fuoco.»

«Ascolta, figlio mio!» Alegea smise di tessere e il suo sguardo vagò nella radura. Nubi scure si ammassavano sull'orizzonte e Alsjáandi si stupì. Mai, in centinaia di anni, il paesaggio era mutato. Mai il sole era sparito. Per la prima volta, lui, messaggero degli dèi, fu percorso da un brivido di paura. «Il sigillo è stato forgiato da sette dèi, ma se del sangue innocente fosse versato in nome di Kostros, perderebbe forza fino a esserne distrutto.»

«Dunque, se io impedissi alla vergine di donarsi a Kostros...»

«La vergine aprirà la strada, ma non sarà lei la rovina di questo mondo. Quando giacerà con il cuore ai suoi piedi, capirai che il tempo starà per terminare. E impara che, come Onnisciente, non è tuo dovere impedire che accada. Il tuo compito è porre rimedio.»

«Dimmi quello che dovrò fare, madre, e lo farò, fosse anche dare la mia vita.»

«Non sarai tu a salvare questo mondo, Alsjáandi, se mai sarà possibile farlo. La salvezza verrà dal sangue del Corvo e da una figlia di questo mondo pervasa dallo spirito di un altro tempo. Lei sarà chiamata a varcare due volte i cancelli di questo regno. Ci sarà bisogno della sua mente, delle sue lacrime, della sua vendetta, del suo sacrificio... e del sangue del Corvo.»

«Grande madre Alegea, dimmi chi è, affinché io possa mettermi alla sua ricerca» implorò, ansioso di arginare il male che la dea gli aveva predetto.

«Molte lune attraverseranno il cielo prima che Ivy Larks emetta il suo primo vagito, ma presto, lo spirito dell'Aquila conoscerà il suo mondo.»

L'Onnisciente, il veggente supremo, colui che tutto conosce poiché in contatto diretto con la dea madre Alegea. Egli è pluricentenario e non muta d'aspetto. Alla nascita di un nuovo Onnisciente, concepito per volere divino da due veggenti, egli viene portato nel regno degli dèi, e lì vive in eterno.

Dea madre, protettrice della vita, della natura, e delle donne.

Dio del caos e del fuoco, imprigionato nelle viscere della terra per la sua arroganza e perfidia, e per aver rapito Alegea.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 19 ⏰

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LA MALEDIZIONE DI DRAVEN: il ritorno dell'Aquila di LarksDove le storie prendono vita. Scoprilo ora