III

27 6 15
                                    


"Rieccomi."
"Rieccoti!"

Danilo rientrò in acqua correndo, con la palla in mano. Appena fu vicino la lanciò a Marino. Era piuttosto piccola, bianca con macchie rosse. Volò per una decina di metri e piovve in testa a Marino. Poi rimbalzò e cadde nell'acqua.

"Ti sei fatto male?"
"Ma no, non c'è problema, dai."
"Ne sei sicuro?" Danilo si faceva troppe pare. Sempre. Marino non mancava mai di farglielo notare. Invece, oggi preferì rispondergli restituendo il colpo. Inarcò le labbra in una smorfia di sfida e tirò la palla come fosse una cannonata. Danilo tentò di difendersi ma incassò l'urto in pancia. Un'espressione di dolore gli apparve in volto.
"Bravo, bel modo di comportarsi con il tuo povero e vecchio padre." Tossì un paio di volte, percuotendo l'aria con i suoi sussulti. "D'accordo, l'hai voluta tu!" Con uno schiocco scagliò la palla contro il figlio. Lo prese in pieno petto, sbilanciandone l'equilibrio.
"E mo'? Mi teness da vendicà?"*
"Oh no." Se Marino apriva bocca e ne usciva il dialetto, di solito c'era da avere paura. Lo usava in circostanze rare, sempre con un pessimo motivo e mai per scherzo. Raccolse la palla, si stirò la schiena e fece fuoco. Una saetta sibilò sul pelo dell'acqua, un razzo senza motore. "La sint l'arie?"** Era come se si fosse spogliato della sua mente umana, abbandonando la ragione a un altro giorno e dandosi all'impulsiva sete di violenza gratuita. D'altronde, l'uomo è un animale con camicia e scarpe di lusso. Danilo sentì il tuono rimbombargli addosso, ma non si accorse del fulmine. Si rese conto di essere caduto soltanto un attimo dopo. Era a terra e Marino rideva, lì davanti a lui.
"Sono intero?" Disse Danilo.
"Direi di sì."
"Tu? Tutto bene?"
"Alla grande."
"Temo sia meglio se la rimettiamo a posto."
"No, dai, giochiamo un altro po'."
"D'accordo, ma evitiamo di esagerare."

Continuarono a tirarsi la palla per un po', limitandosi a godere di quel momento. Il tempo passava libero. Si sente più spensierato, se nessuno controlla l'orologio. Si può muovere come meglio crede, correre avanti, tornare indietro, fermarsi un secondo a prendere fiato.
In un modo o nell'altro, si fece mezzogiorno. Marino e Danilo non ci fecero caso. I bagnanti si davano il cambio, alcuni arrivavano e altri tornavano a casa. Il mare rimaneva affollato, ma la popolazione si trasformava, rinnovata. Ora i bimbi muratori erano sostituiti da branchi di liceali in ferie, le famiglie da comitive di penzionati senza nipoti, i corridori fuori di senno dai più furbi amanti del nuoto. C'era chi blaterava di rana e delfino, o dei pesi della palestra, chi di folli feste da Federica, della lingua di un biondo spudorato, chi di notti insonni, di mattine con la sbornia, chi del ristorante, ma l'hai provato il gelato al lido? Sì, artigianale. Te lo consiglio, è buonissimo.

*Dovrei vendicarmi?
**La senti l'aria?

FIGLI DEL MAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora