2.My little hawk, why do you cry?🥀

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«Allora tu saresti Demetra eh?» le chiedo appena le arrivo davanti, lei mi guarda semplicemente male e non risponde.
«Allora,Demetra» dico ricalcando il suo nome, «da dove vieni?» le domando e la guardo dritto negli occhi, lei ricambia lo sguardo ma continua a non rispondere.

«Okay, capisco non vuoi rispondere, già che é da sette anni che stai qui dentro non hai niente da raccontarmi vero? Triste molto dire, ma io ho molte cose da raccontarti vedrai che ci divertiremo insieme» dico facendogli l'occhiolino, forse avrei dovuto evitare perché mi arriva un calcio potente nel ginocchio.
«Cazzo!» impreco, butto la testa all'indietro e sbuffo, «riproviamo, Demetra io sono Dimitris, sono sicuro che andremo d'accordo e poi i nostri nomi si assomigliano, motivo in più per andare d'accordo. Ora ti racconterò qualcosa di me e poi tu mi racconterai qualcosa di te» dico tutto d'un fiato cercando di non pensare al dolore che avverto al ginocchio.

Mi dirigo verso il letto coperto da coperte bianche, faccio per sedermi ma Demetra mi prende il braccio e mi impedisce di poggiare il culo nel suo letto, «okay» dico mentre faccio spallucce e in fine mi siedo per terra; «ho già capito che non hai voglia di parlare quindi parlerò io»

«Ti sei mai sentita in trappola?» le chiedo, lei volta leggermente la testa e mi guarda dopodiché inarca un sopracciglio, «lo so starai pensando "ma che ne sa questo stupido biondo bellissimo di sentirsi in trappola io sono chiusa qui da sette anni"» dico mimando le virgolette, ridacchio leggermente ma riprendo subito il mio discorso.

«Bhe piccola D, sentirsi in trappola non significa per forza rimanere chiusa in una stanza» mi prendo una piccola pausa per riflettere,«io ad esempio nonostante esca tutti i giorni, nonostante respiri aria pulita tutti i giorni mi sento in trappola, questo mondo le persone che ci stanno attorno. Se ci pensi sono una più falsa dell'altra; io mi sento in trappola da quando sono piccolo, come se fossi stato chiuso in una piccola gabbia invisibile che con il tempo é cresciuta insieme a me, e fino ad adesso sto ancora cercando di liberarmene». Alzo gli occhi e guardo la lampada sul soffitto, «bhe io spero di riuscire a liberarmene un giorno, sai forse la persona che mi ha creato quella gabbia invisibile é colui che io attualmente chiamo "padre"» ridacchio solo per non sentire il dolore che provo dentro.

Smetto di guardare il soffitto e rivolgo il mio sguardo a Demetra, il suo sguardo é rimasto impassibile, é impossibile leggere attraversi i suoi occhi ciò che prova, non so se prova pena per me o altro ma meglio così non viglio che provi pena per me.

«Bhe detto questo, ora vado, spero che almeno domani mi parlerai» le dico mentre mi alzo dal pavimento, in seguito mi dirigo verso la porta, la mora segue ogni mio movimento.
Arrivato alla porta volto leggermente il capo «bhe ci vediamo domani piccola D, vedrai che ci divertiremo» dico e gli faccio l'occhiolino, ma non la prende bene, perché prende il cuscino che sta accanto a lei e melo lancia, io cerco di schiavare il colpo e ci riesco prontamente. «Vabbene Vabbene, ho capito non devo più fare l'occhiolino» dico ridacchiando esco dalla porta ma prima di chiuderla gli rifaccio l'occhiolino, vedo che prende un'altro cuscino e mi affretto a chiudere la porta. Bhe che vi devo dire, l'occhiolino ormai fa parte di me non riesco a non farlo.

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Il giorno dopo...

«signore» sento una voce chiamarmi, «No Dafne, no non lo voglio il pesce!» impreco ancora con gli occhi chiusi, «signore!» questa voce urla ancora più forte.
«Ma che cazzo Dafne ho detto nooo! Niente pesce!» dico ancora più forte.

«Dimitris! Cazzo svegliati» la voce di prima impreca più forte di nuovo; apro leggermente gli occhi «cazzo» quasi urlo appena vedo Catrina davanti a me che mi guarda in modo strano.
Mi ricompongo e mi metto seduto nel letto «che ore sono?» chiedo a Catrina che sta ancora davanti a me, «le quindici e quarantasei, signore» mi dice lei, «cazzo sono in ritardo» mi alzo velocemente dal letto. «S-signore perché stava gridando "no Dafne non lo voglio il pesce" nel sonno?» mi domanda Cat prima che esca dalla porta, «Sai biondina certe cose é meglio che non lei sai» le dico, gli faccio l'occhiolino e in fine mi dirigo in bagno per farmi una doccia veloce.

Love in the darkness •|🥀|•Onde histórias criam vida. Descubra agora