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Avevamo diciassette anni quando tutto iniziò a cambiare davvero. Dazai Osamu ed io avevamo passato insieme due anni interi, immersi fino al collo nelle ombre della Port Mafia. Con il passare del tempo, le nostre missioni divennero più rischiose, ma così anche il nostro legame più forte. Non so come successe, né quando esattamente, ma ci trovammo a passare sempre più tempo insieme, anche fuori dagli incarichi. Sembrava che, in qualche modo, fossimo destinati a finire l'uno accanto all'altra.

C'era qualcosa in lui che mi attirava, qualcosa che andava oltre la sua astuzia o il suo fascino pericoloso. Dazai aveva la capacità di leggerti come un libro aperto, di farti sentire come se tutto ciò che pensavi o provavi non avesse più segreti per lui. Eppure, era proprio lui a rimanere un mistero per tutti.

Tutti tranne me.

Fu un cambiamento lento, impercettibile, come il mare che erode la roccia. Non c'era stato un momento definito in cui Dazai si fosse "aperto" con me, né io con lui. Era successo gradualmente, quasi senza che ce ne rendessimo conto. Iniziarono piccoli momenti di confidenza, brevi frammenti di conversazione che si spingevano oltre i confini della mera collaborazione tra esecutivi.

Ricordo una sera in particolare, una di quelle che sembrava fatta per raccontarsi segreti. Il cielo era coperto da nuvole pesanti e la pioggia batteva contro le finestre della sua stanza. Dazai, come al solito, era afflosciato sul suo letto, con l'espressione pigra e svogliata di chi non aveva la minima voglia di affrontare il mondo. Mi ero seduta su una vecchia sedia vicino alla finestra, osservando la pioggia scorrere lungo il vetro.

- Perché vieni sempre qui? - mi chiese all'improvviso. La sua voce era bassa, quasi annoiata, ma c'era una nota di curiosità autentica sotto la superficie. Era una domanda che mi aveva sorpreso, perché Dazai non era solito fare domande personali. O, almeno, non lo era stato fino a poco tempo prima.

Mi voltai verso di lui, incrociando il suo sguardo. - Forse perché qui posso essere me stessa. - risposi, lasciandomi sorprendere dalla mia stessa sincerità.

Dazai rise, ma non era una delle sue solite risatine vuote. Era un suono più morbido, quasi rilassato. - È buffo, sai? Io pensavo di essere l'unico.

Lo guardai attentamente, notando per la prima volta quella leggera ombra di stanchezza nei suoi occhi. Non la stanchezza fisica, ma quella più profonda, che si annida nell'anima. Lo avevo sempre saputo, in qualche modo, che Dazai portava un peso enorme sulle spalle, ma era la prima volta che mi rendevo conto di quanto fosse pesante davvero.

Quella sera non parlò molto, ma fu sufficiente. I silenzi con lui erano più significativi delle parole. Restammo lì, seduti in quella stanza umida e buia, lui sul letto e io sulla sedia, ascoltando il rumore della pioggia. C'era una quiete che avvolgeva tutto, e in quella solitudine, per la prima volta, percepii la parte di lui che nessuno vedeva.

Una parte che, nonostante tutti i suoi tentativi di mascherarla dietro la sua solita apatia, era calda e fragile. Una parte che, quando eravamo soli, emergeva in minuscoli dettagli: una risata sincera, uno sguardo che si prolungava più del necessario, una confidenza che faceva capolino tra un'ironia e l'altra.

Col tempo, i nostri incontri nella sua stanza divennero una sorta di routine non detta. Dopo le missioni, quando il peso del sangue versato si faceva troppo pesante, Dazai mi cercava. Non lo diceva mai apertamente, ma sapevo che non voleva stare solo, non davvero. Aveva bisogno di qualcuno che vedesse oltre la maschera di indifferenza, qualcuno che capisse che sotto l'ironia, il sarcasmo e quel sorriso sfuggente, c'era una persona che, forse, aveva paura di se stessa più di quanto fosse disposto ad ammettere.

Una notte, più tardi del solito, mi ritrovai di nuovo nella sua stanza. Le luci erano spente e solo la fioca luce della luna filtrava attraverso le tende. Dazai era seduto sul letto, con lo sguardo rivolto al soffitto.

- T/n... - cominciò, e il mio nome sulle sue labbra mi fece sussultare. Non lo usava spesso, di solito mi chiamava con soprannomi o semplici accenni. Quel "t/n" pronunciato con quella voce così seria sembrava quasi un ammissione.

- Cosa c'è? - chiesi, sentendo una strana tensione crescere tra noi.

Dazai si sedette, incrociando lo sguardo con il mio. Per un istante, vidi tutto ciò che cercava così disperatamente di nascondere. La vulnerabilità, la solitudine, ma anche qualcosa di più dolce, una sorta di affetto che non sapeva come esprimere.

- Sai, - disse con una voce che per la prima volta sembrava esitante, - ci sono volte in cui mi chiedo se... se tutto questo valga la pena.

Quelle parole mi colpirono come un pugno allo stomaco. Dazai, così calmo, così distaccato, stava finalmente rivelando una parte di sé che nessuno aveva mai visto. Una parte che, in quel momento, si mostrava solo a me.

Mi avvicinai, sedendomi accanto a lui sul letto. - E qual è la tua risposta? - chiesi, cercando di mantenere la voce ferma.

Lui sorrise, un sorriso triste e stanco, diverso da qualsiasi altro avessi visto. - Non lo so, - ammise. - Forse la sto ancora cercando.

Quel momento segnò una svolta tra di noi. Da quel giorno, capii che la nostra relazione non era più solo una strana amicizia tra colleghi. Era qualcosa di più profondo, di più intimo. Qualcosa che nessuno nella Mafia avrebbe mai potuto capire. Iniziavo a vedere Dazai per quello che era veramente: un ragazzo spezzato che cercava disperatamente di nascondere la propria umanità, ma che, quando eravamo soli, non riusciva più a farlo.

E anche se sapevo che Dazai non sarebbe mai stato completamente aperto con nessuno, non potevo negare che, in qualche modo, con me era diverso. Forse, solo nella solitudine della sua stanza, solo in quegli attimi rubati alla violenza della nostra vita, riusciva a mostrare quella parte di sé che teneva nascosta al resto del mondo. E io, senza nemmeno rendermene conto, mi stavo affezionando a quella parte di lui.


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Ditemi che non è carinissimo? ;-;

Ma stiate pronti a soffrire. Tanto.

Detto ciò, fatemi sapere come vi sembra per ora.

Ci vediamo settimana prossima <3

(1014 parole)


Non È Felicità - Dazai Osamu x ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora