Legami

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Erano trascorsi ormai cinque anni, dall'ultima volta che ci eravamo visti, dall'ultima volta che ci eravamo parlati, e soprattutto dall'ultima volta che ci eravamo confrontati.

Eri come un animaletto, cocciuto e assordante. La tua risata era fastidiosa. Odiavo tutto di te: il tuo atteggiamento sconsiderato, non curante di niente e di nessuno; i tuoi modi irritanti; il tuo stupido accento; la tua pelle, i tuoi capelli color grano, talmente appariscenti che per un periodo avevo persino pensato che li avessi tinti per attirare ulteriore attenzione su di te; i tuoi occhi blu, intensi come l'oceano e profondi come gli abissi, in grado di rispecchiare l'anima di chiunque ti guardasse. Era la prima volta che vedevo qualcuno con quel aspetto, o meglio, era la prima volta che vedevo un simile individuo, fuori da ogni logica razionale e folle come te.


Solo odio, questo era il sentimento che provavo nei tuoi confronti, l'unico sentimento che ci doveva legare.


Non potevo farci niente, ai miei occhi il tuo ordine era puro disordine; la tua logica era per me irrazionale, come anche la tua testardaggine, che pareva orgoglio; la tua frustrazione, ribellione, la tua gioia, pura convinzione. Questo è sempre stato ciò che pensavo di te. Anche se fossi stato capace di mascherare i tuoi pensieri più profondi e sentimenti più nascosti, io me ne sarei accorto, perché per me eri come un libro, facile da aprire e semplice da capire.


"Ti sconfiggerò dovesse essere l'ultima cosa che farò!"


"Fatti sotto allora. Pensi di essere forte, potente, il più grande di tutti, ma fino a quando non mi sconfiggerai, non sarai mai nessuno!"


Quelle parole proferite con odio, rancore e disprezzo, che suonavano, come tante saette che squarciavano il cielo. Quel cielo privo di luce e vita, avvolto da un vento gelido, come quello che attraversava i nostri corpi, provocandoci piccoli brividi.L'urto che ne venne fuori tra il rasengan e i mille falchi fu devastante. I nostri corpi schizzarono via come due fantocci. L'impatto aveva scatenato una forza tale da poter persino spostare una montagna, più forte di un uragano o di un terremoto. Eravamo alle cascate degli Hokage, un luogo pieno di ricordi legati a coloro che continuavi a identificare come eroi, e che in passato fondarono e cambiarono le radici della tua città. Lontano da tutto e da tutti, un posto che presto sarebbe entrato a far parte nei nostri ricordi.


Sembrava che il tempo si fosse fermato.


Cinque anni, passati a rincorrerci, ad odiarci, a disprezzarci. Era normale ormai, il nostro rapporto non era mai stato un campo di rose e fiori, ma nemmeno un deserto; a volte era burrascoso e altre calmo e mite, proprio come il mare.


Ormai quel ricordo riecheggiava come una bomba nella mia testa, dopo tutti questi anni. Continuavi a urlare ai quattro venti che il filo che ci legava non si sarebbe mai spezzato, ma ti sbagliavi; credevi che saremmo stati sempre insieme e che avremmo percorso quel lungo sentiero pieno di insidie, difficoltà, gioia e dolore, chiamato adolescenza. Continuavi a non capire, credevi che io provassi la stessa cosa che provavi tu, ovvero amicizia. Anche qui ti sbagliavi. Per me non eri altro che un semplice moccioso che non faceva altro che starmi attaccato. Hokage, questo era da sempre stato il tuo sogno, il tuo unico obbiettivo.Diventerò Hokage e farò vedere a tutti di che pasta sono fatto. Non sarò solo un ninja, ma sarò l'eroe di tutta Konoha, nessuno mi fermerà!

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