La nebbia era tornata lungo la strada che portava alle case più nascoste della via, addormentate dalla routine dell'autunno che aveva sorpreso tutti per il suo arrivo improvviso.
Solo pochi giorni prima il caldo la faceva da padrone e qualcuno ancora stava organizzando gli ultimi week end al mare che ha dovuto poi annullare per via della pioggia che si era abbattuta con prepotenza su tutto il paese, dando così ufficialmente inizio al colorato autunno.
Lungo la via le foglie cadute creavano un lungo tappeto dalle sfumature marroni e rossicce, che scricchiolavano poiché già secche ad ogni passo che si faceva.
Forte e persistente era l'odore della legna bruciata che usciva dai camini, i primi ad essere stati attivati della stagione che preannunciava pomeriggi di cioccolate calde e confidenze in famiglia.
Poesia d'autunno che si percepiva dal balcone delle case, in tutte le case della via, tranne in una.
L'ultima casa in fondo alla via era disabitata.
L'ultima casa, posta su un terreno sulla quale non era mai stato costruito nulla.
Nessuno sembrava aver memoria di quel determinato punto se non quando la casa appariva.
Una fitta nebbia era salita, il giorno stava andando via e i lampioni si stavano attivando in maniera sequenziale dando una luce suggestiva alla via impregnata di nebbia.
Dal cancello della casa, in maniera del tutto silenziosa, due grandi occhi gialli sembravano uscire dalla nebbia.
Ruben era tornato.
Saltando con fare agile e sinuoso si posiziono' sopra al muretto del cancello nero che delimitava la proprietà dalle altre case.
Era in attesa.
Sapeva che ben presto la sua presenza sarebbe stata necessaria.
Aveva aiutato Bezzy a salvarsi dalle grinfie della maledizione della casa, ma le tre anime dei suoi amici che aveva raccolto e catturato furono abbastanza per poter tornare visibile agli occhi di chi non era tra la vita e la morte, come un tempo e attirare così l'attenzione di qualche agente immobiliare.
La casa non era mai sazia di anime e tragedie, così come le numerose presenze che la occupavano ora, prima di tutti, la bambina.
Oltre il cancello, la nebbia nascondeva echi mortali, presenze che vagavano tormentate, senza memoria di chi fossero prima di oltrepassare quel cancello.
Era come se la nebbia le richiamasse a sé, complice della casa.
Non c'era una via d'uscita una volta oltrepassato il cancello.
Solo Ruben era in grado di salvare chi ancora aveva una possibilità, ma dovevano volerlo anche loro.
Oltre la fitta nebbia, la casa, con la sua imponenza, faceva bella mostra di sé con luci alle finestre, ma nessuno c'era al suo interno, nessuno di vivo, non per molto però..
La casa stava aspettando i suoi prossimi inquilini, le sue prossime vittime.
Al suo interno, tutto sembrava fermo nel tempo, non c'era nessuna luce in verità, il buio, le tenebre, divoravano ciò che ne restava.
I soggetti ritratti nei quadri erano in realtà anime nere che si nascondevano al loro interno, i ghigni che mostravano palesavano il loro vero intento.
Le mura erano nere e umide, come se trasudassero una muffa innaturale.
Gli specchi presenti riflettevano il nulla e l'oscurità.
Dai lunghi corridoi si potevano ancora udire gli echi di chi era stato lì negli anni. Voci, urla, pianti si mescolavano a risate inquietanti e sussurri spaventosi che sembravano squarciare il silenzio.
Una palla rossa rotolava uscendo dal buio più scuro dove finiva, forse, il corridoio.
Una risata di bambina fece tacere immediatamente tutte le altre voci.
I riccioli biondi ondeggiavano sulle piccole spalle. Non era ben visibile, era per lo più un'ombra confusa, che si percepiva tra la flebile luce che entrava da una finestra all'altra dei lampioni che continuavano ad accendersi e spegnersi confusi dalla nebbia che stava diventando sempre più fitta e impenetrabile.
Si potevano udire nitidamente il rumore delle scarpette rosse della bambina che saliva lungo le scale per raggiungere la soffitta.
Arrivata davanti al grande finestrone, guardò fuori con aria divertita e maligna. Cercava vendetta, come sempre è stato, attendeva l'arrivo di nuove famiglie da tormentare"CHI VUOLE GIOCARE CON ME? VI STO ASPETTANDO.."
La sua voce era come un sibilo, i suoi occhi erano rossi come fiamme incandescenti e i dentini affilati come una pericolosa arma.Da fuori, nessuno poteva vederla.
La notte era ormai calata, sulla via.
Solo Ruben, il gatto con il papillon, voltando il suo sguardo oltre il cancello, la vide.
I due si guardarono per un istante che sembrò infinito.
Entrambi sapevano che erano lì per fini diversi. Lui era la luce, lei era le tenebre.La nebbia era tornata.
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LA CASA NELLA NEBBIA: L'ULTIMA NOTTE
HorrorLa casa è tornata. Sammy, ormai adulta, porta le cicatrici della sua infanzia passata nella casa, quella casa che appare e scompare in quella paurosa e surreale nebbia che sale da quel terreno che era stato maledetto tanti anni prima. Mentre fuggiv...