-Grazie di tutto, zio John. -disse Anna posando le valigie a terra dopo aver salito le scale dell'appartamento.
John rise:- Non é me che devi ringraziare, ma Sherlock e la Signora Hudson che hanno accettato di ospitarti.
Anna voleva un mondo di bene a suo zio, John Watson, un uomo sempre gentile e calmo; anche se in realtà non era proprio suo zio, ma un vecchio amico di suo padre e sua madre. Sin da quando Anna era piccola i suoi genitori decidevano spesso di uscire con John, o magari di passare l'ora del tea insieme, poi purtroppo il rapporto tra gli adulti si era fatto man mano più fragile e John era andato in guerra, e Anna decise di mantenersi lo stesso in contatto con il suo adorato zio John, quando quest'ultimo tornó da quel posto sicuramente orrendo dove era andato a eseguire ordini e nient'altro.
-Cos'é tutto questo vociare?!- disse un uomo con un braccio davanti al viso, come per ripararsi dalla luce che entrava abbondante dalle finestre della casa, era in piedi, appoggiato stancamente allo stipite della porta in fondo al corridoio, che doveva sicuramente essere quella della sua stanza. Indossava dei pantaloni di un vecchio pigiama a quadrettoni e una lunga vestaglia blu scuro, niente maglietta e i piedi poggiavano nudi sul freddo pavimento dell'appartamento. Anna non riuscì a vederlo in faccia, ma distingueva dei folti capelli neri e ricci.
John sbruffó:- Ti avevo avvisato che oggi sarebbe arrivatamia nipote...
L'uomo abbassó il braccio e squadrò Anna per alcuni secondi, poi si avvicinó lungo il corridoio mentre si legava la lunga vestaglia blu in vita. Aveva degli occhi di un verde magnetico, sembravano anche un caso di policromia, e gli zigomi molto alti. Il suo viso era di una bellezza non convenzionale.
Arrivato davanti ad Anna, le porse una mano:- Io sono Sherlock Holmes.
Anna gliela strinse con sicurezza (all'università aveva studiato che una stretta di mano decisa dava subito una buona impressione su sé stessi):-Anna Freebatch, piacere!
-Non sei sua nipote di sangue...- commentò Sherlock sottovoce, come se stesse riflettendo.
-Eccoci di nuovo.- borbottó John, come se non fosse la prima volta che Sherlock faceva così, anzi.
-Il tuo cognome é troppo diverso, potresti essere la figlia di sua sorella ma, da quanto ne so, la signorina Watson non ha una relazione stabile e, tu, fisicamente...- guardó Anna dall'alto in basso, mettendola un po' a disagio.- Sei troppo diversa da lui.- fece una breve pausa. -Hai gli occhi stanchi, presumo che non ti piaccia dormire in treno... No, aspetta: aereo, perciò..- Sherlock prese la mano destra di Anna e la guardó.- Come sospettavo. Hai letto un libro, non dev'essere troppo lungo, o non ci starebbe in quella borsetta che hai a tracolla, infatti hai alcuni piccolissimi tagli sulle dita, potrebbero anche essere dovuti a dei documenti ma... Sei troppo felice per esserti occupata di scartoffie.- sorrise, come se si rispecchiasse in quello che aveva appena finito di dire. -Hai gli occhiali, quindi affatichi molto la vista da vicino, potresti...- altra squadrata da capo a piedi.- No, sei decisamente una studentessa... Per quanto riguarda la provenienza... leggermente abbronzata ma non così evidente, occhi abbastanza arrossati: un viaggio di massimo 4 ore, accento inglese abbastanza strascicato... Centro Italia, sicuramente per studi, visto che sei sicuramente originaria di qui... Etá... Attorno ai venticinque anni..--
-Sherlock...- lo rimproveró John.
Anna sorrise.-Oh, no, lascia perdere zio, non c'è problema.- La ragazza si interruppe un attimo e poi continuó:- Ma devo aggiungere una cosa: ora é il mio turno.- Anna osservó Sherlock qualche secondo.- Ieri sera hai lavorato molto. Occhi cerchiati da occhiaie e arrossati: sei stato davanti ad un computer; capelli scompigliati: hai passato una notte agitata, incubi, presumo. É un po' difficile capire qualcosa di qualcuno dal suo pigiama ma... So che é abbastanza vecchio, la stoffa é piuttosto consumata, quindi o ci sei particolarmente affezionato oppure non hai tempo di pensare a cose legate al sonno e al dormire.... Mmh... Mi sa che é la seconda. Oserei dire, basandomi sulle informazioni che tu stesso mi hai dato su di me senza neanche conoscermi che... Sei una mente parziale, oppure semplicemente dislessico con problemi di deficit dell'attenzione che ti portano a soffermarti sui minimi dettagli di ogni cosa o magari, molto più semplicemente, particolarmente attento. Chissà che confusione avrai in testa...- quest'ultima frase Anna la disse sussurrando. Si guardó attorno per qualche secondo é poi aggiunse:- Ambiente disordinato: qualcuno che disprezzi... O forse di cui sei geloso... é un maniaco dell'ordine... Probabilmente in famiglia... Sí, sicuramente e... Direi basta: sono una principiante e ho estromesso le cose che so già grazie a John.
Un silenzio imbarazzato aleggiò per alcuni secondi tra i tre. John guardava Anna a bocca aperta e Sherlock invece aveva uno strano cipiglio.
-Mai capitato di non avere come nemico qualcuno che ha la mia stessa capacità di ragionamento.- sussurró Sherlock.
John passó il suo sguardo incredulo su di lui. -Era... Un complimento?
-Certo che lo era! - esclamó Sherlock.- Anna, hai delle capacità deduttive straordinarie, dovrei decisamente coinvolgerti in qualche caso.- Disse con entusiasmo, John lo guardó male. -Cosa?
-É venuta qui in vacanza! Per quanto possa essere considerata vacanza stare vicino a te.
-Zio- Anna sorrise.- Non ti preoccupare, e poi, chi non desidererebbe risolvere un caso con il grande Sherlock Holmes.
-Io mi asterrei volentieri.- commentó John sarcastico.
-Se proprio non vuoi più lavorare con me, torna da Mary.- disse Sherlock con calma, cercando di nascondere un sorriso.
John sbuffó, poi sorrise:- Tanto lo so che per i tuoi casi hai bisogno di me.
Sherlock rise. Non era una risata di scherno, stava ridendo di gusto, probabilmente perché la reazione di John era proprio quella che si aspettava.
-No... Aspetta un attimo, Mary?
John e Sherlock la guardarono, il primo come pentito di qualcosa e il secondo come se avesse un grande punto interrogativo al posto delle pupille.
-Mia... Mia moglie.- disse John.
-Tua... moglie?- chiese Anna incredula. Poi mise il broncio. -Tu ti sei sposato e non mi hai neanche invitata al matrimonio?
John si grattó la nuca.-Io ho inviato l'invito ai tuoi genitori... Credevo tel'avessero detto.
-Tipico di mamma e papá.- sbuffó Anna, poi si sbrigó a cambiare argomento. -Dovrei mettere a posto le mie cose... Dove... Dove si trova la mia stanza?
-Vieni, te la faccio vedere.- John accompagnó Anna nella sua camera e uscì chiudendosi la porta alle spalle, per tornare da Sherlock e dare il tempo ad Anna di sistemare le valigie.
Tornato in sala John trovó Sherlock con lo sguardo pensieroso. -Cos'é quello sguardo?
-Quale sguardo?
-Sherlock...
-.. La... La sua reazione, non mi convince affatto.- disse Sherlock grattandosi la testa.
-Di... Di quale reazione stai parlando?
-Oh, andiamo John.- sbottó quasi l'investigatore. - Ha cambiato argomento! Cosa ti ho insegnato fino ad ora sugli interrogatori?
-Che se qualcuno cambia argomento vuol dire che ne sta evitando un'altro.- disse John seguendo il ragionamento di Sherlock.
-E quale sarebbe stata la domanda che gli avresti posto?
-Come stavano i suoi... Oh, certo! Sta evitando di dirmi qualcosa approposito dei suoi genitori.- esclamó John capendo quello che Sherlock voleva dire. Lo sguardo di John gravitó sull'orologio.-Oh santo cielo! Sono già le nove e mezza!
John si diresse verso la camera di Anna e bussó alla porta della stanza. -Avanti.- sentì provenire da dietro la porta.
John entró. -Devo andare a lavoro, mi ero preso un paio d'ore di permesso per venirti a prendere...
-Oh, okay zio.
John abbracció Anna e le diede un bacio sulla fronte. -Se vuoi puoi uscire a farti un giro... Se invece hai fame... Ti sconsiglio vivamente di guardare in frigo, chiedi piuttosto alla signora Hudson, dovrebbe venire qui tra poco.
-Okay, grazie John, buon lavoro!
-Grazie, poi stasera facciamo una chiacchierata, ti va?- Anna annuì e John uscì dalla stanza.
Prima di chiudere la porta, il Dottor Watson gridó:-Sherlock sto uscendo!- e, come al solito, non gli arrivò nessuna risposta.
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I love you and I'm sorry
FanfictionAnna Freebatch é una ragazza normale, diciamo più che normale, studia in Italia e ha dei voti piuttosto buoni, ma cosa accadrebbe se un vecchio amico di famiglia, zio John (un dottore a caso) la invitasse a trascorrere le prime settimane dell'anno n...