Capitolo 6

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Lestrade, prima di allontanarsi per parlare con John, soffermó il suo sguardo su Anna, per capire se la ragazza faceva sul serio o no.

Sherlock le arrivó di fianco appena Lestrade si fu allontanato, come per iniziare una conversazione, ma non disse niente. Anna, dopo alcuni minuti di silenzio, gli tiró un pugno sul braccio. Sherlock abbassó lo sguardo su di lei, scandalizzato. -Cosa...?

-Mi hai attivato il GPS! Credevo volessi inviare un messaggio!

Sherlock sospiró annoiato:- Non credo che mi avresti lasciato arrivare il GPS per rintracciarti, se tel'avessi chiesto testualmente, o sí?

Anna sbuffó:- Tel'ha chiesto John, vero?

-Ragazzi, andiamo?- li interruppe John avvicinandosi. -Lestrade si sta già dirigendo al dipartimento di polizia, se prendiamo un taxi dovremmo raggiungerlo in pochi minuti.

Uscirono dall'appartamento di Moriarty e fermarono il primo taxi che passó sulla via. Arrivati al dipartimento di polizia, vicino alla stanza dove evidentemente si trovava Jim, trovarono un uomo vestito piuttosto elegantemente, appoggiato ad un ombrello, il tizio somigliava vagamente a Sherlock.

-Sherlock.- l'uomo con l'ombrello si avvicinó con andatura sicura, facendo dondolare l'oggetto ad ogni passo.

-Mycroft.- disse Sherlock con scarso entusiasmo, ricambiando il saluto.

-Complimenti per la cattura. Non posso crederci che finalmente il nostro caro Moriarty sia stato arrestato.- esclamó mellifluo quello che evidentemente era il più grande dei due fratelli Holmes presenti.

Anna vide Lestrade e gli si avvicinó, allontanandosi dalla piccola riunione di famiglia. -Ho il permesso di parlargli?

-Mmhm, ma devi attenerti ad alcune semplici regole. Innanzitutto ora ti dovremo perquisire e lascerai fuori la tua borsa, entrata nella stanza, dovrai stare a una distanza minima di due metri da lui, per evitare incidenti o altro e... Mi pare basta.

-Non ci saranno telecamere o microfoni, vero? Posso avere la certezza che li disattiverete?

-In quella stanza non ci sono.

-Perfetto, grazie mille, detective.- si fermó esitante, in dubbio sul se dovesse o no delle spiegazioni all'ispettore. -So che le mie richieste suonano strane, ma stavamo parlando di alcune cose importanti quando John e Sherlock sono arrivati e io ho bisogno di chiarimenti.- disse infine.

Prima di entrare si fermó per farsi perquisire, poi Anna aprì la porta della stanza tutta vetri, con le persiane abbassate, dove era stato rinchiuso Jim ed entró, chiudendosela poi alle spalle.

La stanza era praticamente spoglia, c'erano solo due sedie, un tavolo e sei miseri lampadari led emanavano una luce fioca.

Jim era appoggiato al tavolo, con le mani ammanettate appoggiate sulle gambe, era girato dall'altro lato rispetto alla porta. Appena sentì la porta chiudersi esclamó piuttosto scocciato:- Finalmente, qualcuno é arrivato! Mi stavo annoiando-- si bloccó, guardando chi era appena entrato. -Anna...--

-Jim.- sospiró lei. Moriarty fece un passo avanti.-Fermo, mi hanno fatto entrare a patto che stiamo a due metri di distanza.

-Non... Non ti fidi di me?

-Non é che non mi fido, é che non so cosa pensare. Peró so che sei disperato, e un uomo disperato fa di tutto.

-Hai ragione...- sospiró lui. -Sono disperato. E farei di tutto per scampare la pena di morte e stare con te--

-Jim... Tu non mi piaci in quel modo.

-Sappiamo entrambi che non è vero, oppure mi avresti lasciato perdere, non saresti in questa stanza con me, ora.

Anna esitò:-... Smettila di rendermi le cose così difficili, non voglio farti andare in prigione, perché é vero: ti amo, ma se é vero ciò che Sherlock mi ha detto...

-Ti fidi più di Sherlock che di me?

-....Beh... John si fida di lui.

-John non é neanche tuo zio!- sbottó Jim. Anna lo guardó stupita. -Ho controllato il tuo albero genealogico ieri sera.- spiegó.

-Okay, John non é veramente mio zio. Ma é l'unico uomo che...- esitó.-Conosco da quando ero piccola.

-Anche tu mi stai nascondendo qualcosa.

-Disse il consulente criminale.- commentó lei con voce tagliente.

-Oh, Anna, andiamo!

-Non sono venuta qui per parlarti del mio passato e... E della mia famiglia.--

-Aspetta un attimo. John Watson é la tua famiglia?!

-James Moriarty, smettila subito.

Fece per dire qualcosa ma Anna lo interruppe:-Jim, non voglio parlarne. Non sono entrata qui dentro per parlare di questo.

-Ora dovrei proprio fare una scenata.- disse secco e leggermente apatico, cambiando modo di fare come si cambia un argomento sgradito. -Perché io non posso non parlarti del fatto che sono un serial killer e tu puoi non parlarmi dei tuoi genitori?

Anna rimase sbigottita:-Questa cosa non ha paragone.

-Beh, se lo dici tu.- disse Jim indifferente, fregandosene altamente dei sentimenti di lei, come se il suo obbiettivo fosse ferirla. -Comunque non mi importa chi sono i tuoi familiari e chi no, e sai cosa? Non mi importa neanche il motivo per il quale sei venuta qui. Basta che te ne vai il più in fretta possibile o..--

Anna si avvicinó a Jim con passo veloce. -Non dovresti avvicinarti così ta-- il ragazzo venne interrotto da un sonoro schiaffo in pieno viso.

-James Moriarty, sei uno stronzo.- sbottó lei e uscì dalla stanza sbattendo la porta, mentre il consulente criminale si massaggiava la guancia colpita.

I love you and I'm sorryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora