Da quella mattina erano passati circa una decina di giorni, giorni in cui ero sparita completamente, limitando al massimo ogni contatto con il mondo esterno.
Mi ero segregata in casa con la scusa di dover studiare per l'esame e, dopo averlo passato con 27, avevo continuato l'isolamento ignorando messaggi e chiamate.
I litigi con le persone a cui tenevo erano sempre devastanti, mi facevano sprofondare, quindi li evitavo...
O almeno ci provavo...
Come ogni volta, ero scomparsa per giorni interi, silenziando le notifiche e rimanendo sola per ore e ore con la mia musica a tutto volume, come se potesse impedirmi di sentire i miei stessi pensieri.
La mia famiglia aveva chiamato dopo l'esame, curiosa di sapere come fosse andato e come me la stessi passando e, ovviamente, l'unica cosa che ero riuscita a fare era stato liquidarli con un classico "tutto okay".
Altro che tutto okay...
Mi ero chiusa in me stessa, lasciando fuori il resto del mondo, compreso Marco, che continuava a venirmi a trovare nonostante il mio atteggiamento distaccato.
Mi stavo comportando da immatura, ne ero consapevole, eppure non riuscivo a fare altrimenti.
Avevo continuato la mia vita, ignorando il problema, alzando il volume per coprire il rumore della mia coscienza, fingendo andasse tutto bene forse nella speranza le cose si sistemassero da sole.
Perché l'obbiettivo era quello, sparire fino a quando non si fosse sistemato tutto, pur di non fare i conti con la realtà.
Anche Gloria e le altre avevano provato a chiamarmi un paio di volte, più che altro per ricordarmi di quanto fossi sbagliata, ma avevo lasciato squillare fino a quando non ci avevano rinunciato.
Erano sparite pure loro, come se all'improvviso avessero smesso di notare il mio nome che non compariva più nei messaggi che si scambiavano nel nostro gruppo.
Alla fine di quella reclusione autoimposta, l'intenzione di tornare e fingere non fosse successo nulla, mi era passata per la testa, ma la vergogna e il senso di colpa avevano avuto la meglio, così ero rimasta in silenzio e nessuna di loro aveva più provato a cercarmi.
L'unico ad essermi rimasto vicino era stato Marco.
Lui, che in tutto questo non c'entrava niente, non aveva insistito perché gli spiegassi il motivo delle mie azioni, né mi aveva giudicato per esse, anche se me lo sarei meritata...
Mi era rimasto semplicemente accanto.
Certo, ero sicura che neanche lui approvasse il mio comportamento, però l'aveva accettato e aveva atteso la fine di quel periodo.
E gliene ero infinitamente grata.
La mattina del mio esame mi ero svegliata dolorante, con le fitte allo stomaco dovute all'ansia, bloccata nel mio letto senza avere nemmeno le forze per muovermi.
Avevo afferrato il telefono, digitando rapidamente sulla barra di ricerca qualche metodo per alleviare il dolore, a quel punto mi ero accorta di un messaggio di pochi secondi prima.
Era Marco che mi chiedeva come mi sentissi e mi augurava buona fortuna.Avevo sorriso, un sorriso che presto si era tramutato in una smorfia sofferente, e per un attimo avevo messo da parte l'orgoglio e avevo avviato una chiamata.
Il riccio non aveva tardato a rispondere e non si era fatto problemi a precipitarsi da me dopo aver sentito che non stavo molto bene.
Nel giro di 10 minuti aveva suonato al citofono, facendomi ridere per la velocità con cui era arrivato.
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~Roller coaster~
Romance💫 -Non mi piacciono le montagne russe...- -Forse siamo più simili di quanto pensi...- 💫 Emma è una 21enne dalla vita normale, tra hobby improbabili, università e amicizie che sembrano andare a rotoli. Marco ha 22 anni, un...