Maya

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Era una sera di metà settembre. Posai la ciotola fumante sul tavolino basso dove regnava un caos creativo. Un mare di fogli sparsi, alcuni imbrattati di colori, altri ancora bianchi e pronti per essere riempiti. Al centro, il mio fedele sketchbook si apriva su un disegno a matita quasi finito, un autoritratto che mi fissava con occhi intensi.
Il profumo dei noodles istantanei si mescolava al miagolio insistente del mio gatto Artù. Ero da poco più di un mese in questo piccolo appartamento, un monolocale accogliente ma spoglio. Stasera, come molte altre, avevo deciso di concedermi una serata tranquilla, lontano dal caos della vecchia città che avevo lasciato. Accesi la televisione. Il telegiornale era già iniziato. Le immagini mostravano una folla davanti ad una struttura completamente futuristica. "Un grande successo per l'intera comunità, una svolta per il futuro", annunciava il giornalista con un tono entusiastico, mentre le telecamere inquadravano il sindaco che tagliava il nastro inaugurale della nuova centrale elettrica. Sorseggiai il brodo bollente, distrattamente. Non riuscivo a scrollarmi di dosso una strana sensazione di inquietudine, come se sotto quella facciata di progresso si nascondesse qualcosa di... Ma domani sarebbe stata un'altra giornata avrei ripreso la mia nuova vita nell'accademia artistica, Voglio concentrarmi su questo.
Mi misi a letto. Quella notte, prendere sonno è stata un impresa. Mi giravo e rigiravo nel letto, quella strana sensazione di inquietudine non mi abbandonava. Cercai di convincermi che fosse solo ansia per il primo giorno di accademia.
La mattina seguente mi svegliai ancora un po' stordita dal sonno, Mi sforzai e mi preparai con cura, pronta ad affrontare una nuova tappa del mio percorso. Mentre uscivo di casa, sentivo un brivido di eccitazione: stavo andando incontro alla mia occasione per diventare l'artista che ho sempre sognato.
Le porte dell'accademia si sono spalancate Colori ovunque, odore di pittura e
un sacco di gente strana. C'era chi indossava camici imbrattati di vernice, chi sfoggiava abiti stravaganti che sembravano usciti da una sfilata di moda, altri con i capelli colorati e piercing. poi c'ero io che indecisa su cosa indossare ho messo la mia maglia preferita dei pokèmon e un comodo pantalone della tuta ammetto di essermi sentita un po' fuori luogo.
Cercai disperatamente l'aula in cui si teneva il mio primo corso di disegno. chiedendo indicazioni a chiunque incontrassi. Sembrava un labirinto, con corridoi infiniti e stanze Alla fine, dopo aver girato per l'accademia come un'anima in pena, trovai la mia aula. Entrai e mi sedetti in fondo, pronta ad affrontare questa nuova avventura.
Mi ritrovai affianco a due ragazze, a cui non feci molto caso, fino a che una delle due disse:
"Hai sentito al telegiornale la notizia della nuova centrale elettrica? Sono così contenta! Finalmente una svolta per la nostra città!"
"Sì, anch'io ho visto. È un progetto importante, ma ho sentito delle cose strane. Pare che alcuni dipendenti dell'azienda abbiano raccontato di dubbi sulla sicurezza della centrale."
"Davvero? Ma come è possibile? Hanno detto che tutti i test sono stati superati."
"Appunto. Dicono che ci siano delle voci che girano sui problemi riscontrati durante la costruzione e che alcune procedure non sarebbero state seguite alla lettera. È come
se ci fosse qualcosa che vogliono nascondere."
Di solito evito di intromettermi nelle conversazioni altrui, ma quella volta non potei fare a meno di ascoltare. Erano i miei stessi dubbi, i miei stessi timori che venivano espressi a voce alta. Non ero sola, allora. O forse eravamo tutti troppo legati alle nostre certezze per accettare il cambiamento?

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⏰ Ultimo aggiornamento: 2 days ago ⏰

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