Thalia ha sempre avuto una certezza nella vita: Non deve mostrare la sua vera natura. Come il suo potere le permetteva viveva nascosta, nell' ombra, invisibile.
"La bambina dall' animo di strega." ecco come veniva chiamata all' orfanotrofio. "La ba...
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Thalia's pov Età: 10 anni
In effetti il mio potere, mi si addice alla meraviglia. La mia abilità, la mia imperfezione, il mio male.
Sono sempre stata qualcosa da tenere nascosta, nell' ombra, nel buio. "La bambina inesistente" mi chiamavano gli orfani come me.
"La bimba da curare", "La figlia del diavolo" mi chiamavano le suore di quell' orfanotrofio.
Le cinture ai miei polsi gridavano parole silenziose nella mia mente, me le incidevano nella carne. Giù, giù, fino alle ossa.
Inadatta, sporca, inumana.
Come mi chiamerebbero le persone comuni? Strega.
<< Al rogo la strega! >> Gridava la folla inferocita, impaurita da quelle come me, da coloro che rappresentavano ciò che non rispecchia la normalità.
"Non sono normale." Ecco cosa sapevo di me.
Mentre il buio mi circondava, quelle notti di epurazione. Quelle notti in cui cercavano di rendermi qualcosa di diverso. Qualcosa di umano. L' oscurità mi chiamava a sé, mi spiegava cosa fossi, cosa avrei dovuto essere. Nient' altro che ombra, un buio non calcolato, invisibile, inesistente.
Nessuno doveva sapere della bimba dall' anima di strega. Nessuno doveva conoscere l' esistenza di Thalia, la bimba dagli occhi verdi come smeraldi.
No, Thalia non esiste. Thalia non lo merita, non finché è ciò che è.
Fu durante una di quelle notti, mentre il buio mi accoglieva e le cinture che mi legavano i polsi non facevano altro che sussurrare nella mia testa, incidermi la carne, per quante volte avevo tentato di liberarmi, che successe.
Fu durante l' ultima delle epurazioni, che dalla piccola finestra, aperta sul celo stellato, apparve lei: una cornacchia si posó sul davanzale, per poi tramutarsi in donna. Una bellissima donna, dai capelli neri come il carbone e due pozze d'acqua cristalline al posto degli occhi.
Ella scrutò spaventata, furtiva, il mondo al di fuori di quella stanza, come se stesse scappando da qualcosa. Da qualcuno. Poi mi vide. Il suo sguardo vitreo incontrò il mio, e io ne ebbi paura. Ne fui terrorizzata. Perché era come me, una della mia specie.
<< Cosa ti hanno fatto? >> Tristezza? Disgusto? Il suo tono di voce era basso, ma impregnato di tutto il disprezzo che una persona potesse provare.
La strega si avvicinò al tavolo a cui ero legata, silenziosa. Le sue dita sciolsero i nodi ai miei polsi, alle mie caviglie.
<< Tu...>> Balbettai << Tu...sei come me. >> La mia non era una domanda. Lo sapevo. E non parlavo del male che portava dentro. No. Parlavo del suo animo, infondo buono e gentile come il mio.
<< Non c' è niente di sbagliato in te. >> Mi disse, mentre mi aiutava a mettermi seduta.
<< Non credere alle persone che ti dicono di dover reprimere ciò che sei. Sfrutta ciò che hai. >> I suoi occhi si fecero più seri, più determinati, e mi parve quasi che stesse parlando a sé stessa piuttosto che a me.
<< Vivi. >>
E morì.
Vidi il dolore nel suo viso, mentre una freccia le trapassava il torace. Vidi il sangue rosso, grondante, uscire da quella ferita, cadere sul pavimento freddo. Poi più nulla. Si smaterializzò. Ci furono cenere e oro a danzare nel vento per un istante. Dopo poco anch'essi scomparirono.
Forse è così che muoiono le streghe. Forse è così che invece ha tentato di fuggire un ultima volta. Fatto sta che non rimase niente di lei. Niente tranne un biglietto. Un piccolo pezzo di carta ingiallito, con una mappa d'inchiostro e una scritta:
La foresta contorta.
Presi quel foglio e lo misi in tasca.
Guardai fuori dalla finestrella, e vidi un gruppo di persone esultare. Probabilmente per aver ucciso il mostro a cui davano la caccia da chissà quanto tempo.
"È ingiusto". Pensai.
Osservai l' orizzonte davanti a me e feci una promessa: non mi sarei nascosta mai più, non avrei mai più rinnegato me stessa.
Ricorda questo dolore, soffocalo. Uccidi questa Thalia impaurita e rinasci!
E allora per la prima volta lasciai che il potere mi invadesse le vene, che mi riscaldasse il corpo. Mi sciolsi, e per la prima volta tramutai in ombra. Divenni ombra. Divenni luce.