Chapter two

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Chapter two







Entrai nel palazzetto di ghiaccio con Jenny, e immediatamente fui avvolta da un freddo che mi fece rabbrividire. Il contrasto con il caldo esterno era netto, e mi sistemai il cappotto attorno alle spalle, cercando di adattarmi a quell'atmosfera glaciale. Il suono dei pattini che strisciavano sul ghiaccio e il rumore delle stecche che colpivano il disco riempivano l'aria, creando una melodia vivace che mi attirava, nonostante la mia iniziale riluttanza.

"Non posso credere che siamo qui entrambe!" esclamò Jenny, gli occhi scintillanti di entusiasmo. "È così fantastico essere qui!"

"Già, fantastico..." risposi, cercando di mascherare la mia indecisione. La verità era che, pur non essendo così entusiasta all'idea, una parte di me era curiosa. Mio padre aveva sempre amato l'hockey; da piccola, passavo ore ad ascoltarlo parlare di strategie, giocatori e allenamenti. Aveva persino allenato delle squadre, e in segreto, avevo imparato molto da lui. Ma quella era una parte di me che avevo sempre tenuto nascosta.
 Non mi piace che le persone sappiano troppo di me. Con il tempo ho imparato che più le persone sanno, più hanno da rinfacciarti. L'unica persona che conosce ogni singolo punto del mio carattere, della mia vita e della mia persona è Jenny. L'unica persona di cui mi fido ciecamente.

Ci avvicinammo alla balaustra e il ghiaccio scintillava sotto le luci al neon. L'energia dei ragazzi in allenamento era palpabile. 
Vedere dal vivo lo sport che tanto piaceva a mio padre mi procura delle emozioni contrastanti. Amore, sapere che mi piace guardare una stessa cosa che appassionava tanto anche lui, è una forma di amore che mi fa sentire vicina alla sua persona e a un pezzettino della sua anima. Nostalgia, sapere che mi piace guardare una stessa cosa che appassionava tanto anche lui, mi procura la nostalgia della sua figura vicino a me. 

Mio padre e mia madre si separarono quando io avevo all'incirca quattro cinque anni, mia madre ancora non lo sapeva, ma aspettava un'altro bambino, mio fratello Freddy.
Una volta nato mio fratello, e passato qualche anno, io arrivai all'età di nove anni, e mio fratello quattro quasi cinque, quando mio padre se ne' andò.
Accettò un offerta di lavoro in una città lontana cinque, sei ore di macchina da noi. Abbiamo sempre continuato a vederlo, ma mai più niente fu' come prima. 

Così all'età di dieci anni mi ritrovai a dover vivere con la consapevolezza che le cose sarebbero per sempre cambiate radicalmente. Non ce l'ho mai avuta con mio padre per questo, o almeno non finché ero piccola e non capivo. Crescendo si capiscono tante altre cose che da piccoli si ignoravano. Ovviamente con il passare degli anni le cose peggiorarono, ogni tanto lo sento mio padre, ma la consapevolezza che ho sempre addosso che mi ricorda che fisicamente non è affianco a me penso non se ne' andrà mai.

Uno sbattere alla balaustra davanti a me, mi fa tornare con i piedi per terra, e noto subito uno dei giocatori rubare il disco al compagno e sfrecciare sul ghiaccio.
 Ogni suo movimento è fluido e potente, e la grazia con cui pattina mi lascia a bocca aperta.
"È incredibile!"  mi ritrovo ad esclamare inconsapevolmente, mentr continuo ad ammirare il ragazzo. 

-Like on ice-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora