(POV: Livio Amaranto)
Nella foto che decorava la lapide, Davide sorrideva con la serenità di chi era sempre riuscito in tutto senza dover fare il minimo sforzo. Lo avevo visto tornare a casa con voti altissimi dopo aver passato giornate intere a oziare, fare breccia nel cuore di una ragazza dopo averci parlato per soli cinque minuti e persino segnare il punto decisivo durante una partita di calcio dopo essersi preso una storta. Qualcun altro sarebbe stato orgoglioso di un fratello maggiore così abile, ma io non ci ero mai riuscito. Avevo sempre trovato più facile detestarlo, perché ogni mio successo finiva per essere eclissato dalla luce accecante che emanava.
Davide sembrava destinato all'immortalità come l'amaranto, il fiore che decorava il cognome della nostra famiglia e con il quale lui aveva una connessione speciale. Grazie alla capacità di influenzare in modo diretto le energie invisibili che plasmavano l'universo, aveva ereditato alcuni poteri legati a quella pianta appariscente, che con la sua resistenza fuori dal comune sembrava davvero capace di vivere in eterno. Questo però non gli aveva impedito di precipitare nel vuoto quando si era scordato di controllare con attenzione la sua imbracatura da arrampicata prima di usarla. Perché è questo quel che succede quando si ottiene tutto senza sudare: si abbassa la guardia e se ne pagano le conseguenze.
«Signor Amaranto, il cielo si sta annuvolando» mi fece notare una delle guardie del corpo che mi ero portato nel cimitero.
Immerso com'ero nei ricordi, ci misi qualche istante a comprendere il significato delle sue parole. «Allora farai meglio a tenerti pronto ad aprire l'ombrello.»
Indossavo una giacca da quasi tremila euro di Louis Vuitton e non ci tenevo a farle conoscere la pioggia. Davide non aveva mai nemmeno sfiorato un capo così elegante. E non se lo sarebbe potuto permettere nemmeno se la sua vita non si fosse interrotta a 21 anni, di questo ero certo. Perché un conto è nascere con un dono, un altro è saperlo sfruttare per arrivare in alto e a lui era sempre mancata l'ambizione necessaria, quella che porta un uomo a macchiarsi le mani di merda e sangue pur di raggiungere la vetta.
Mio padre, povera vittima della demenza, poteva anche definire Davide immortale per la sua morte prematura, che l'aveva reso giovane in eterno nelle menti di chi l'aveva conosciuto, ma si sbagliava. Mio fratello non aveva fatto abbastanza per scolpire il proprio nome nella storia e nel giro di qualche decade il mondo si sarebbe scordato di lui. Quello destinato alla vera immortalità ero io e bastava accendere la televisione per rendersene conto: ormai era impossibile ascoltare il cognome Amaranto senza sentirlo associato al nome Livio e alle parole "genio della politica e dell'imprenditoria". Avevo iniziato a costruire il mio impero sulla tomba di Davide, sfruttando quel che mi aveva detto sulle Correnti e i fiori per mettere le mani su un potere che mio fratello non si sarebbe mai immaginato.
Un rumore di passi alle mie spalle mi indusse a voltarmi.
«Hai finito di salutare lo zio?»
Kairav, mio figlio, mi fissava con il suo solito sorrisetto stampato sulle labbra. Neppure il cielo plumbeo riusciva ad abbruttire i tratti somatici che aveva ereditato dalla madre. Mentre attendeva una mia risposta, finì di abbottonarsi la giacca cremisi.
«Quasi.»
«Ci aspettano al Quirinale e—»
«Ho detto quasi!»
Tornai a fissare il volto di Davide con un ghigno stampato sul volto.
Mi stai guardando dall'oltretomba, fratello?
Ho appena fatto ammutolire il Plasmatore più potente dell'Italia intera con tre parole. Questo è il vero potere. Tu pensavi di poter arrivare ovunque con il tuo carisma e qualche talento innato, ma ti sbagliavi di grosso. Avevi due grossi limiti: il desiderio di stare simpatico a tutti e l'incapacità di vedere il marcio in chi ti circondava. Li ho sfruttati a mio vantaggio. Ti piaceva stare al centro del palco, lo so, ma ora i riflettori sono tutti puntati su di me.
Dopo aver sputato sulla lapide, iniziai a camminare verso l'uscita del cimitero. Kairav e le guardie del corpo furono colti alla sprovvista e dovettero fare una corsa per raggiungermi.
Il ghigno sul mio volto si fece più largo. «Forza, andiamo! Ci aspetta una grande giornata.»
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Writober 2024
Short StoryRaccolta di racconti scritti per il writober 2024 seguendo i prompt della lista pumpFLOWER creata da Fanwriter.it. Ogni storia è legata in un modo o nell'altro all'universo narrativo di "L'estate in cui morirono i girasole", un romanzo urban fantas...