Switched «Ratiorine»

---Capitolo due---

Veritas era uscito di casa ed era in macchina alla guida, le orecchie gli fischiavano per le emozioni confuse che provava, erano troppo contrastanti e sentiva come se nel suo cervello ci fosse una pressa che lo schiacciava.

Odiava litigare con Aventurine, soprattutto quando i motivi erano stupidi e insulsi. Non voleva che suo marito si rovinasse con l'alcol o il gioco d'azzardo, anche se quest'ultimo era praticamente il suo lavoro, perciò non si lamentava più di tanto, ma l'alcol...

L'uomo sospirò scombussolato e si passò una mano sul viso, stava iniziando a vedere appannato per la confusione che stava provando in modo sempre più imponente.

Dopo qualche minuto decise di fermarsi, e quindi mise la freccia, svoltando a destra per poter entrare in un parcheggio. Purtroppo però, quando stava per entrare, un camion a tutta velocità gli andò addosso, colpendo con un rumore sordo la vettura e facendola ribaltare un paio di volte.

Il vetro dei finestrini era sparso ovunque, l'auto era quasi accartocciata e Veritas era semi svenuto e sanguinante. La testa gli faceva male e non sentiva più le gambe e un braccio. Avvertiva delle urla ovattate e i rumori delle altre auto in sottofondo, un fischio assordante e non riusciva a vedere chiaramente.

L'unico pensiero che aveva in quel momento era solo uno: Aventurine. Voleva chiamarlo, sentire la sua voce, abbracciarlo, fare pace con lui. Voleva essere sicuro che non l'odiasse. Voleva...

I pensieri andavano via via scemando sempre di più, così come i rumori e le sensazioni fisiche. Stava morendo? No... Non voleva morire... Voleva vivere almeno fino a 90 anni, sarebbe stato più felice.

Dopo qualche secondo, forse, magari qualche minuto, gli parve di sentire le sirene dell'ambulanza, dopodiché non sentì più nulla.

Buio.