6: Manicure

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Da quando ne ho memoria, o meglio da quando sono capace di intendere o di volere mi sono sempre chiesto: A che serve farsi la Manicure?

Ricordo le maestre dell'asilo e delle elementari le quali avevano le mani curatissime.

Ricordo le ragazzine alle medie con le loro unghie improponibili.

Ricordo quelle alle superiori con le loro mani curate con una ricercatezza unica.

Ricordo, ricordo, ricordo!

Ma non trovo mai una risposto.

Credevo che la risposta più ovvia fosse in mano alle mie compagne di classe:

C'era chi voleva apparire più bella, chi voleva coprire qualche insicurezza e chi lo faceva solo perché le piaceva.

La mia ragazza, che fa l'estetista ricadde in quella categoria.

Non che a Changè ebbe molta fortuna.

Changè è un comune di appena 5000 abitanti, vivevamo lì in quanto luogo più vicino che potevamo permetterci a Nantes dove faccio medicina, e con più vicino intendo 4 ore e mezza di macchina.

A Changè aveva aperto un piccolo studio estetico, il problema era che aveva si tanti clienti ma erano principalmente over-60, perciò le giovani erano per lei sempre una manna dal cielo in quanto facevano richieste più variegate e quindi più interessanti.

Fatto sta che, quel giorno ero appena tornato dall'università, entrato in casa l'ho trovata seduta con davanti un pacco ancora sigillato.

"Che fai?"

"Ti stavo aspettando"

"Che c'è dentro?"

Sorrise, e me lo passò.

Lo scossi leggermente, era fragile.

"Le varie aziende produttrici mi hanno mandato dei campioncini cosi che possa provare i nuovi colori"

Sorrisi, era sempre bello vederla così eccitata per il suo lavoro, perciò presi un paio di forbici e l'aiutai ad aprire il pacco.

All'interno vi erano una ventina di boccette di forma e colori diversi, c'erano tonalità completamente diverse tra loro, e circa tre marche diverse.

Lei iniziò a controllare i colori, quando una boccetta mi attirò.

Era di una marca che non avevo mai sentito, strano visto che vivendo con lei ero diventato abbastanza esperto, "Astaroth" lessi tra me e me.

Era leggermente più grande delle altre boccette, e conteneva un colore bordeaux-nero, simile al sangue vecchio di un paio di giorni.

Sulla targhetta era scritto il nome della tonalità in un carattere elegante e sinuoso come la grafia di un antico mago "Sang Real".

"Amò..." la chiamai.

Vide la boccetta e me la tolse di mano.

Si passò la boccetta nella mano, le dita dolci e affusolate, la pelle candida , un neo tra indice e medio, le unghie lunghe e smaltate di rosa.

"Figo!"

Non convinto feci una ricerca su Google:

"Come immaginavo, non esiste nessun produttore di cosmetici che si chiama o produce una linea di smalti chiamati Astaroth però è il nome di un-"

"Bla bla bla, non fare il guastafeste!"

Sospirai, discutere non sarebbe servito a nulla.

Finito il suo controllo, lei procedette ad applicare subito il nuovo colore.

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