Maia

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Maia era seduta lì nel angolo della sua camera al buio. Tra le braccia stringeva il suo coniglietto di peluche dal aria consumata che era unico ricordo del padre prima che partisse.
Partisse sì ma per dove? Maia non l'aveva ancora capito l'aveva chiesto alla mamma ma lei non le rispondeva mai evitava l'argomento quasi come la peste. Ma la verità è che in generale evitava anche Maia come la peste. E questa cosa Maia non riusciva a comprenderla. Perché tutte le mamme delle bambine della sua classe coccolano le loro bambine come se non ci fosse un domani?
Forse era perché parlava troppo delle volte, o era appiccicosa? O per i suoi capelli? Sì si sicuramente per i suoi capelli rossi che alla mamma non piacevano per niente più dopo che il padre era partito. Semplicemente c'era qualcosa di sbagliato in lei che non piaceva agli altri.
SBAMMM
Una porta venne sbattuta e subito dopo Maia senti dalla cucina del vetro rompersi. Probabilmente una altra bottiglia di birra del compagno della mamma penso. Ormai ci era abituata alle grida,i rumori e ai maltrattamenti da parte del patrigno e dal rifiuto della madre. Non aveva nessuno un parente,un amico, qualcuno che semplicemente le volesse bene. In verità qualcuno c'era il suo papà che le voleva tanto tanto bene ma dopo la sua partenza era arrivato dopo neanche due giorni accompagnato dalla madre quel uomo che se il primo giorno si era contenuto forse il resto era diventato un demonio. Anche la mamma ci litigava dopo che la sera lei tornava sfinita dal suo lavoro da pochi spiccioli e si ubriacava pure lei. A volte la madre le gridava addosso in quei momenti e Maia capiva di aver sbagliato qualcosa e se ne andava nella sua stanzetta quasi a mettersi da sola in punizione. L'uomo invece quando la madre non c'era la colpiva e sfuttava.
"AHHHHH"
Un urlo della madre ruppe la bolla di pensieri in cui Maia si era ritirata per fuggire da quel luogo.
"È molto intelligente signora ma si distrae molto facilmente" aveva detto la maestra Martina del anno scorso. Era tra le poche persone che le volevano bene e la stimavano ma poi era stata accusata di maltrattamenti ai bambini cosa non vera infatti al processo fu assolta ma dovete cambiare città per i pettegolezzi che riceveva su suo conto e aveva perso anche il lavoro.
<<Ricorda Maia io ci sarò sempre per te anche da lontano e un giorno ci rivedremo te lo prometto>>
Maia strinse l'orsetto come avrebbe abbracciato la maestra Martina se la avrebbe avuta davanti. Chissà se si ricordava ancora di lei... Maia si accorse che il rumore era cessato e adesso c'era un gran silenzio.
Troppo silenzio
Si alzo da terra e attenta a non fare rumore uscì dalla stanza. Scese pian piano le scale e si accorse che non c'era anima viva. Forse erano nella loro stanza che dormimano ma a Maia parse una cosa strana per loro e penso che fossero usciti e lei non se ne fosse accorta...I suoi pensieri facevano sempre troppo rumore da non accogersi nemmeno dei segnali della realtà. Andrò a cercarli.
Uscì di casa con l'orsacchiotto stretto a petto determinata nonostante il freddo serale di Dicembre e lei fosse in pigiama e pantafole. Camminò lungo il viale illuminato dai lampioni della zona cercando l'ombra dei suoi genitori da qualche parte. Forse erano andati a lavoro come dicevano sempre quando uscivano la sera e tornavano strani parlando a voce alta e non sapendo stare quasi al inpiedi a volte puzzavano anche.
Si arrese a questo presupposto ma continuo a camminare non avendo voglia di tornare a casa. Si domandava tanto perché non erano più come prima. Una bella famiglia.
Si le mancava il padre ma pur di essere voluta bene avrebbe accettato anche il nuovo compagno della madre. Ma non aveva mai avuto il coraggio di ribellarsi o fare i capricci perché sapeva che la madre era una adulta e gli adulti sanno cosa fare e lei quella che sbaglia e deve imparare. Si ricordo in quella volta che gli insegnanti cercavano di contattare sua madre ma lei non rispondeva come sempre allora la maestra continuava a dire che avrebbe mandato gli assistenti sociali l'aveva detto pure alla madre nella ultima chiamata alla segreteria telefonica e lei il giorno dopo si era presentata a scuola ben vestita e ordinata con un sorriso cortese sul viso e aveva parlato in maniera calma con la maestra. Quando era uscita aveva salutato sempre col sorriso le maestre e preso per mano la figlia da brava mamma amorevole.
In auto tacque per tutto il viaggio e a casa ne comprese il motivo e sfogo tutta la sua rabbia sulla figlia
E colpa tua
Aveva capito ormai da tempo che quindi essendo una bambina lei  aveva sempre le colpe. Era normale anche per questo non vedeva l'ora di diventare grande. Stanca e infreddolita si sedette sul marciapiede e nonostante fosse buio riconobbe il luogo che aveva davanti:
Il parco. Quel parco
Quel parco di giorni felici. Quel parco di una famiglia felice. Dove trascorrevano i fine settimana o i pomeriggi lei il padre e la madre.
Attraversò la strada deserta e entro nel parco. Lì faceva buio pesto ma la bimba vide benissimo che tutto era cambiato. Un' po come la loro famiglia. Le piante delle aiuole erano poco curate e cresciute a dismisura a mo' di giungla. Tutto era deserto e abbandonato. Ma lei si vedeva passare davanti tutti i bei ricordi.
Quando il padre la faceva volare in cielo prendendola in braccio. Quando giocavano a pallone e la madre faceva le coccole a chi vinceva ma alla fine le facevaa sempre a entrambi perché l'altro se la prendeva sempre. Il gelato al limone e cioccolato che prendevano sempre lei e la madre e non macava mai la battuta del padre su che questi strani madre e figlia. Adesso quel chioschetto a forma di pentagono sempre affollato di bambini e famiglie e ora una vecchia baracca sporca e vuota. Arresa Maia uscì dal parco intenzionata a tornare alla realtà. La realtà era casa. Erano urla e lividi. Erano ricordi infranti .
Si incammino fuori dal parco dirottato e vide davanti al cancello arrugginito sbarrato un uomo ricurvo di mezza età mal vestito dal andatura lenta e affaticata con in mano una specie di sacco. Quasi si sentisse osservato si giro e vide la bimba
<<B-Bambina vuo-vuoi comprare qualcosa?>> Chiese lui balbettante mostrandogli davanti il sacco
<<Non so signore...Non ho soldi con me>>
<<Ti prego costa solo una moneta ti prego ho bisogno di soldi per del cibo per me e la mia bambino>>
Maia si impietosi per quel uomo e ricordò che nella cerniera dietro l'orsetto aveva nascoste due monete che le aveva dato il padre l'ultima volta prima di partire. Le teneva per ricordo ma era per una buona causa.
<<Cosa?>>
<<Ho-ho delle p-pozioni>>
<<Pozioni? A cosa servono?>>
<<Tu la bevi e finirai nel luogo dove si trovano le persone che ti mancano>>
<<E funzionano?>>
<< Certo certo una bocceta a moneta>>
<<Me ne dia due allora!>> Disse entusiasta la bambina
<<Certo certo>> sorrise l'uomo triste alla tenerezza della bimba
La bimba gli diede le due monete nella mano del signore che sorise grato alla piccola creatura della sua generosità. Maia svito il tappo alla boccetta che conteneva un liquido violetto e già pensava al padre e alla maestra Martina e magari pure alla nonna Maria Angela! Rallegrata bevve il contenuto tutto d'un fiato.
I primi minuti le pareva tutto normale poi mosse un passo in avanti e l'uomo scomparse di prima scomparse al improvviso! Il marciapiede divenne molle e tutto attorno parve smantellasi e diventare nero. Lei era in mezzo a quel buio. Poi vide apparire una sagoma... Una mano le si poso sulla spalla lei si voltò e vide davanti a sé il padre e la maestra Martina.
<<PAPA MAESTRA MARTINA>>
Salto addosso per abbracciarli e loro la lasciarono fare.
<<Dove siete finiti?>> Chiese Maia ai due dopo essersi asciugata una lacrimuccia
<<Questo non importa più adesso Maia adesso importa solo che staremo sempre insieme>>
<<Per sempre?>> Chiese Maia stupita
<<Esatto>> rispose la maestra Martina.
Il padre la prese in braccio e l'appoggio sul suo petto e salirono delle scale che li portarono alla luce... Vide che adesso aveva un vestito lungo bianco e uno strano cerchio luminoso sulla testa come le altre persone lì compresi il padre e la maestra Martina.
<<PER SEMPRE>> gridò Maia scendendo dalle braccia del padre a correre nel strerminato prato azzurro dove c'erano altri bimbi.
Giorni dopo si ritrovo il corpo della piccola Maia dopo che la madre preoccupata aveva denunciato la sua scomparsa. La si ritrovo lì davanti il parco che stringeva in una mano la bocchetta e nel altra stringeva ancora al petto l'orsacchiotto. Si indago e si confermo la morte per avvelenamento. La cosa che stupiva e commomeva ancora tutti e che avesse il sorriso sul volto nonostante la povera fine per ancora una dolce e piccola anima. La madre sapeva che era tutta colpa sua. Si incolpò di essere stata una madre pessima dalla morte del marito a causa del dolore che questa gli aveva provocato. Pianse per giorni e mesi interi e poi si tiro su le maniche e si mise a lavoro
Lasciò il compagno tossico con cui in realtà non c'era mai stato amore.
Creò una associazione per la cura dei bambini soggetti di maltrattamenti in famiglia, povertà e malattie. Raccolse dei fondi e restauro quel parco. Quel tanto amato parco dove adesso altre famiglie avrebbero trovato la felicità...Si incolpava ogni giorno per la morte della figlia e ogni mattina prima di uscire dava un bacio alla foto del entrata della figlia e del marito sperando che gli arrivasse lì in cielo e che soprattutto...la potessero un giorno perdonare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 27 ⏰

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