English Tea

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Teo stava uscendo dall'ufficio dopo una giornata noiosamente vuota.

Due riunioni saltate, un cliente scontento del suo progetto e tanti, troppi dubbi sulla carriera da architetto che stava costruendo con impegno e sacrifici da quando aveva lasciato Milano per cercare fortuna a Londra.
Viveva in Inghilterra da ormai tre anni ma sembrava non aver accettato il fatto che la pioggia non lasciasse mai scampo a giornate come quella e, ovviamente, quel mattino davanti alla porta di casa aveva ignorato bellamente quell'imbarazzante ombrello di Winnie The Pooh che Kate, la sua ex, gli aveva regalato poco prima di mollarlo senza alcun preavviso.
Preso in pieno da un gelido temporale e con nessuna intenzione di beccarsi un accidente poco prima della sua tanto agognata promozione, aveva deciso di fare quello che più immaginava facessero i londinesi nei momenti vuoti: bere un English Tea da solo in un bar guardando la pioggia scrosciare contro le vetrate del centro.

Sono solo, aveva detto alla cameriera che incontra sulla porta d'ingresso, che gli aveva risposto con un prego, da questa parte, senza fare minimamente caso a quella frase che faceva provare a Teo tanto disagio quanta serenità.
Giusto il tempo di sedersi verso il suo piccolo tavolo posizionato alla perfezione accanto ad un finestrone che da su Covent Garden e Teo era pronto per il suo ordine.
<< Un Earl Grey con una fettina di limone, grazie. >>
Pochi minuti dopo la cameriera che aveva incontrato all'ingresso stava camminando nella sua direzione con il bollente e profumato ordine in mano.
Teo non si era reso conto fosse così bella. Quando era entrato di corsa nel bar non l'aveva nemmeno guardata negli occhi, sennò ne avrebbe di sicuro approfittato per essere più piacente e gentile che mai.
<< Il suo English Tea. >> aveva detto con una pronuncia impeccabile ma non abbastanza convincente.
<< Di dove sei? >>
La ragazza aveva sorriso e, leggermente imbarazzata, lo aveva guardato dritto negli occhi. << Parigi. >>
Parigi.
Nessuna parola sembrava più essere al livello di quel nome di città appena uscito delicatamente dalla sua bocca.
Fu amore a prima vista.

<< Solo quelli strani bevono il the da soli. >>
Ma che cazzo di frase è da dire ad una del genere? Pensò immediatamente Teo, ma era troppo tardi e quelle parole ormai erano uscite allo scoperto.
Poi un fulmine a ciel sereno.
Lei sorrise e rispose mostrandosi più che interessata a quella timida conversazione.
<< Non l'hai mai fatto? >>
<< Che tu ci creda o no, mai. >>
<< E perché? >>
<< Da quando sono a Londra non ho fatto altro che correre da uno studio all'altro per riuscire a trovare un lavoro. Ora che ne ho uno non faccio altro che correre dall'ufficio a casa. Triste, non è vero? >>
<< Impegnativo. >>
<< Già. Tu che fai nella vita? >>
La bella cameriera ancora senza nome si guardava intorno ridendo e, poggiando le mani sui fianchi, squadrandolo.
<< Meno male che fai l'architetto perché come detective faresti davvero schifo. >>
Cazzo, è anche divertente e io ho appena fatto una figura di merda colossale. Si ripetè Teo.
<< Scusami, sono uno snob sfigato. >>
<< Capisco che intendi. Ti sembra assurdo che una persona faccia la cameriera solo per vivere e non per pagarsi gli studi o per darsi un tono. >>
Teo aveva abbassato la testa imbarazzato.
<< Ricominciamo. >> Continua la ragazza. << Sono Emma, sono di Parigi e vivo a Londra da due anni facendo la cameriera, niente di più e niente di meno. Ora devo servire gli altri tavoli o tra poco dovrò trovare qualcos'altro da fare per occupare il mio tempo qui in Inghilterra. Se vuoi sapere di più, stacco alle 20. >>

Oggi, dopo un anno esatto da quel pomeriggio di pioggia, Teo ed Emma sono diventati inseparabili.Per i due mesi successivi al loro primo incontro non hanno mai smesso di vedersi. Tra loro c'era un patto segreto che ogni giorno portava il giovane architetto ad uscire dall'ufficio e correre al bar a bere il suo English Tea, che a spesso e volentieri si trasformava in qualche birra che consumava aspettando che Emma finisse il suo turno.
Emma ha disdetto il contratto del piccolo appartamento che divideva con due coinquilini e ha portato tutte le sue cose a casa di Teo, che invece abitava nella splendida e ampia villetta a schiera che una zia di sua madre aveva lasciato in eredità alla sua famiglia.
Gli amici di entrambi ancor oggi dicono che era una vera follia andare a convivere dopo così poco tempo, ma nessuno dei due ha fatto caso a quelle dicerie. Quello che li lega appare ad entrambi come l'esperienza più forte e genuina della loro intera esistenza.
Abbiamo trent'anni, perché non vivere al meglio quello che abbiamo? Era l'unica e spontanea risposta che davano a tutti.

<< Sabato un mio vecchio amico di Parigi suona con la sua band in un locale qui vicino. Ci andiamo? >> chiede Emma mentre si stropiccia la faccia preparandosi ad affrontare un'altra fredda giornata del gelido inverno londinese.
<< Non so nemmeno se arriverò a stasera e tu vuoi già incastrarmi per sabato sera? >> risponde Teo ridacchiando.
Emma sobbalza sul letto. << E' oggi? La riunione per l'aumento intendo. >>
Teo sorride preoccupato e annuisce. << Se mi danno l'aumento, sabato potrei cantare sul palco col tuo amico e se non dovessi averlo...beh, chiedigli di mettere in scaletta Complicated di Avril Lavigne. >>

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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