Benvenuta all'inferno New York

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OTTOBRE
I

Dopo circa un'ora e mezza di volo sono finalmente atterrata a New York.

Accendo il display del telefono e noto la notifica di un messaggio di Tommy.

Sono qui con Winny. Ti aspettiamo.

Le mie mani tremano e io non so davvero come fare per distendere la tensione che ho cercato di ignorare durante il viaggio.
Il mio cervello ha posticipato il danno collaterale, privandomi di ragionevolezza solo nell'esatto momento in cui avrei incontrato Tommy e ora che ci sono, eccolo che manda segnali di fumo.
La cabina di comando grida MayDay, MayDay, MayDay.
E nessuno all'esterno risponde.
Dannato cervello mal funzionante.

Respira.
Eseguo i miei ordini.
E butto fuori l'aria in eccesso.
Rispondo al messaggio di Tommy.

Sono atterrata.

Chi è Winny? Che buffo nome!

Un amico.
Nanetta,
non prenderti gioco di lui,
è sensibile.
😌

Un sospiro di sollievo.
Il sarcasmo mi salva la maggior parte delle volte e lui sembra aver reagito bene al mio solito modo d'agire. Nanetta è il nomignolo che spesso mi attribuisce quando compio azioni o dico cose senza valutare prima le possibili conseguenze. Sono alta 1.70 e tutto si può dire tranne che io sia di bassa statura, ma lui mi chiama così da quando sono piccola e a me non dispiace affatto.
Ora manca solo il nostro incontro ravvicinato dopo ben 10 anni di maledettissima lontananza.

Una risata invadente echeggia nell'aria, prego non sia io il bersaglio della sua beffarda provocazione.
Volto il mio sguardo roteando il mezzo busto nella direzione esatta del suono e noto degli occhi affilati ricchi di sarcasmo e spavalderia che ricambiano l'interesse.
-Scusami stai ridendo di me?- mi acciglio senza nascondere il desiderio assillante di prenderlo a calci davanti a tutta la folla che mi guarda indignata.
Ho messo piede a New York da soli 5 minuti e sembra già che io sia al centro di un uragano in preda al panico, ma questo lo nascondo molto bene.

La figura allunga il passo nella sua traiettoria che evidenzia sempre meno distanza dal profilo del mio corpo.
E quando mi convinco che la sua risata non sia affatto rivolta a me, lui si blocca al mio fianco, rotea la testa per pungermi il fondoschiena con i suoi occhi cioccolato e si esprime sprezzante. -Hai tutto il culo bagnato, le tue mutande rosse sono in bella vista.- Distoglie lo sguardo dal pantalone per incrociare il mio, mentre sprofondo nella vergogna. -Gran bel culo New York!- un sorriso malizioso e ammiccante inarca le sue labbra prima di riprendere il passo.
Le mie guance si colorano di porpora.
Avrei voluto ucciderlo lì davanti a tutti eppure mi convinco del suo gesto benevolo. È evidente che sia stato l'unico tra tutti gli occhi indiscreti che avevo puntati addosso ad avermi avvisato delle condizioni poco piacevoli in cui riverso.
Seguo i suoi movimenti e studio il suo look, blue-Jeans e comincia bianca, mentre la voce che ho dentro non riesce a contenersi -Vuoi farci un giro blue-jeans?-
Ed ecco che l'istintività e la poco grazia che mi caratterizza si fa spazio tra le mura immense dell'aereoporto, catalizzando l'attenzione di tutti i presenti su di me, compresa la sua.

Tutti spalancano gli occhi come se avessi imprecato chissà che Dio esistente, ma il suo viso no, appare sempre più compiaciuto.

A dirla tutta a questo sono abituata, le espressioni pudiche non mi offendono,mi creano solo irritazione. Solo perché le persone non sfogano i loro pensieri intrusivi, non significa che io non debba farlo o debba limitarmi solo per non ferire le loro finte maschere virtuose.
Provo pena per loro.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 16 ⏰

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