Capitolo 1: Il Giorno del Contagio

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Era il 2043, un anno che sembrava segnare il confine tra l'illusione di stabilità e il precipizio verso l'ignoto. Il sole, quel giorno, non si levò come al solito. La sua luce filtrava attraverso l'atmosfera come un debole riflesso di ciò che era stato un tempo. Il cielo, velato da un pulviscolo finissimo, ricordava un'enorme tela grigia sospesa sull'umanità, rendendo ogni cosa stranamente opaca, come se il mondo stesso stesse trattenendo il respiro.

Edmondo, ventenne, era uno dei tanti abitanti della città, immerso in una routine che non sembrava avere mai fine. Seduto al tavolino di un bar automatico, osservava il mondo attraverso il sottile strato del suo implanto-ocular, una lente digitale integrata nel suo occhio destro che gli permetteva di ricevere informazioni direttamente dalla rete neurale globale. Il caffè che stringeva tra le mani era preparato da un drone barista, una delle tante macchine che ormai servivano da compagni silenziosi nell'esistenza umana.

Mentre Edmondo scorreva distrattamente le notizie nell'interfaccia visiva del suo holodisplay, un titolo catturò la sua attenzione: "Necroxerosi – La Malattia della Morte". La parola risuonò nella sua mente come un presagio oscuro. Un virus, venuto dall'Est, nato forse in un qualche laboratorio sperduto tra le montagne asiatiche, che stava già mietendo le sue prime vittime. Gli occhi di Edmondo rimasero fissi su quella notizia per un istante troppo lungo, come se un oscuro presentimento lo avesse immobilizzato.

Necroxerosi, un nome che sembrava tratto da un incubo. Un virus che attaccava il corpo in modo subdolo, consumandolo lentamente, lasciando dietro di sé una scia di morte e paura. Gli holoschermi attorno a lui proiettavano immagini rassicuranti: notizie di successo, nuove tecnologie, innovazioni che promettevano un futuro luminoso. Ma sotto quella facciata scintillante, la verità si diffondeva come un veleno invisibile. Il virus stava già viaggiando, superando confini, barriere e sistemi di sicurezza che, fino a poco tempo prima, sembravano invalicabili.

Edmondo provò a scrollarsi di dosso quel pensiero, convinto che fosse solo una di quelle notizie sensazionalistiche che i media gonfiavano per catturare attenzione. In fondo, il mondo aveva già affrontato pandemie, crisi globali, e ogni volta l'umanità aveva trovato un modo per rialzarsi. Ma c'era qualcosa di diverso questa volta. Un senso di incertezza strisciava sotto la superficie. Ogni notizia sulla Necroxerosi sembrava portare con sé un'ondata di angoscia, un crescendo di allarme silenzioso che pochi osavano prendere sul serio.

Le autorità insistevano che non c'era motivo di preoccuparsi. "Nessun rischio per l'Europa," dicevano nei bollettini ufficiali proiettati sugli holobillboard, quei giganteschi schermi trasparenti che dominavano ogni angolo della città. Le immagini mostravano uomini in tute protettive che sanificavano strade vuote in qualche città asiatica lontana. Droni sanificatori pattugliavano le zone rosse, mentre le barriere ioniche venivano innalzate intorno alle aree di quarantena. Sembrava tutto sotto controllo, un altro problema risolvibile con la tecnologia. Ma Edmondo sentiva un brivido, una strana sensazione che qualcosa non tornasse.

La sera, tornato nel suo piccolo appartamento monitorato ventiquattro ore su ventiquattro da un assistente dotato di intelligenza artificiale, Edmondo si mise a guardare il notiziario, sperando in qualche novità che potesse rassicurarlo. Invece, i titoli diventavano sempre più cupi. Il primo caso di Necroxerosi in Europa era stato registrato: un passeggero atterrato a Monaco di Baviera, portatore del virus. Le autorità tedesche erano già al lavoro per contenere la situazione, si diceva. Ma il contagio, così come il vento, non poteva essere fermato. Le prime quarantene furono annunciate, e la parola che nessuno voleva sentire iniziava a farsi strada: pandemia.

Nel suo letto, quella notte, Edmondo non riuscì a chiudere occhio. Le immagini delle città vuote, i bollettini di emergenza, i sussurri di paura che si facevano strada anche tra i più scettici, tutto lo teneva sveglio. Il cielo digitale sopra di lui, proiettato sul soffitto, sembrava opprimente. Anche se programmato per rilassare, quella distesa stellata sembrava nascondere qualcosa di minaccioso. I pensieri di Edmondo si affollavano, ogni angolo della sua mente riempito dall'ombra della Necroxerosi.

La mattina successiva, la città sembrava diversa. Nonostante il traffico di veicoli elettrici e di transpod flottanti che sfrecciavano sopra le teste dei pedoni, c'era una nuova tensione nell'aria. La gente camminava più velocemente, parlava meno, e alcuni volti erano già coperti da maschere biofunzionali progettate per filtrare l'aria dalle nanoparticelle infette. Edmondo sentiva il cuore battere più forte nel petto. Il mondo intorno a lui stava cambiando, e lo stava facendo rapidamente.

Il virus non era più una minaccia lontana, confinata in qualche angolo remoto del globo. La Necroxerosi aveva attraversato gli oceani, scavalcato le barriere digitali, e si stava insinuando nel cuore dell'Europa. Il senso di sicurezza che Edmondo e milioni di altri avevano dato per scontato per anni stava svanendo. Le prime avvisaglie di un futuro oscuro erano già qui, e l'inizio della fine era arrivato senza rumore, come un ladro nella notte. Il virus aveva trovato la sua strada.

Il giorno in cui morì il soleWhere stories live. Discover now