Prologo:La morte di Elena

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Una pioggia incessante trasformava le strade di Nour in specchi scuri, riflettendo le luci tremolanti di una città in lutto. Max Stone sentiva il freddo infiltrarsi nelle ossa mentre saliva le scale dell'appartamento di Elena, il peso della paura addosso ad ogni gradino. Il suo impermeabile gocciolava, lasciando una scia umida dietro di sé sul pavimento consunto del vecchio edificio.

Il ricordo della telefonata anonima che aveva ricevuto poco prima gli rimbombava ancora nella mente: una voce distorta, inquietante, gli aveva dato precise istruzioni. "Appartamento 3B, Via dei Ciliegi 15. Elena ha bisogno di te." Poi, un click secco e il silenzio. Max si era precipitato, senza pensarci due volte. Elena non era solo una cara amica, era stata l'amore della sua vita, una fiamma che si era spenta troppo presto lasciando solo cenere e rimpianto.

Ora, arrivato al terzo piano, il suo presentimento si era trasformato in certezza: la porta dell'appartamento era socchiusa, e un fascio di luce usciva da un piccolo spiraglio. Il silenzio riempiva l'aria, rotto solo dal rumore della pioggia sui vetri. Un odore metallico intenso lo colpì appena varcò la soglia, un odore che conosceva fin troppo bene.

Con la mano stretta sulla fondina, spinse lentamente la porta. Il cigolio sinistro del cardine sembrava annunciargli il dolore che l'attendeva. Un'ondata di nausea lo travolse non appena vide Elena. Giaceva sul pavimento del soggiorno, i capelli rossi sparsi come un ventaglio intorno al volto pallido, circondati da un alone scuro di sangue che si allargava lentamente sul parquet. Gli occhi verdi di Elena, una volta pieni di vita e arguzia, fissavano ora il vuoto con uno sguardo spento. Il profondo taglio sul petto e la camicetta bianca macchiata di rosso raccontavano senza pietà la violenza che l'aveva strappata alla vita.

Le sue mani, curate e delicate, erano ancora leggermente contratte, come se nei suoi ultimi istanti avesse tentato di afferrare qualcosa – o qualcuno. Sul tavolino accanto al corpo, Max notò il bloc-notes che Elena portava sempre con sé. Un foglio era stato strappato in fretta, lasciando solo brandelli, come una storia spezzata.

"Se dovesse succedermi qualcosa," le parole di Elena gli risuonavano nella mente come un'eco lontana. Solo due settimane prima, durante una delle loro ultime cene insieme, Elena si era mostrata stranamente preoccupata. "Cerca nel terzo cassetto della mia scrivania. C'è qualcosa che devi trovare." Lei gli aveva sorriso, triste, quando lui aveva insistito per saperne di più. "Non ora, Max. Non è sicuro."

Max si malediceva per non averla ascoltata, per aver liquidato le sue paure come un eccesso di prudenza. Ora, con il cuore stretto in una morsa, si alzò e si diresse verso la scrivania di mogano. Il terzo cassetto era chiuso, ma lui conosceva Elena: sollevò il sottomano di pelle e trovò la piccola chiave d'ottone nascosta lì sotto. Aprì il cassetto e, tra documenti e appunti, trovò una chiavetta USB a forma di stella marina – la Stella di Pandora. Era il dispositivo di cui Elena gli aveva accennato, lo stesso progetto che stava sviluppando con Gabriel. Il freddo metallo gli sembrava quasi pulsare tra le dita, come se contenesse un segreto vitale.

Senza perdere altro tempo, Max lasciò l'appartamento, tenendo la chiavetta USB stretta nella tasca interna della giacca, proprio vicino al cuore. Non immaginava ancora che quella fosse solo una copia, un'esca lasciata da Elena nelle sue ultime settimane. Il vero dispositivo, con i suoi segreti e poteri straordinari, rimaneva nascosto, protetto dalla lungimiranza di Elena, consapevole che il pericolo le era ormai troppo vicino.

Mentre si allontanava sotto la pioggia, con la chiavetta in tasca e mille domande senza risposta, una fitta di dolore gli trapassò il cuore. Non riusciva a capacitarsi che Elena fosse davvero morta, che la loro storia fosse finita in quel modo. Si ripromise che avrebbe trovato il suo assassino, che avrebbe fatto giustizia. Per Elena, per l'amore che aveva provato, per il futuro che gli era stato strappato. Le sirene della polizia si avvicinavano in lontananza, accompagnando il ritmo della pioggia incessante e segnando l'inizio di un'indagine che avrebbe stravolto Nour.

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