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I ricordi della sera prima erano decisamente annebbiati, come probabilmente lo era stata la sua capacità di giudizio dopo aver bevuto per tutta la serata. Ron aveva deciso che bisognava festeggiare, quindi lo aveva portato nel locale più frequentato di tutta Londra. “Diventare Capo Auror non è una cosa che capita tutti i giorni!” aveva detto, e Harry aveva così tanto bisogno di svagarsi dopo la rottura con Charlie, che aveva accettato senza pensarci un attimo. Non che avesse avuto altre opzioni, l’amico lo aveva praticamente obbligato, ma comunque… si stava divertendo, i bicchieri si svuotavano e Charlie non era più così insistentemente presente nei suoi pensieri. Ron parlava di mille cose diverse senza mai lasciare che la mente di Harry vagasse neanche per un secondo e quella era la prima sbronza allegra che gli capitava da parecchio tempo. Verso mezzanotte però il telefono di Ron aveva squillato e Hermione gli aveva comunicato con voce stanca che Rose si rifiutava di addormentarsi senza il suo papà. “Devo andare, amico. Scusa, ma la paternità mi reclama. Vuoi che ti accompagni a casa?” Harry aveva rifiutato, perché per la prima volta dopo la rottura con Charlie si stava divertendo, e si erano salutati con un abbraccio.

Questo era tutto quello che ricordava della serata, da quel momento in poi… il vuoto. Appena sveglio aveva subito percepito che c’era qualcosa di strano, senza neanche aprire gli occhi. In casa c’era un profumo dolce, Harry credeva fossero fiori, e le lenzuola erano di un tessuto troppo strano perché potessero essere le sue. Per un attimo si fece prendere dal panico. Aiuto! Hanno rapito il Capo Auror mentre era sbronzo! Aprì gli occhi e la parete azzurrina con il quadro enorme appeso proprio al centro aveva confermato i suoi sospetti… non era a casa sua, ma non sembrava nemmeno un posto in cui portare qualcuno che è appena stato rapito, tanto che la porta era aperta. Con molta probabilità in quel letto ci era entrato spontaneamente, e altrettanto spontaneamente si era tolto i vestiti. Esaminò la stanza, richiamando tutte le sue doti investigative, e non riuscì ad individuare niente che potesse indicargli di chi fosse… vasi di fiori, quadri, tutto estremamente ordinato e profumato. Non c’erano foto e i pochi oggetti personali sparsi in giro non gli ricordavano alcunché… una maglietta nera appoggiata ordinatamente su una poltroncina in velluto verde, un paio di occhiali da vista e un orologio dall’aria costosa sul comodino. Spostò lo sguardo verso il cuscino accanto a sé e ci trovò un pezzetto di pergamena. “Vado a prendere la colazione, torno fra poco. Se vuoi fare una doccia, il bagno è la porta chiusa di fronte al letto. Ti ho lasciato dei vestiti puliti sul letto. A dopo. D.” Osservò la grafia elegante con i ghirigori che adornavano le lettere, ma non riuscì a riconoscere chi potesse averlo scritto. Sbiancò. Oh, Merlino, no, sono finito a letto con una ragazza!

Si alzò non senza difficoltà, maledicendosi per aver bevuto così tanto, e andò verso la porta indicata nella pergamena, pensando che avere una casa con il bagno in camera sembrava proprio una cosa da ricchi. Anche in bagno, proprio come per la camera, non c’era nulla che potesse indicargli chi fosse il proprietario dell’appartamento. C’era un buon profumo di muschio e frutti rossi, la finestra era aperta, ma aleggiava ancora un po’ della nebbiolina che si forma dopo una doccia calda, segno che la persona sconosciuta era uscita da poco. Una fila interminabile di prodotti di bellezza che Harry non sapeva nemmeno a cosa potessero servire, un solo spazzolino e una spazzola per capelli con un solo capello rimasto impigliato. Lo prese e lo esaminò, era biondo e di media lunghezza. Non conosceva nessuno con quelle caratteristiche. L’investigazione arrivò ad un punto morto e Harry, nonostante fosse curioso e un po’ preoccupato, si rassegnò all’idea di dover aspettare.

Entrò nella doccia e lasciò che l’acqua calda gli scorresse addosso, sforzandosi di ricordare la serata. Baci che sapevano di alcool e frutta, mani sottili che lo accarezzavano con gentilezza, lampi di capelli biondi incredibilmente morbidi, ma nessun viso, nessuna voce. Niente di niente. Si lavò velocemente e indossò i vestiti che lo sconosciuto gli aveva preparato, una semplice tuta grigia e una maglietta nera uguale a quella sulla poltroncina. Recuperò il suo telefono e la bacchetta -decisamente non era stato rapito- dal comodino e scese al piano di sotto, continuando ad osservare quella casa dall’aria così costosa eppure così poco personale. Sembrava una casa da catalogo, tutto ordinato, tutto pulito, ma nemmeno una foto in giro. Sul tavolino davanti all’enorme divano in tessuto notò un portatile, per un attimo pensò di aprirlo per sbirciare dentro, ma non c’era davvero niente di pericoloso, nel posto in cui si trovava, aveva ancora tutte le sue cose e la porta d’ingresso non era chiusa a chiave… frugare nel laptop di uno sconosciuto era decisamente un’invasione della privacy. Si sedette sullo sgabello accanto all’enorme isola che divideva la cucina dal soggiorno, in attesa, controllando le notifiche sullo smartphone. Dopo qualche minuto, avvertì il pop di una materializzazione proprio fuori dalla porta e si fece di nuovo prendere dal panico Ti prego, ti prego, fa’ che non sia una ragazza! E in pochi secondi si era alzato, seduto di nuovo, era andato verso il divano e tornato indietro sullo sgabello, facendo finta di leggere qualcosa sul telefono e di non essersi accorto che c’era qualcuno fuori dalla porta, come se non gli fosse neanche passato per la testa di mettersi a correre in giro per il grande open-space, agitato come se fosse la prima volta che finiva a letto con qualcuno.

You fell asleep - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora