Prologo

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S O L E I L  ' S
P O V
☀️

*4 anni prima*

Tic tac.

Tic Tac.

Il tempo scorreva ininterrottamente, ed io ne avevo perso il conto per via della mia paura nel perderlo.

E se gli fosse accaduto qualcosa?

Glielo avevo detto di inventare una bugia da dire a suo padre, era troppo rischioso. Ovviamente però, non mi aveva dato retta.

Mi aveva detto di aspettare fuori dalla mia scuola di danza, che mi avrebbe raggiunto e portato in un posto a mia insaputa.

Ma era in ritardo. Fin troppo.

Ed io cominciavo a preoccuparmi sempre più.

«Soleil, che ci fai ancora qui? Non dovevi finire mezz'ora fa?» nell'udire la voce di Raphaël mi tranquillizzai, seppur poco.

Mezz'ora che lo aspettavo, e di lui non c'era alcuna traccia.

Ma dov'era?

A quella domanda però, io rimasi in silenzio. Non sapendo cosa rispondere.

Perché mentire a mio fratello era fuori discussione. Riusciva a comprenderlo ogni volta, ed io ormai ci avevo rinunciato.

«Lui non verrà.» enunciò mio fratello.

Io lo guardai accigliata, non capendo dove volesse andare a parare.

«Di chi parli?» il tono di voce che uscì dalla mia bocca era colmo d'incertezza.

«Jordan, non verrà.»

Nell'udire quelle parole, la mia mente andò ancora più in confusione. Cosa ne sapeva lui?

«Non verrà Soleil.» ripeté Raphaël mentre si faceva sempre più vicino.

«E tu come lo sai?» i miei occhi slittarono nei suoi, troppo curiosi di riuscire a captare qualcosa.

«Perché me l'ha detto, se n'è andato. Ha lasciato New York poco fa.» avrei voluto non sentire quelle parole, piuttosto che dover far a patti con la realtà.

Lo fissai incredula, senza proferire parola.

E il posto che voleva mostrarmi?

«Vieni, andiamo a casa.» Raphaël avvolse il suo braccio sinistro attorno le mie spalle, mentre incominciavamo ad incamminarci verso casa.

Durante tutto il tragitto non emisi alcun suono, me ne restai semplicemente in silenzio.

E fu proprio in quel momento che si sentì uno sparo, non troppo distante da noi.

Appena mi voltai verso mio fratello e lo guardai, capì che mi stesse nascondendo qualcosa, e che lui sapesse perfettamente la provenienza di quello sparo.

Non ci misi molto a capirlo anch'io.

Senza pensarci troppo, mi staccai da lui e mi misi a correre. Corsi il più veloce possibile, come se ne valesse della mia vita.

Anche se poi pensandoci, lo era.

Jordan era ormai una parte indissolubile di me, si era incastrato così nel profondo da non poterne più fare a meno.

Ma forse, da quel quel pomeriggio in poi, avrei preferito vivere con la speranza nel rivederlo che con l'odio di ciò che avevo sentito.

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