SOSPESA MOMENTANEAMENTE ‼️‼️‼️ per motivi personali.
Ines è una giovane soldatessa, strappata dalla sua vita e imprigionata in un carcere di massima sicurezza a Mosca dove sarà notata dai servizi segreti russi, che le daranno una possibilità di risc...
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Il rammarico che mi portai dentro fino a casa, non volle abbandonare il mio corpo così facilmente. Mi ero appena fiondata fuori da casa Miller, quel luogo che in pochi secondi mi fece tanto avvilire da voler scappare. Ignara del gingillo che stavo lasciando alle mie spalle, salì sul taxi e diedi subito l'indicazione all'autista. Il tempo del tragitto mi servì a riflettere sul mio operato, o meglio, l'operato di copertura.
Per me quel lavoro non aveva benché la minima importanza, mi serviva solo perché avrebbe contribuito a tenere un basso profilo, e ad avere qualche soldo in più. Ma allora perché mi stavo arrovellando troppo? Perché chiedevo continuamente a me stessa in cosa avessi sbagliato? Perché cercavo tanto di darmi una risposta plausibile a quella che fu la reazione del signor Henry Mirren? Ma soprattutto, perchè mi stavo dannando per ciò che era appena successo?
Non avevo avuto delle risposte a tutte le domande, anzi, non avevo chiesto al signor Mirren nemmeno un quarto delle tante domande di Josephine. Probabilmente quando avrei riportato la notizia al signor Wilson, mi avrebbe licenziata senza pensarci due volte. Ma cosa potevo farci? Non avevo avuto il tempo di confrontarmi con Josephine sulle domande, anche perché non la credevo così ficcanaso. Ma ciò non era una giustificazione. Avrei dovuto dare un'occhiata alle domande scritte in quell'esile foglio di carta, e avrei dovuto scartare quelle inopportune. La reazione del signor Mirren era più che giusta.
Stupida. Sei stata una stupida.
Mi tormentai per qualche minuto. Ma poi ritornai a mente lucida, e riflettei.
<<Cosa sto facendo? Ho sbagliato, ho fatto incazzare il capo di Scotland Yard, e allora? Cosa me ne importava?
Anzi, era un bene che avessi trovato un alibi per stare lontano da lui. Lui probabilmente mi crede una sciocca ragazza in preda ad una crisi adolescenziale, fuggita in un paese straniero e che lavora per uno squallido quotidiano, come disse lui. Perciò era stato forse un bene? Chi lo sa.
Dovrei stare lontana da quell'uomo, il pensiero che io abbia fallito in un incarico, che nemmeno avevo chiesto io tra l'altro, non aveva la minima importanza. Adesso avrei dovuto concentrarmi nuovamente sul mio obiettivo, il mio vero obiettivo.
Chissenefrega se per Henry Mirren il giornalismo non mi si addice? O che avrei dovuto cambiare lavoro? Dovrebbe temere di me, che sarei capace di dar fuoco alla sua dimora se avessi voluto. Sarei stata capace di distruggerlo, di strapparlo dal piedistallo di cui un gruppo di politici e la reputazione benigna della sua famiglia lo aveva nonchè privilegiato, e l'avrei dato in pasto ai lupi dei servizi segreti. Avevo il potere di annientarlo, e non lo avrei sprecato.
La voce del taxista che mi chiese il denaro per il tragitto abbastanza impetuoso ruppe i miei pensieri. Lo pagai, gli diedi quel denaro che ahimè, fu sprecato. Pagare per arrivare e poi fuggire dal perfido covo dei Mirren, lo considerai l'ottavo peccato capitale. Scesi dal taxi con un'amarezza che solo un'aspirante giornalista che aveva a dir poco fallito poteva comprendere. Presi l'ascensore e mi ritrovai presto davanti la porta della mia nuova casa. Porsi la chiave all'interno della serratura, ed entrai, cogliendo subito la voce di Luna che aveva udito il mio ingresso dalla cucina.