1. Richard Sanderson, Reality.

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JASON
Era un pomeriggio estivo come tanti altri, uno di quelli in cui il caldo torrido ti opprime e il sudore ti appiccica i vestiti alla pelle.
Il sole stava tramontando tuffandosi nel mare davanti a me. A separarmi da quell'indefinita massa blu vi erano poco più di dieci metri e un vuoto nello stomaco che non riuscivo a riempire. Davanti a me, pochi metri di roccia e poi più niente. Buttarmi dalla scogliera era sempre stata una specie di prova di coraggio per me, un modo per dimostrare a me stesso che ce la potevo fare, per superare le mie paure.
Chiusi gli occhi e mi concentrai sui miei respiri, lenti e regolari.
Feci un passo.
Inspira, espira.
Un altro passo.
Ricordati di respirare Jase, non smettere di farlo, non adesso.
Ormai solo pochi centimetri mi separavano dalla fine della scogliera e dal vuoto sotto di essa. Mi aveva sempre attirato, il vuoto, anche se l'altezza mi faceva paura.
Pochi secondi dopo trovai il coraggio, presi la spinta e mi buttai.
Il vuoto mi inghiottii all'istante, mi sentivo distante, distante da quel posto e dagli altri, distante dal me che conoscevo. Ero diventato un tutt'uno con il vuoto, dimenticandomi di ciò che mi stavo lasciando alle spalle. Il fischio nelle orecchie era così alto da oscurare per un momento tutti gli altri pensieri che si agitavano nella mia testa cercando di emergere. Era così alto da oscurare quel silenzio assordante che era la mia vita. Quando raggiunsi il mare sotto di me, l'acqua azzurro-verde mi sommerse. Tornai a galla qualche istante dopo, ansimando. Ce l'avevo fatta. In quel momento una nuvola oscurò il sole. Una vocina echeggiò alle mie spalle: "Come Jase. Voglio fare come Jase!!!"
Solo allora capii, capii che non avrei dovuto farlo, che non avrei dovuto lasciare mia sorella Beth da sola nella spiaggia vicino alla scogliera. Capii che qualsiasi cosa avessi fatto, lei mi avrebbe seguito. Rivolgendomi a tutta la forza che mi era rimasta, trovai il coraggio di guardare in alto, verso il punto da cui mi ero buttato. Una massa di capelli biondi alta circa mezzo metro, che a stento si reggeva sulle gambe, si stava gettando dalla scogliera nella mia direzione. Un'ondata di panico mi investì. Dovevo salvarla, dovevo pensare in fretta, eppure restavo lì immobile, senza riuscire a fare niente. Poco dopo, l'acqua si aprì e si chiuse su Beth alcuni metri più in là. "Fai qualcosa Jase!! Non stare lì fermo!" dissi a me stesso. Trovai il coraggio di muovermi ed iniziai a nuotare nella sua direzione. Misi la testa sott'acqua, allungai una mano e riuscii ad afferrarla. Il suo corpo inerte non oppose resistenza. Riemersi e nuotai verso la spiaggia. La adagiai accanto a me sulla sabbia e le misi una mano sul petto. Trassi un sospiro di sollievo.
Respirava.
Respiravo.

And you held my handWhere stories live. Discover now