capitolo 1. -solo una sceneggiata.

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Mi svegliai in una stanza scura, dove non potevo nemmeno vedere oltre il mio piccolo naso alla francese, quella stanza aveva un buon profumo, tabacco e menta, improbabile ma meraviglioso abbinamento.

Tutto in torno a me era sfuocato, non riuscivo a distinguere l'arredamento della stanza,fino a quando, sbattendo più volte le palpebre riuscì a mettere a fuoco la stanza.

Era piccola, sul lato destro c'era una scrivania in acero, al centro un letto ad una piazza con delle coperte nere, nelle quali ero avvolta, mentre, a sinistra un armadio si estendeva per tutta la parete.

Avevo già visto quella camera, il punto era ricordare dove, forse su un giornalino all'ikea, pensai. Ma no, era troppo familiare, quel profumo, quell'arredamento...

Justin. Pensai, ed, involontariamente sorrisi. Era uno strano ragazzo, all'incirca tre anni fà, mi ero trasferita a Stratford, solo per stare vicino a lui. Ma quando ben sono arrivata a casa sua, suonando mi é venuta ad aprire una ragazza bionda ossigenato, occhi verdi e una leggera spruzzata di lentiggini sugli zigomi.

Era molto carina, il problema era che era nuda, e stava a casa del mio Justin.

Da allora, noi due eravamo nemici, come Spongebob e plankton, come nutella e marmellata.

Perché ero qui? Come mai non ero a casa? E se mio fratello mi stesse cercando? Alex non me lo perdonerebbe mai.

Ad interrompere i miei pensieri fù il rumore della porta che si aprì, mostrando una figura a me famigliare, Alex. Il mio Alex, il mio dolce e tenero fratello.

«Alex?»-chiesi ingenuamente giocherellando con le punte dei miei capelli color carbone.
«Si Angel, sono io.»-disse sorridendo, amavo quel sorriso, era così confortante. Così amorevole e allo stesso tempo triste, era spinto, falso.

Non capivo il motivo per il quel ero nella stanza di Justin, con mio fratello all'interno.

«Come mai sono qui?»-sbottai infastidita.
«Beh vedi.. Justin, ti ricordi di lui no?»-annuì, come dimenticarsi delle persona che avevo amato di più sulla faccia della terra, quello sporco, lurido, traditore. «Beh ecco, io e lui..»-si fermó facendo uscire dalle sue labbra una risata isterica «siamoinunagangdicriminalinon miuccideretivogliobene.»-disse tutto d'un fiato.

No, non poteva essere vero. Mio fratello sapeva il mio odio verso Justin, un odio solo per mascherare l'amore che, forse ancora provavo per lui, ma ora ero riuscita a dimenticarlo, o almeno così credevo.

«tu che cosa?!»-urlai.
«Mi dispiace io..»-«No, esci di qui.. Ora!»-urlai disperata, mentre, i miei occhi, ormai erano inondati di lacrime.

Volevo solo andare a casa, lontana da qui, così, presa dall'ira tirai uno schiaffo ad Alex e me ne andai, scendendo le scale arrivai al salotto.
Sul divano di pelle nera di Justin c'erano quasi tutti: Harry, Cris, Rayn, Josephin, Lucinda-comunemente chiamata Luce- e Daniel.

Tutti mi avevano mentito, tutti quelli che chiamavo fratelli-apparte Justin ovvio-tutti coloro che per me, contro o meno, la loro volontà ci sono sempre stati.

Harry, appena mi vide mi corse in contro e mi abbracció fottissimo, un di quegli abbracci che ti fanno sorridere involontariamente.

Non trovando Justin, mi girai e incorciai i suoi occhi color caramello dei quali ero pazzamente innamorata.

«Angel.»
«Bieber.»-dissi con tutto l'odio che potevo metterci in quelle parole.

Mi girai, non volendolo più guardare.
«Non credete di dovermi delle spiegazioni?»-chiesi infastidita.
Luce aprì la bocca come per dire qualcosa, ma la richiuse subito, probabilmente si sentiva in colpa per non avermi detto niente, anche se era la mia migliore amica.

«Vorremmo Agel, ma ora dobbiamo andare a New York, per poco tempo, circa una settimana.»-disse Matt, che fino ad all'ora era rimasto muto come una persona alla quale viene puntata alla testa una pistola carica.

«Starai con Justin, ora come ora non puó combattere o sparare, é ancora debole per l'operazione.»-s'intromise Cris.

A quelle parole non ci vidi più, sputai fuori tutto quello che mi tenevo dentro da più di tre anni.

«Eh no, io con quello non ci stó-dissi indicando Justin- lo sai cosa provo per lui, lo sai cosa ho passato, lo sai cosa ho fatto per lui, sai come mi sono ritrovata. Voi tutte lo sapete.»-mi fermai per guardarli tutti-«Sapete come ho passato un anno della mia vita, per colpa di questo, questo stronzo di merda che mi ha tradita quando diceva di amarmi!»-urlai esasperata, fino a quando, i miei occhi verdi screziati d'azzurro ghiaccio non iniziarono a riempirsi di lacrime, che minacciavano di uscire.

Justin cercó di alzarsi dalla poltrona, ma le sue gambe non reggevano il suo peso. Così involontariamente, ritornó seduto sulla sedia e parló da lì.

«Io che cosa?! Lo sai benissimo che ti amo Angel Jackson, ora smettila di fare la bambina!»-urló, se non conoscessi Jus avrei detto di aver intravisto una lacrima corrergli giù per la faccia, fino a cadere per terra.

«Bambina?! Io? Ha parlato quello che si fatto una ragazza mentre era fidanzato con un'altra! Katie, si chiama se non sbaglio, giusto?!»-urlai, non credevo nemmeno io di avere tanta forza di volontà nel corpo.

«Non é colpa mia, mi hanno obbligato-sospiró- dovevo mettere in scena quella sceneggiata se no a quest'ora saresti sette metri sotto terra! Ti sei mai chiesta, solo per un attimo, se anche io stessi soffrendo, perché non venivo mai a casa tua, per paura di vedere quegli occhi dei quali sono fottutamente innamorato?!»-urló.

Lo guardai negli occhi, i suoi bellissimi occhi.
Aveva detto sceneggiata, ma cosa intendeva esattamente? E con 'sette metri sotto terra' intendeva morta, non é così? E lui davvero mi amava? O era un suo giochetto per avere un'altra ragazza ai suoi piedi? E io sono ancora innamorata di lui?

Troppe domande mi frullavano per la testa, troppe domande alle quali non sapevo rispondere, ma ad una domanda, volevo avere una risposta.

«Mi ami?»-chiesi sbalordita, non volevo chiederlo, ma volevo una risposta.

«Non ho mai smesso di farlo.»-confermó la mia teoria, forse non poi così scema, forse anche lui ricambiava i miei stessi sentimenti.

Non mi resi conto che Justin si era alzato fino a quando, le sue braccia possenti, non cinsero la mia vita e la mia testa, si posó nell'incavo del suo collo.

«Era tutto falso, tutto.»-disse sospirando tra i miei capelli.

Anche i suoi 'ti amo' erano falsi? Chi lo sa, ora, peró avevo la certezza che mi amava, e di lui, non mi sarei mai stancata.

Ma io lo amavo?

Forever. ||Justin Bieber.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora