Playground - ci incontriamo di nuovo

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Il rumore dei miei passi risuona, l'odore pesante, l'aria sporca che ti brucia le narici.
I miei capelli strisciano sulla schiena mentre cammino, gli orecchini e il vestito luccicosi risuonano nella notte.
Spingo il portone del locale, mi siedo ed ordino da bere. La musica è assordante, ma rende così leggeri... Questo locale non me lo ricordavo così, è diventata una discoteca?
Il rumore dei drink poggiati bruscamente sui tavoli, gli sguardi sconosciuti che cercano di infiltrarsi... Mi era mancato tutto questo... Le luci mi abbagliano gli occhi. La mente leggera ma affine, per non perdere troppo facilmente il controllo. D'altronde non bevo da un pezzo.

D'un tratto, scorgo qualcuno al banco con la coda dell'occhio. Lo sguardo chino sul bicchiere. I suoi abiti sembrano nuovi ma volutamente usurati, i capelli poco curati, tinti male e tagliati con poco riguardo eppure così attraente... Mi avvicino al banco ed ordino da bere. I miei occhi la osservano da vicino...La ragazza ha un viso sporco, no, un trucco tribale, lo sguardo fisso nel vuoto, sta pensando a qualcosa intensamente. Il colore dei suoi occhi è per me uno specchio nella sua anima, anche se sembra così cupa brilla ed è sincera. Un brivido mi pervade, ma rimango immobile.

"Vi?"

Lei si gira a pelo verso di me, poi si aggiusta la postura. Mi guarda di sfuggita e torna a fissare la bottiglia.
Ha uno sguardo confuso, annebbiato.

"E tu chi saresti?"

Accarezzo con leggera pressione la sua spalla muovendo il pollice.

"Guardami bene."

Vi si rigira, poi mi osserva, con quei suoi occhi chiari ma allo stesso tempo di una profondità devastante. Il solo essere osservata devo ammettere, che un poco mi eccita.

Apre meglio gli occhi, si alza dallo sgabello e mi abbraccia forte.

Dall'incavo del collo, mi parla "Non avrei mai voluto lasciarti lì... Mi dispiace."

È ubriaca.

"Me la sono cavata"

Io e Vi eravamo migliori amiche in prigione, e ad dire il vero per un periodo ci siamo anche frequentate, per quanto si possa fare in una prigione di massima sicurezza. Cerco di non pensarci.

Ci stacchiamo leggermente.

"Come mai questo cambio di look? Non mi sembri stare granché"

Lei mi guarda incupita, col suo sguardo penetrante eppure vuoto al momento.
Guardo il soffitto e sorrido. Per qualche motivo è molto alterata. Sarà sicuramente per qualche ragazza.

"Andiamo a distrarci."

Dalla spalla tiro il suo avambraccio, con un goffo movimento scende dallo sgabello prendendomi la mano.

Non risponde, ma si limita a fissare il vuoto mentre mi accompagna. Poi il suo sguardo si illumina, si risveglia.

Mi segue in pista, balliamo per un po' finché finiamo di bere, a quel punto gli sguardi non tradiscono, sorride e accompagna una mano sul mio collo. La sua mano è gentile, da un senso di sicurezza, ma il mio corpo avverte pericolo e la cosa...mi piace. Il mio braccio scivola sulla sua schiena, ci guardiamo per un momento, col viso chino. Lei è più alta di me e sento il suo alito caldo avvicinarsi alla mia nuca.

Le labbra si avvicinano, ci abbeveriamo l'una dell'altra, con la sua mano mi stringe forte il collo come se non avesse intenzione di lasciarlo. Poi se ne rende conto e controlla la presa, mi prende i fianchi. Nella mia mente che era già annebbiata dall'alcool inizia a propagarsi un'altra sensazione di piacere. I miei battiti aumentano, le sue mani scivolano sul mio culo. Così usciamo dal locale entrambe mezze barcollanti. Mi porta fino ad un vicolo.

Mi bagnano le carcerateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora