Prologo

5 2 0
                                    

Elisabetta camminava per le vie di Roma, più ingombre del solito. Qua e là c'erano capannelli di persone che parlavano tra loro, anche a voce molto alta, discutendo della notizia del giorno, apparsa su tutti i giornali. Una notizia che l'aveva angosciata.

Era uscita di casa per cercare di non pensare troppo al futuro, ma a ricordarle ciò che attendeva lei e l'Italia intera c'era un foglio, appeso all'ingresso dell'università.

A causa dello scoppio delle ostilità tra Regno d'Italia e Impero austro-ungarico la facoltà di Medicina rimarrà chiusa fino a data da destinarsi.

Strinse i pugni, sentì le unghie scavare nella carne. Avrebbe voluto urlare, ma si limitò a fare un profondo respiro, ricacciando indietro le lacrime che le stavano pizzicando gli occhi. I suoi sogni si stavano infrangendo davanti a un portone che sarebbe rimasto chiuso per chissà quanto tempo.

Non le restava che tornare a casa, ma prima fece un lungo giro per le strade della capitale. Davanti alle sedi di reclutamento c'erano file di giovani che stavano attendendo il loro turno per la visita: molti avevano il viso impaurito, gli occhi vuoti e spaesati.

Tornò a casa, nel silenzio di quel grande appartamento che guardava su piazza Navona. Sentì un colpo di tosse, suo padre Anton era nel suo studio a lavorare. Si affacciò e lo salutò.

«Dove sei stata?»

«Avevo bisogno di prendere una boccata d'aria.»

«Sei preoccupata?»

«Chi non lo è?»

Il padre si alzò per andarle vicino, per cercare di rassicurarla. La abbracciò e disse: «Finché sei qui con noi, non ti può succedere niente di brutto. La guerra è lontana.»

Elisabetta si allontanò da lui. «Non tanto lontana. Hanno chiuso l'università, fino a quando non si sa.»

Anton sembrò colpito dalla notizia, spalancando gli occhi azzurri, sul viso un'espressione quasi incredula. Cercò comunque di rassicurare Elisabetta. Le diede un bacio sulla testa.

«Vedrai che sarà una cosa temporanea, di breve durata.»

«Spero che tu abbia ragione» sussurrò la ragazza, allontanandosi e andando verso la porta. Il padre tornò alla sua scrivania, riprendendo il lavoro, ma la sua voce richiamò di nuovo l'attenzione della figlia.

«Oggi pomeriggio deve passare Vittorio, dobbiamo parlare di alcune cose che lo riguardano. Poi l'ho invitato a rimanere a cena.»

Elisabetta si limitò ad annuire, poco interessata, e andò a rifugiarsi nella sua stanza, con tanti pensieri che le frullavano in testa.

La guerra era già scoppiata in altre parti d'Europa da diversi mesi, ma l'Italia, fino a quel momento, era riuscita a rimanere neutrale. Che qualcosa stesse cambiando, però, era già nell'aria da qualche tempo: troppe erano le manifestazioni a favore dell'entrata nel conflitto, troppa la spinta che veniva data da una parte dell'opinione pubblica. Erano gli interventisti a portare avanti quella politica, e anche Vittorio ne sposava le idee. Provò un senso di fastidio, che cercò di sotterrare, prendendo i libri di medicina e ricominciando a studiare. Non aveva idea di quando sarebbe potuta tornare a fare quello che voleva, ma ciò non le impediva di leggere e formarsi da sola, per farsi trovare pronta quando l'università avesse riaperto.

Rimase nella sua stanza, anche quando sentì il padre accogliere Vittorio e la madre tornare dall'ospedale. Fu costretta a uscire, solo quando la cena era ormai pronta sulla tavola.

Si sedettero, Elisabetta prese posto vicino a Vittorio. Cercarono di parlare di altre cose, ma inevitabilmente il discorso tornò alla guerra appena scoppiata.

«Partirai anche tu per il fronte?» chiese la madre di Elisabetta, rivolta a Vittorio.

Il ragazzo annuì. «Sono già stato allertato dal mio reggimento. Nel giro di pochi giorni dovrei partire per il fronte, vicino al confine con i territori dell'impero.»

Alice si portò il tovagliolo alla bocca, soffocando un singulto. «Per favore, stai attento» disse con voce rotta.

«Non si preoccupi signora Schërer, sono già stato in guerra, mi so muovere e mi so difendere.»

Elisabetta notò che il padre abbassava lo sguardo, con un'espressione in viso che sembrava quasi di colpevolezza. Non sapeva nulla degli affari che c'erano tra lui e Vittorio, sapeva solo che il soldato si era rivolto all'avvocato dopo la fine della guerra italo-turca, per qualcosa accaduto al fronte.

«E tu cosa ne pensi, Betta? Sei stata in silenzio tutta la serata» Vittorio adesso stava rivolgendosi a lei.

«Penso che anche questa guerra sia inutile, come tutte quelle precedenti. Che a morire saranno solo i soldati, che lasceranno a casa famiglie distrutte.»

Prese coraggio; era giunto il momento di comunicare alla famiglia la decisione che aveva preso quel pomeriggio, chiusa nella sua stanza.

«Per questo ho deciso di partire con la Croce Rossa, sarò volontaria al fronte.»

Nella stanza calò il silenzio, tutti gli occhi erano puntati su di lei. Poi sentì la madre iniziare a singhiozzare, mentre tra i singulti le diceva: «Perché Elisabetta? Perché mi vuoi dare un altro dolore?»

«Perché con il mio lavoro posso alleviare la sofferenza di qualche madre ed evitare alle famiglie il dolore che ha rovinato la nostra.»

La donna si asciugò gli occhi stanchi, dalle occhiaie marcate, e alzò lo sguardo, improvvisamente tornato duro, su di lei.

«Tu non andrai al fronte.»

«Sì che andrò. Ho già preso la mia decisione. E proprio tu che sei infermiera dovresti capire perché lo faccio.»

«Si possono aiutare gli altri anche rimanendo qui a Roma.»

«Non è la stessa cosa.»

«Non sarò io a impedirtelo, ma tuo padre o Vittorio sapranno imporsi.»

A Elisabetta di Vittorio importava relativamente poco, non era suo marito, non ancora, perciò spostò subito lo sguardo su Anton, rimasto in silenzio a veder litigare la figlia e la moglie, ma ciò che vide le sembrò un consenso implicito.

«Allora confido nel buon senso di papà.»

Il giorno seguente, il 25 maggio 1915, Elisabetta Schërer si recò al centro della Croce Rossa nella capitale con il consenso firmato dal padre. Registrò il suo nome tra le volontarie che volevano partire per il fronte di guerra.

Il mese successivo, dopo un breve corso di aggiornamento, venne chiamata per partire: direzione basso Isonzo.

_________

Il libro è disponibile su Amazon: Kindle, ebook e cartaceo.
Nei prossimi capitoli troverete tutto il dietro le quinte della scrittura di questo romanzo, da come è nata l'idea, attraverserò i luoghi in cui è ambientato, vi racconterò qualcosa di più su ciò che mi ha ispirato.
Spero vorrete scoprire qualcosa di più del libro e di Norberto ed Elisabetta.



Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: 2 days ago ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Come un fiore che nasce in trinceaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora